La lingua italiana dell'800
Storia della lingua italiana dell'800: la questione della lingua ed espressioni ottocentesche (35 pagine formato doc)
LINGUA ITALIANA 800
La lingua del primo ottocento. Francese e francesi.
L’ultimo decennio del 1700 è pieno di sconvolgimenti, il quadro politico con l’impero di napoleone muta radicalmente la situazione. In Italia alcune stati diventano parte integrante dell’impero francese, come pimentane, Liguria, parma e piacenza, trieste, toscana, umbria, lazio. Aumenta così l’influsso del francese. Il francese era già penetrato dalla fine del seicento, grazie alle traduzioni dei romanzi, e poi grazie alla filosofia cartesiana, all’illuminismo. Ora ci sono due elementi in più: non entrano solo francesismi ma si condiziona anche la struttura del vocabolario, inoltre l’italiano acquista nuovo pregio, non è solo lingua del melodramma e della poesia ma anche delle conversazioni eleganti, per esempio era conosciuto e usato da Voltaire e Mozart e studiato dalle dame parigine.Pietro Bembo e la questione della lingua: riassunto
LA QUESTIONE DELLA LINGUA ITALIANA NELL'800
Il francese poi acquista maggiore prestigio con il concorso bandito dall’accademia di berlino nel 1782, incentrato su tre quesiti:
1.
2. su che fondamento il francese merita questa prerogativa?
3. si può presumere che la conservi?
Due furono i vincitori ex equo: Rivarol e il tedesco Schwab , ma assai simili nelle argomentazioni. Il francese sarebbe superiore alle altre lingue perché espressione di una civiltà superiore rispetto a Spagna e Germania, ma anche per la struttura logica, chiara, evidente del periodo garantita dall’ordine diretto, la sintassi francese è incorruttibile. Secondo Schwab poi un ulteriore argomento sarebbe l’omogeneità del francese che a differenza dell’italiano non deve cambiare i suoi connotati a seconda della prosa e della poesia, restando sempre fedele a se stesso. Questo fa sì che in francia stessa ci sia vera lotta verso le varianti regionali e locali, per esempio l’abate Gregoire distribuisce in tutta la francia un questionario per valutare l’incidenza delle varianti dialettali e poterle più facilmente estirpare, nella convinzione che l’unità linguistica sia corrispettivo dell’uguaglianza. E che il dialetto rappresenti sacche reazionarie dovute all’ignoranza.
La questione della lingua italiana: riassunto
ESPRESSIONI OTTOCENTESCHE
La francesizzazione avviene con maggiore spicco in Piemonte, dove nel 1799 si smantella la riforma di Emanuele Filiberto e si procede ad annettere il francese nei tribunali, nell’istruzione e nell’amministrazione. E questa operazione trova favorevoli anche intellettuali italiani più estremi come Galeoni Nazione e più moderati come Denina. A Parma e Piacenza poi un decreto nel 1806 accordava termine di otto mesi ai funzionari che non conoscevano il francese e se non l’avessero imparato avrebbero perso l’impiego. A ciò corrisponde un’ondata di libri in francese mentre i giornali sono solo bilingui e scritti in francese. Ma la reazione contro il francesismo si fa vedere presto, ed è effetto delle valorizzazione delle idee nazionali alimentata dai valori giacobini. In un giornale allineato alle tendenze democratiche, il Monitore Cisalpino, due redattori Benincasa e Compagnoni, pubblicano in numeri successivi di cataloghi neologici volti a illustrare i nuovi significati delle parole in uso prima della rivoluzione e a fornire l’interpretazione ufficiale (così democratico ad esempio è l’uomo che sente di avere una patria), escludendo molti gallicismi, infatti dice Compagnoni che è superfluo accettare una parola forestiera se la nostra lingua ha una parola con lo stesso significato.
La storia della lingua italiana: riassunto
LINGUAGGIO DELL'800
Più intensa la lotta condotta dai puristi: Foscolo era insofferente ai gallicismi, in una breve nota nel 1808 polemizzando con Marocco, se la prende anche coi trascorsi della lingua del suo avversario, con quei francesismi usati all’epoca, come colpo d’occhio, organizzazione, battersi, briganti, armata. Ancora Gioberti nel 1824 in una lettera al Bianchetti scriveva che gli italiani avevano a un certo unto abbandonando e disprezzato la lingua, mentre ora si poneva il problema di recuperare il patrimonio trascurato.