Riassunto sul secondo dopoguerra in Europa

Riassunto sul secondo dopoguerra in Europa: i più importanti avvenimenti storici di tutto il mondo della seconda metà del XX secolo

Riassunto sul secondo dopoguerra in Europa
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Secondo dopoguerra

Olanda, 1946
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I costi della seconda guerra mondiale furono raccapriccianti: 55 milioni di morti (l'equivalente della popolazione italiana di oggi), due terzi dei quali civili; oltre 32 milioni nella sola Europa, di cui 20 milioni i sovietici (il 12 della popolazione) e 5 milioni i tedeschi; in Estremo Oriente 13 milioni di cinesi uccisi e quasi 2 milioni i giapponesi. Europa, Giappone, intere aree della Cina erano distrutte; 25 milioni i senzatetto in URSS. Città rase al suolo dai bombardamenti o cancellate dalla bomba atomica.

La nascita delle superpotenze

La conseguenza principale del conflitto fu il declino degli stati europei e l'emergere di due "superpotenze": gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica. I primi erano l'unico paese belligerante uscito indenne dalla guerra (pur considerando i 290 000 soldati caduti), con un apparato industriale intatto e cresciuto enormemente durante il conflitto. Nel 1945 la produzione industriale americana costituiva i due terzi della produzione mondiale. Inoltre, gli USA disponevano di un'arma, la bomba atomica, che garantiva loro una netta supremazia militare.

L'Unione Sovietica uscì dalla guerra con un forte prestigio politico e militare, che le derivava dal ruolo decisivo nella sconfitta del nazifascismo, ma con un apparato produttivo semidistrutto: la produzione industriale, nel 1945, era inferiore del 40 rispetto a quella del 1940.

Ma tutti i paesi europei si trovavano nel 1945 in condizioni drammatiche: inflazione elevata, penuria di generi alimentari, necessità di ricostruire strade, ferrovie, fabbriche. Da una parte un'economia americana che sovrabbondava di beni, dall'altra un'Europa ridotta alla fame.

Il Piano Marshall dal 1948 al 1952 fu lo strumento principale con cui gli Stati Uniti aiutarono l'Europa a sopravvivere e poi a ricostruire le proprie strutture produttive. Ma contemporaneamente garantì anche lo sbocco alla enorme quantità di prodotti americani che rischiava di provocare un'altra crisi di sovrapproduzione, come nel 1929.

Attraverso una politica di aiuti massicci, gli Stati Uniti legarono a sé i governi dei diversi stati, condizionandone le scelte e la collocazione a livello internazionale. Gli accordi monetari di Bretton Woods, nel 1944, sancirono il primato del dollaro, come mezzo di pagamento internazionale, al posto della sterlina (ancora oggi il petrolio si paga in dollari). La creazione del Fondo monetario internazionale (FMl) e della Banca mondiale (istituzioni nelle quali il peso americano è preponderante) garantirono agli USA il controllo e la direzione del mercato mondiale.

Sul piano politico il fatto più rilevante del secondo dopoguerra fu la creazione di due blocchi politico-militari contrapposti, facenti riferimento agli USA ed all'Unione Sovietica. L'alleanza contro le potenze dell'Asse (Germania, Italia e Giappone) restò in piedi fino al 1945: ad essa seguì la rottura e l'inizio della "guerra fredda" (l'espressione è di un giornalista americano), cioè lo scontro-confronto politico ed ideologico tra due sistemi di alleanze, che erano anche due diversi modelli politici, economici e culturali.

La guerra fredda

Uno dei grandi protagonisti della guerra fredda, J.F. Kennedy
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"Russi comunisti ed occidentali democratici avevano perso il loro nemico comune, che era il loro vincolo comune" (Salvatorelli).

Da una parte il "mondo libero", formato dagli Stati Uniti e da tutti i paesi che gravitavano nell'orbita americana, accomunati dalla stessa economia di mercato, da sistemi di governo democratico - liberali e dall'appartenenza al Patto Atlantico della NATO, l'alleanza militare siglata da 12 paesi nel 1949.

Dall'altra il "mondo comunista", formato dall'URSS e dai paesi dell'Europa liberati dall'Armata Rossa, nei quali vennero insediati governi comunisti "amici" dei sovietici, accomunati dallo stesso tipo di economia pianificata, da sistemi di governo a partito unico, e dall'appartenenza al Patto di Varsavia, l'alleanza militare creata nel 1955, in risposta all'entrata della Germania Federale nella NATO.

