Storia romana: gli anni successivi alla morte di Cesare

Riassunto sugli anni successivi alla morte di Cesare. Protagonisti, cronologia, eventi del periodo della storia romana che precede l'avvento di Ottaviano

Storia romana: gli anni successivi alla morte di Cesare
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STORIA ROMANA: MORTE DI CESARE

L'era di Augusto
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Dopo la morte di Cesare non si pensò anche all’eliminazione dei suoi stretti collaboratori, Marco Emilio Lepido e Marco Antonio; Antonio fece ratificare dal senato l’amnistia per i congiurati e la convalida degli atti di Cesare e il consenso ai suoi funerali di Stato. Publio Cornelio Dolabella avrebbe dovuto sostituire Cesare al consolato, durante la sua spedizione contro i Parti, divenendo poi console insieme ad Antonio; dopo il consolato ad Antonio sarebbe spettata la Macedonia e a Dolabella la Siria. Fu anche abolita la dittatura dalle cariche dello Stato. Antonio si fece passare le carte private e il testamento di Cesare, che utilizzò per far passare una serie di progetti di legge e per fingersi interprete politico ed erede di Cesare.

Quest’ultimo però aveva nominato suo erede (per una parte del patrimonio) e figlio adottivo il pronipote Caio Ottavio, il resto dei beni sarebbe andato a due parenti di Cesare, Lucio Pinario e Quinto Pedio. Allo scadere del suo consolato, Antonio si fece assegnare dai comizi le due province della Gallia Cisalpina e della Gallia Comata per cinque anni, al posto della Macedonia, con il diritto di trasferirvi legioni macedoni. Decimo Bruto (il governatore della Cisalpina) però si rifiutò di cedergli il territorio e si rifugiò a Modena dove Antonio lo assediò; iniziò quindi nel 43 la guerra di Modena, dove Bruto fu raggiunto dai due consoli Aulo Irzio e Caio Vibio Pansa e da Ottavio, e dove Antonio fu sconfitto; si ritirò verso la Narbonese unendosi a Lepido, mentre Irzio e Pansa morirono.

L'AVVENTO DI OTTAVIANO

Dopo la morte dei consoli, Ottaviano chiese il consolato per sé e delle ricompense per i suoi soldati, ma il senato rifiutò e lui marciò su Roma, sempre nel 43. Venne eletto console con il cugino Quinto Pedio (anche suo coerede), insieme fecero revocare le misure di amnistia e istituirono un tribunale speciale per perseguire gli assassini di Cesare; Ottavio fece riconoscere la sua adozione dai comizi curiati e iniziò a utilizzare il nome Caio Giulio Cesare (col cognome Ottaviano, che non usò mai).

Annullato il provvedimento preso nella guerra di Monaco, che dichiarava Antonio nemico pubblico, nell’ottobre del 43 Ottaviano, Antonio e Lepido si riunirono vicino a Bologna per stipulare un accordo, fatto approvare dalla lex Titia, il triumvirato rei publicae constituendae (secondo triumvirato per la riorganizzazione dello Stato), che divenne una normale magistratura che durava cinque anni: i tre potevano convocare il senato e il popolo, emanare editti e scegliere i candidati alle magistrature.

Antonio teneva inoltre la Gallia Cisalpina e la Gallia Comata, Lepido la Gallia Narbonese e le due Spagne, Ottaviano l’Africa, la Sicilia, la Sardegna e la Corsica, andando incontro a intralci commerciali nell’Italia meridionale, in quanto la Sardegna e la Sicilia erano minacciate da Sesto Pompeo (figlio di Pompeo) che aveva il comando di forze navali formate da sbandati, fuggitivi e diseredati che mettevano in atto scorrerie. Furono stilate liste di proscrizione con i nomi degli assassini di Cesare e dei nemici dei triumviri e seguaci; molti senatori e cavalieri furono uccisi, tra i quali anche Cicerone, e i loro beni furono confiscati.

