Le infrastrutture romane
Le principali opere dell'architettura romana: la struttura muraria, l'arco, le infrastrutture pubbliche, i Fori Imperiali, la casa, le Basiliche, i Templi, i Teatri, le terme. (file.doc, 7 pag) (0 pagine formato doc)
Le infrastrutture romane Lorenzo Gentile Classe IIA Novi Ligure 07/10/2001 Le infrastrutture romane.
-La struttura muraria: Per le strutture, all'inizio, si usavano pietre, travi ed argilla mentre, per le abitazioni molto ricche, i marmi bianchi provenienti da (Grecia e Asia). Dopo Augusto però iniziarono a usarsi i marmi italiani provenienti dalle cave di Massa-Carrara. Il marmo diede splendore a diverse opere, mentre il calcestruzzo rivoluzionò completamente il modo di costruire gli edifici. L' “OPUS CAEMENTICIUM” era formato da calce, pietrisco e sabbia pozzolana (o sabbia del Tevere) ed era quasi uguale alla nostra malta. Questo tipo di calcestruzzo verrà superato solo ai giorni nostri dal cemento armato che introdurrà dei tondini di ferro all'interno del muro per dargli più resistenza. L'opus caementicium poteva venire colato in strutture in legno chiamate casseri per essere modellato in varie forme senza il bisogno di mattoni. I casseri erano preparati e costruiti da artigiani specializzati che corrisponderebbero agli attuali carpentieri. I muri così costruiti però restavano grezzi e di poco impatto artistico, così spesso veniva ricoperto con mattoni o pietre che a seconda della loro disposizione presentano nomi diversi. Ve ne erano sei di base: 1) opus quadratum 2) opus incertum 3) opus reticulatum 4) opus mixtum 5) opus latericum 6) opus testacium Resta il fatto che le basiliche e le infrastrutture venivano costrute con materiali nobili, quali il marmo. - L'arco Anche se non propriamente inventato dai romani (già i Greci e gli Etruschi lo usavano), l'arco fu ampiamente usato dai romani sia come struttura muraria che come monumento celebrativo. I primi a usarlo furono i Persiani, all'epoca di Serse nel suo palazzo di Persepoli, dove, negli appartamenti delle donne, sono state ritrovate stanze risalenti al 1500 a.C. coperte da volte a botte. L'arco si dispone su due pilastri (o imposte) sui quali si ponevano i conci cioè mattoni e/o pietre, di forma trapezoidale disposte a raggiera. Erano solitamente di numero dispari e la pietra al centro delle altre che “reggeva” la struttura era chiamata “chiave di volta”. L'arco fu introdotto per sostituire l'architrave che non scaricando il peso sui pilastri alla base, si piegava al centro fino a rompersi. Poteva quindi sopportare un peso minore rispetto all'arco che invece scarica il peso sulle sue imposte. La parte esterna dell'arco si chiama estradosso, mentre al parte interna intradosso. La parte frontale è chiamata archivolta, mentre i pennacchi sono quelle strutture ai lati dell'arco che riempiono l'immaginario quadrato il cui lato è tangente la chiave di volta. La parte frontale dell'arco spesso veniva murata e l'arco diventava come un timpano greco, decorato da basso rilievi. La parte murata si chiama Lunetta. Più archi messi in fila formavano una volta a botte mentre due volte a botte che si incrociano perpendicolarmente formano una volta a crociera. Esiste