Il "sistema mondo libero" era tenuto insieme dal Piano Marshall e dalla paura del comunismo: nel 1947 i comunisti vennero esclusi dal governo in Italia ed in Francia; il "sistema comunista" era tenuto insieme dalla forza militare sovietica e dall'onda lunga della rivoluzione d'ottobre.

Non potendo dispensare aiuti economici ai paesi satelliti, l'URSS dispenserà interventi militari per reprimere le insurrezioni considerate " controrivoluzionarie" a Berlino (1953), in Ungheria (1956), e in Cecoslovacchia (1968).

Le aree calde del conflitto

Le "aree calde" del conflitto Est-Ovest furono:  

  1. a) la Germania, divisa in quattro zone d'occupazione nel 1945 e poi organizzata in Repubblica Federale e Repubblica Democratica nel 1949.
  2. b) Berlino, che nel 1948 divenne occasione di un braccio di ferro" tra occidentali e sovietici a seguito del blocco operato da questi ultimi; nel   1961, per fermare l'emorragia di profughi verso la   parte occidentale, il governo sovietico fece erigere  il famigerato Muro (durato sino al 1989).         
  3. c) La Corea, che era stata divisa in due stati (separati dal 38° parallelo), il Nord sotto un governo comunista filosovietico, il Sud sotto un governo Nel 1950, a seguito di un'invasione da parte dei nordcoreani, intervennero gli Stati Uniti (su mandato dell'ONU) e la Cina. La guerra durò sino al 1953 provocando un milione e mezzo di vittime e nessun cambiamento territoriale.

Il blocco di Berlino nel 1948 e la guerra di Corea tennero il mondo con il fiato sospeso, alimentando il timore di una terza guerra mondiale. Ma la prospettiva di una distruzione reciproca (nel 1953 anche l'URSS ebbe la bomba H ed i missili per trasportarla) scongiurò la guerra, creando una sorta di "equilibrio del terrore".

Altri fronti nei quali le due superpotenze furono indirettamente a confronto furono il Vietnam e l'Afghanistan.

Una delle conseguenze più importanti di questo confronto fu la corsa agli armamenti da parte di USA e URSS e la vendita di armi ai paesi interessati.

La sfida militare, tecnologica e ideologica

La "sfida" militare e tecnologica (pensiamo alla corsa allo spazio) che gli USA imposero all'URSS divenne a lungo andare insostenibile per il regime sovietico. Le enormi spese militari impedirono all'Unione Sovietica di destinare risorse al miglioramento delle condizioni di vita dei propri cittadini e condannarono le economie dei paesi "satelliti" ad un ruolo subalterno, quasi da "colonie".

Tra il 1964 e il 1984 le spese militari dell'URSS aumentarono ogni anno di circa il 5% e questa fu certamente una delle cause principali del tracollo sovietico.

Si può poi affermare che la "guerra fredda" fu una moderna guerra di religione.

Il confronto tra i due sistemi assunse i toni di una vera e propria "crociata": nei paesi del blocco comunista (al di là della cortina di ferro, come la defìnì Churchill) ogni dissenso e ogni protesta vennero bollati come reazionari e "al servizio del'imperialismo", ogni alternativa al modello sovietico divenne un "tradimento", come nel caso della Jugoslavia di Tito.

Negli USA e nei paesi amici la "minaccia del comunismo" assunse i toni di una vera e propria "caccia alle streghe". In America, dal 1950 al 1954, il senatore McCarthy (e la Commissione per le attività governative da lui diretta), scatenò una violenta campagna contro tutti i sospetti comunisti, creando liste di proscrizione di migliaia di cittadini. Diecimila funzionari furono esonerati; registi cinematografici, attori, scrittori, uomini politici vennero inquisiti e molti di loro, con l'infamante accusa di essere comunisti "spie della Russia", non poterono più lavorare.

Tragiche vittime di questa campagna furono i coniugi Rosenberg, condannati a morte nel 1953 con l'accusa di spionaggio a favore dell'URSS.

Lo sbarco sulla luna
Fonte: ansa

In Italia per le elezioni politiche del 1948 la DC e la Chiesa cattolica utilizzarono ampiamente lo "spettro" del comunismo, sfruttando anche il recente colpo di stato con il quale i comunisti avevano preso il potere in Cecoslovacchia nel febbraio 1948 .