LA LOTTA AI CESARICIDI

I triumviri nel 42 si concentrarono sui cesaricidi Bruto e Cassio in Oriente, lasciarono Lepido e Munazio come consoli di Roma e partirono in Grecia; a Filippi in Macedonia Bruto e Cassio furono sconfitti. Gli esili, le guerre civili e quest’ultima guerra avevano decimato l’opposizione senatoria conservatrice, molte famiglie aristocratiche furono dissolte e prese il loro posto una nuova aristocrazia composta da membri delle classi dirigenti municipali e da persone di fiducia dei triumviri.

Antonio ottenne il comando su tutto l’Oriente e puntò alla conquista del regno dei Parti, per continuare l’opera di Cesare; a Lepido fu assegnata l’Africa, ad Ottaviano le Spagne, il compito di sistemare i veterani delle legioni in Italia e vedersela con Sesto Pompeo che dominava la Sicilia.

Si presentò però il problema dell’assegnazione di terre ai veterani, perché non era più rimasto agro pubblico da assegnare e bisognava sottrarre terreni nei territori delle diciotto città d’Italia a questo destinate; venivano colpiti soprattutto i piccoli e medi proprietari, infatti nel 41 nacquero le rivolte, alle quali si misero a capo la moglie di Antonio, Fulvia, e il fratello di Antonio, Lucio Antonio, console dell’anno; gli insorti si chiusero a Perugia, dove nacque la guerra (41-40); la città fu assediata e saccheggiata.

Molti, come Lucio Antonio e Fulvia fuggirono, alcuni andarono a far parte della fila di Sesto Pompeo, che nel frattempo si era impadronito anche della Sardegna e della Corsica, impedendo i rifornimenti dell’Italia e di Roma, causando carestia e fame.

Ottaviano intanto si era appropriato delle Gallie. Temendo un’alleanza tra Antonio e Sesto Pompeo, Ottaviano nel 40 sposò Scribonia, sorella di Lucio Scribonio Libone, suocero di Sesto Pompeo, avvicinandosi e quest’ultimo; Antonio arrivò preoccupato in Italia (dall’Oriente), si incontrò a Brindisi con Ottaviano e con lui firmò l’accordo di Brindisi (ottobre 40), col quale Antonio ottenne l’Oriente, Ottaviano l’Occidente a parte l’Africa, che restava a Lepido; Antonio poi, dopo la morte di Fulvia, sposò Ottavia, la sorella di Ottaviano.

Sesto Pompeo però, per non essere stato preso in considerazione, riprese ad impedire i rifornimenti romani; Antonio tornò per partecipare con Ottaviano all’accordo di Misero del 39, col quale Sesto Pompeo ottenne il governo di Sicilia, Sardegna e Corsica e gli venne aggiunto da Antonio anche il Peloponneso; fu poi nominato augure e proposto per un futuro consolato; inoltre gli esuli che si erano uniti a lui ottennero l’amnistia.

Sesto Pompeo riprese comunque le azioni di scorreria contro l’Italia nel 38; Ottaviano quindi rinnegò Scribonia e l’anno successivo sposò Livia Drusilla, divorziata da Tiberio Claudio Nerone.

Sesto perse la Sardegna e la Corsica consegnate ad Ottaviano, e iniziò la lotta per il possesso della Sicilia. Ottaviano chiese l’aiuto di Antonio e per ottenere rinforzi concluse con lui a Taranto un accordo, nel 37; fu rinnovato per altri cinque anni il triumvirato, fino al 32, scaduto dal 38; Ottaviano ottenne da Antonio 120 navi da guerra da utilizzare contro Sesto Pompeo e doveva fornire ad Antonio 20000 legionari per la spedizione contro i Parti.

Il console del 37, Marco Vipsanio Agrippa, amico di Ottaviano, fece collegare i laghi Averno e Lucrino al mare, creando un porto militare per riunire e addestrare una flotta, con la quale nel 36 Agrippa sconfisse Sesto nella costa settentrionale della Sicilia; Sesto fuggì in Oriente ma venne ucciso nel 35. Lepido, che pretendeva il possesso dell’Africa, fu abbandonato dalle sue truppe e privato dei suoi poteri, tranne quello di pontefice massimo, e uscì dalla scena politica. Ottaviano si impossessò anche dell’Africa, diventando padrone incontrastato dell’Occidente e ottenendo anche l’inviolabilità propria dei tribuni della plebe, oltre l’imperium. Nel 35-34, con l’aiuto di Agrippa, si dedicò alle campagne militari contro gli Illiri in Pannonia e in Dalmazia.

