Giuditta II di Gustav Klimt: analisi
Analisi del dipinto di Gustav Klimt: Giuditta II. Descrizione iconografica, analisi formale e compositiva, analisi iconologica, analisi socio-storico-culturale e osservazioni critiche (4 pagine formato doc)
GIUDITTA II DI GUSTAV KLIMT
Titolo: Giuditta II.
Autore: Gustav Klimt
Collocazione attuale: Venezia, Galleria d’Arte Moderna
Cronologia: 1909
Tecnica e materiali: Olio su tela
Dimensioni: cm 178 x 41.
GIUDITTA II: ANALISI
DESCRIZIONE ICONOGRAFICA
La donna rappresentata nel quadro è una delle più celebri eroine bibliche: Giuditta.
Di norma veniva ritratta come fanciulla bella ed elegantemente vestita e suoi attributi fissi erano la spada e la testa mozza di Oloferne tenuta per i capelli o calpestata.
I temi di Giuditta e Salomè, altra leggendaria donna biblica, furono ripresi a inizio secolo non soltanto da Klimt, ma anche da molti altri artisti come Moreau, Wilde, Strauss e Mallarmè. Gustav Klimt sceglie Giuditta e non Salomè perché vuole con evidenza celebrare la donna compiuta e non l’adolescente davanti a cui il re, ossia il potere, abdica e concede i suoi favori. Giuditta è lei stessa il potere: non chiede ma decide e compie con le sue mani il delitto. Diventa quindi allegoria della donna moderna a cui viene riconosciuta la possibilità di scegliere liberamente la propria vita.
Questo quadro è intitolato “Giuditta II” perché esiste una “Giuditta II” che l’autore dipinse nel 1901 suscitando grande scandalo. Infatti la pia eroina biblica era ritratta coi connotati di una “femme fatale”.
Nella versione del 1909 la donna è girata di tre quarti e avanza verso sinistra. L’espressione è tesa. Le bellissime mani febbrili sono aggrappate alla gonna mentre trattengono per la chioma la testa decapitata, che pare sprofondare tra i tessuti variopinti.
Le donne nell'arte di Klimt
GIUDITTA II: DESCRIZIONE
ANALISI FORMALE E COMPOSITIVA
Il quadro si allunga in maniera esasperata assumendo un formato verticale che ricorda le stampe giapponesi, di cui Klimt era grande ammiratore.
Il dipinto è inscindibile dalla cornice dorata. L’oro, il cui utilizzo è ispirato dai mosaici bizantini di Ravenna, ha la funzione di trasfigurare la realtà e fissare l’immagine in un’eterna, sublime trascendenza, congelandola nella distanza e nella perfezione del metallo.
L’immagine si fonda sul voluto contrasto tra il naturalismo del volto, del busto e delle mani e l’assenza di profondità, unita all’astrattismo, dei due piani decorativi: l’abito e lo sfondo.
La linea è sinuosa, morbida ed elegante. Si snoda attraverso la tela in maniera ritmica attorcigliandosi in spirali oppure creando motivi geometrici quadrati.
Le forme che prevalgono sono quelle rotondeggianti e morbide. Esse simboleggiano in Klimt il mondo femminile, mentre le forme dure e angolose sono connaturate del mondo maschile.
Anche il colore contribuisce a dividere le tre zone del quadro: le varie tonalità del rosa naturale per il corpo di Giuditta, colori accesi e caldi insieme alle brillanti spirali dorate per lo sfondo, toni scuri invece per l’abito. Si realizza perciò una sorta di gioco “svelamento-velamento”