A livello internazionale gli Stati Uniti fecero dell'anticomunismo il pretesto per costruire sistemi di alleanze che servissero da barriera contro le mire espansionistiche dell'URSS. In America Latina, in nome dell'anticomunismo sostennero persino veri regimi dittatoriali (come ad esempio quello di Pinochet in Cile nel 1973).

In politica interna i governi americani adottarono quest'arma per vincere le tendenze "isolazioniste" sempre presenti nella società, per "far digerire" ai cittadini USA e dei paesi amici i costi enormi che una politica di "gendarme del mondo" comportava, per garantirsi la fedeltà dei governi alleati anche in quelle scelte (pensiamo alla guerra del Vietnam) delle quali i governi europei non vedevano i benefici.

Decolonizzazione e trattati internazionali

Tra le conseguenze-eredità della seconda guerra mondiale va segnalata la decolonizzazione.

L'indebolimento delle due maggiori potenze coloniali, Francia ed Inghilterra, mise in moto il processo di emancipazione di intere aree del globo, in Asia e in Africa. L'interesse di USA e URSS a controllare regioni importanti per le materie prime e strategicamente cruciali, come l'Estremo Oriente dopo la vittoria comunista in Cina nel 1949, fu un altro elemento che favorì il processo di emancipazione delle colonie: dall'India nel 1947, all'Algeria nel 1962, al Vietnam nel 1975, a gran parte dei paesi africani negli anni Sessanta.

Infine, anche i paesi dell'Europa occidentale, pur rimanendo nell'ambito dell'alleanza atlantica e dell'economia di mercato, cercarono una loro strada, per sviluppare le proprie potenzialità economiche e politiche, e per trovare una alternativa autonoma nei confronti delle grandi potenze.

Fu così che nel 1949 si formò il Consiglio d'Europa e nel 1957, con il Trattato di Roma, nacque la CEE, Comunità economica europea.

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Il dopoguerra in Italia

2 giugno 1946, si vota per il Referendum
Fonte: getty-images

Il 2 giugno 1946, con un referendum istituzionale, l'Italia diventò una repubblica, 12.700.000 voti contro i 10.700.000 alla monarchia. I Savoia, dinastia regnante dal 1861, lasciarono l'Italia. Le responsabilità di Vittorio Emanuele III nei confronti del fascismo e la vergognosa fuga da Roma nel settembre 1943 pesarono certamente sulla decisione degli italiani.

Il 1° gennaio 1948 entrò in vigore la nuova Costituzione che sostituì lo Statuto Albertino.

Essa fu elaborata dall'Assemblea Costituente eletta nel 1946. Nel testo sono confluiti i princìpi del pensiero liberale, attento ai diritti di libertà dell'individuo; le istanze solidaristiche di ispirazione cattolica (insieme all'inserimento dei Patti Lateranensi); le preoccupazioni di giustizia sociale e di ruolo attivo dello stato tipiche della tradizione democratico-socialista.

Ma l'alleanza delle forze antifasciste che diede vita ai primi governi del dopoguerra e alla Costituente entrò ben presto in crisi, sulla spinta di fattori internazionali (la "guerra fredda") e delle pressioni interne di forze economiche e politiche.

Nel maggio 1947 Alcide De Gasperi, segretario della Democrazia cristiana, formò un governo dal quale erano esclusi i socialisti e i comunisti.

Le elezioni dell'aprile 1948 diedero una schiacciante maggioranza alla Democrazia cristiana e segnarono l'inizio di una lunga egemonia democristiana, destinata a durare sino al 1992.

Le riforme post 1948

Iniziò nel 1948 un periodo di "restaurazione". Tutti quelli che avevano sperato in una radicale rottura con il passato, sulla spinta della Resistenza e della vittoria sul nazifascismo, dovettero ricredersi: gran parte dei funzionari pubblici e dei magistrati compromessi con il regime fascista tornarono ai loro posti. Le fabbriche, che gli operai avevano difeso dai tentativi di distruzione da parte dei tedeschi in fuga e nelle quali si erano insediati organismi di gestione eletti dal CLN, tornarono ai vecchi padroni, decisi ad eliminare ogni velleità di "controllo operaio". L'Italia, nello scontro tra i due blocchi formatisi con la "guerra fredda", si collocò saldamente nell'orbita americana e della NATO.