ANTONIO E CLEOPATRA

Dopo le battaglie di Filippi Antonio si concentrò sull’Oriente; impose tributi pesanti alle comunità d’Asia, accusate di aver sostenuto i cesaricidi. Cercò di creare alleanze con re e principi orientali, puntando principalmente l’Egitto, grande riserva di risorse economiche, sotto il regno di Cleopatra VII e del figlio Tolemeo Cesare; la regina fu convocata a Tarso (Cilicia) nel 41 e convinse Antonio a raggiungerla come ospite in Egitto; dalla loro unione nacquero due gemelli, che Antonio poi riconoscerà.

Nel 40 i Parti invasero la Siria, l’Asia minore e la Giudea, ma Antonio era bloccato in Italia dalle conseguenze della guerra di Perugia; solo nel 39 partì con Ottavia alla volta di Atene. Intanto il generale antoniano Publio Ventidio Basso respinse due volte gli attacchi dei Parti, una nel 39 e una nel 38, quando divenne governatore di Siria. Nel 37 i Parti attraversarono una crisi dinastica, di cui Antonio non riuscì ad approfittare perché impegnato a Taranto nel firmare l’accordo; una volta concluso egli tornò in Oriente, lasciando Ottavia in Italia.

Nello stesso anno creò una serie di principati a lui fedeli, in vista della spedizione contro i Parti. La concessione di territori romani a principi locali, o l’assegnazione all’Egitto di parte della Cilicia, della Fenicia, della Celesiria, di parte dell’Arabia e forse di Cipro contribuirono a portare avanti la campagna diffamatoria nei confronti di Antonio, che Ottaviano stava mettendo su in Italia. Nel 36 Antonio cominciò la spedizione partica, attraversando l’Armenia e attaccando i Parti da nord, dove assediò Fraata; non riuscì però a prendere la città e dovette arrendersi. Nel 34 ritentò l’invasione riuscendo a conquistare solo l’Armenia.

Nel 35 intanto tra Ottaviano e Antonio si era rotto il patto, perché Ottaviano, all’indomani della ritirata partica, restituì ad Antonio solo 70 delle navi ricevute e gli inviò con Ottavia 2000 uomini, anziché i 20000 promessi; era una trappola in cui Antonio cadde, perché egli mandò via Ottavia; in questo modo sembrava che Ottaviano fosse l’offeso e Ottavia la donna romana respinta a causa di Cleopatra, amante orientale.

Antonio rispose confermando nel 34 a Cleopatra e a Tolemeo Cesare (figlio naturale) il trono d’Egitto, di Cipro e della Celesiria e assegnando altri territori ai figli avuti con la stessa Cleopatra.

I due consoli antoniani del 32, Cneo Domizio Enobarbo e Caio Sosio, chiesero la ratifica delle decisioni prese da Antonio in Oriente, ma Ottaviano ne impedì l’approvazione. I consoli e trecento senatori abbandonarono l’Italia per raggiungere Antonio, che inviò intanto ad Ottavia un atto di ripudio. Ottaviano rispose con la privazione dei poteri nei confronti di Antonio, anche del già stabilito consolato del 31.

Si presentò come difensore di Roma e dell’Italia, principalmente contro Cleopatra, accusata di aver corrotto e trasformato il grande generale romano. Ottenne un giuramento di fedeltà da tutta l’Italia e dalle province occidentali e dichiarò guerra a Cleopatra.

Nel Mar Ionio, presso Azio, nel golfo di Ambracia sulle coste dell’Epiro, nel settembre del 31, Agrippa (per Ottaviano) ottenne la vittoria con una battaglia navale e Antonio e Cleopatra si rifugiarono in Egitto. L’1 agosto del 30 Ottaviano penetrò in Egitto e prese Alessandria, ma Antonio e Cleopatra si suicidarono. L’Egitto divenne provincia romana e anche Tolemeo Cesare, l’unico figlio naturale di Cesare, fu eliminato.

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