Caravaggio: analisi opere
analisi di alcune opere di Caravaggio: Vita ed estetica, Fuga in Egitto, Canestra di Frutta, Bacco, La conversione di San Paolo, Crocifissione di San Pietro, Chiesa di San Luigi dei Francesi, San Matteo e l'Angelo, Vocazione di San Matteo, Il Martirio di San Matteo, Morte della Vergine, Deposizione nel Sepolcro, Madonna dei Palafrenieri, Madonna di Loreto, Resurrezione di Lazzaro, Decapitazione del Battista (6 pagine formato doc)
Caravaggio: analisi opere - Caravaggio.
Michelangelo Merisi di Caravaggio, detto il Caravaggio, nasce nel 1571 a Milano, ove si formerà presso la bottega di Simone Peterzano (anche lui un personaggio al limite della legalità). La bottega gli darà le basi del naturalismo d’ispirazione veneta, che aveva sempre avuto un occhio di riguardo per il naturalismo: a differenza della pittura romana e fiorentina, la pittura nordica aveva subito la decennale tradizione bizantina e fiamminga, rafforzata dallo stesso passaggio di Leonardo da Vinci a Milano. Frequenta i fratelli Campi, la cui arte era finalizzata a quadri di genere (o “a passo ridotto”), di solito: queste opere di secondo piano rispetto a quelle di “historia”, che avevano temi più nobili, erano di dimensioni ridotte, con soggetti di estrazione sociale umile, nature morte o paesaggi.
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Inizialmente erano commissionati come riempimento di parti minori della casa, poi gli stessi autori cominciarono a produrne autonomamente per assicurarsi un indennizzo di base. Sotto la stella dell’influenza dell’arte veneta e lombarda nasce il naturalismo Caravaggesco, una variante pura e forte dello stesso naturalismo dei Carracci.
L’arte, da sempre, è stata mimesi della natura, modella spodestata dall’estetica manierista. Il naturalismo dei Caracci è però filtrato dalle regole di ordine e armonie proprie della pittura di stampo raffaellesco; il naturalismo Caravaggesco invece è una razza pura di mimesi perfetta della realtà: lui stesso dirà “io dipingo ciò che vedo”.
Nel 1592, egli si sposta a Roma, dimostrando ancora una volta la sua natura irrequieta (non sappiamo nemmeno il motivo del suo spostamento a Roma, forse l’auspicio di entrare nel grosso giro di affari che riguardava il mondo dell’arte. La cappella di St Pietro, a Roma, era ancora in costruzione, e ciò forniva lavoro a una grande varietà di maestranze varie). A Roma frequenterà la bottega del Cavalier Giuseppe Cesari d’Arpino, pittore tardo-manierista di grande fama, favorito dell’aristocrazia ecclesiastica romana. Caravaggio, furbo, appena apprese di essere talentuoso, andò via dalla bottega: guadagnerà facendo quadri di genere, fino a quando conoscerà il suo mecenate, il Cardinal Del Monte, e successivamente il Marchese Giustiniani e i Colonna.
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Il Cardinale, in particolare, gli procurerà committenze varie, anche piuttosto prestigiose. Ma la solita irrequietudine dell’artista lo porterà a combinare guai all’apice della sua fama a Roma; sarà costretto a scappare, spesso aiutato dal principe Colonna. Espatriato a Napoli, continuò a vivere ai limiti della legalità, paradossalmente producendo una grande quantità di meravigliose opere, in più completamente solo. La sua pittura, rivoluzionaria per il tempo, fa nascere seguaci e imitatori ovunque egli passi. Spostatosi a Messina, continua a combinare guai, così fugge persino a Malta, ove l’ordine religioso dei Cavalieri di Malta lo teneva in grandissima considerazione. Vicinissimo alla carica di Cavaliere, verrà rinchiuso in prigione per l’arrivo della missiva mandata da Roma della sua condanna a morte: ma le simpatie Maltesi l’aiuteranno ad evadere e fuggire. Egli sperò a lungo d’essere graziato, ma la grazia arriverà troppo tardi: imbarcandosi per Roma, muore a causa della malaria.
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