L'ARTE NEL SETTECENTO: IL NEOCLASSICISMO

Caratteristiche generali dell'arte del settecento, vanvitelli e la reggia di Caserta - Boullèe e Piranesi - Neoclassicismo, Winckelmann, Canova e principali opere, David, architetture neoclassiche (8 pagine formato doc)

Appunto di babyjoey
Facilmente siamo portati ad identificare il Settecento come il periodo della vita frivola e spensierata, dei giochi e delle fe IL SETTECENTO Facilmente siamo portati ad identificare il Settecento come il periodo della vita frivola e spensierata, dei giochi e delle feste eleganti.
In realtà il Settecento è in tutta Europa un secolo di profonde trasformazioni: da una parte c'è una società che si avvia alla decadenza e dall'altra una civiltà che porrà le basi dell'età moderna. Possiamo suddividere il secolo in due momenti: nel primo permane una società dominata da un'aristocrazia inetta che vive ancora di tutti i suoi privilegi, mentre nel secondo si va affermando una borghesia che avanza richieste sempre più ardite, fino a portare un paese intero alla rivoluzione. Nella prima metà del secolo continuano a sussistere, e anzi, vengono ulteriormente sviluppati i tratti caratteristici della espressività seicentesca, basati sulla linea ondulata, sul violento contrasto tra luce e ombra, sulle superfici curve, ricche di sporgenze e cavità, sulla luce come protagonista principale dell'opera.
E' questo il rococò, termine che deriva da un termine francese, rocaille, indicante una particolare decorazione a conchiglia. Molti sono gli aspetti omogenei tra barocco e rococò, soprattutto l'identico atteggiamento di privilegiare una decorazione eccessiva; ma vi è una grande differenza: il diverso peso che ha ora la Chiesa e la religione in generale sulla vita e sul pensiero del tempo. Il Settecento è un secolo del tutto laico rispetto al precedente, ed anche l'arte riflette questo suo aspetto, contrariamente a quanto avveniva in epoca barocca, che nacque proprio per soddisfare le esigenze della corte papale. Nella seconda metà del secolo invece, si afferma con potenza la borghesia, che si ribella all'aristocrazia largamente privilegiata. Ecco allora che in arte si rifiutano sia il Barocco che il Rococò, proprio in quanto espressioni della corte assolutistica, e vengono formulate teorie sull'arte come scienza del bello. Cominciano ad essere recuperati i principi classici poiché rappresentano l'espressione di rigore morale, purezza di forme e rifiuto di ogni decoratività superflua, che potessero liberare dalle sregolatezze barocche. LUIGI VANVITELLI Luigi Vanvitelli nasce a Napoli nel 1700 e muore a Caserta nel 1773. Figlio di un pittore olandese, egli inizia la sua attività artistica seguendo le orme paterne. Formatosi a Roma, entra in contatto con il già affermato Juvarra, del quale potrebbe essere stato anche allievo. Nell'ambiente romano, pur partendo da una base barocca, si dimostra sensibile ai temi della classicità, recuperati dallo studio delle rovine antiche che la cultura illuminista del tempo cominciava a rivalutare. Dopo aver partecipato a vari concorsi ed essere stato nominato primo architetto della Fabbrica di San Pietro, nel 1751 è chiamato a Napoli da Carlo III di Borbone, sovrano illuminato che aveva intrapreso una vigorosa azione di rinnovamento pol