Pur avviando alcune riforme significative (soprattutto la riforma agraria e la creazione della Cassa per il Mezzogiorno), la ricostruzione economica venne attuata all'insegna di una politica liberista guidata da Luigi Einaudi, che ottenne il risanamento dell'economia a prezzo di costi sociali elevatissimi: massicci licenziamenti, perdita del potere d'acquisto dei salari, decine di morti negli scontri tra lavoratori (operai del Nord e braccianti del Sud) e forze di polizia.   

Il Miracolo economico

Gli aiuti americani del piano Marshall costituirono una pesante ipoteca sulla politica dei governi italiani di quegli anni, a partire dalle elezioni del 1948.

La DC e la Chiesa usarono ampiamente questi aiuti e la minaccia del comunismo per convincere gli italiani a scegliere il "mondo libero" ed i suoi valori: l'economia di mercato, temperata dalla carità cristiana; la fedeltà allo stato, unita al primato della famiglia indissolubile; un'ideologia "interclassista" da opporre alla lotta di classe di stampo marxista. Il clima di restaurazione investì i rapporti di lavoro, il costume, la mentalità.

Fu il miracolo economico, alla fine degli anni Cinquanta, a produrre un primo "scossone": la rivoluzione dei consumi ebbe conseguenze anche sui comportamenti collettivi, sullo stile di vita, sui rapporti sociali.

Gli anni '60 e il Sessantotto

A livello politico la novità più importante fu la nascita del centrosinistra nel 1962. Ma il rinnovamento e le riforme che la nuova formula di governo prometteva furono inferiori alle aspettative: gli unici risultati consistenti furono la nazionalizzazione dell'energia elettrica e l'introduzione della scuola media unica, con l'obbligo scolastico portato a 14 anni.

E stato il Sessantotto a determinare un più profondo scossone: il movimento degli studenti e le lotte operaie dell'autunno caldo" permisero alcuni importanti mutamenti civili e sociali: la liberalizzazione dell'accesso all'Università, la nascita dei consigli di fabbrica e dello Statuto dei lavoratori, il nuovo diritto di famiglia e la legge sul divorzio, la chiusura dei manicomi.

1968, scontri all'Università Sapienza di Roma
Fonte: ansa

Egualitarismo, azione collettiva, democrazia diretta, lotta all'autoritarismo: queste "parole d'ordine" ispirarono la "contestazione" di quegli anni, costringendo i partiti tradizionali a confrontarsi con realtà fortemente conflittuali. In queste condizioni nacquero nuove forze politiche di estrema sinistra (Potere operaio, Lotta continua, Avanguardia operaia) che entrarono in "rotta di collisione" con la politica del PCI, ritenuta troppo morbida nei confronti del governo, troppo "riformista" e scarsamente "rivoluzionaria".

Gli anni di piombo

La strategia della tensione fu la risposta che le forze di estrema destra, con la complicità di apparati deviati dello Stato, cercarono di dare alle lotte del 1968-1969: da piazza Fontana a Milano, nel dicembre 1969, alla stazione di Bologna, nell'agosto del 1980. Stragi e attentati diretti a seminare il terrore e a preparare il terreno per una svolta autoritaria o per un colpo di stato.

A partire dal 1973 la situazione economica internazionale cambiò, ed iniziò una fase di recessione, determinata soprattutto dal brusco aumento del prezzo del petrolio (crisi energetica), che provocò una forte inflazione.

Nello stesso anno Enrico Berlinguer, segretario politico del PCI, propose la strategia del compromesso storico, cioè l'alleanza di governo tra le principali componenti politiche, sociali, e culturali del paese: cattolici, socialisti, comunisti. Il graduale avvicinamento del PCI all'area di governo si tradusse nell'appoggio esterno ("non sfiducia") al governo Andreotti nel 1976 e nel governo di "solidarietà nazionale" del 1978. Nelle vicende politiche di questo periodo, al terrorismo di destra si aggiunse un terrorismo di sinistra che trovò nelle Brigate rosse l'organizzazione più attiva, e nel sequestro ed uccisione del leader democristiano Aldo Moro, nel 1978, il momento più tragico.

La delusione per il fallimento di molti ideali del Sessantotto e la suggestione esercitata da movimenti rivoluzionari di altri paesi spinsero molti giovani a scegliere la strada della lotta armata e della clandestinità, come risposta al "tradimento" operato dal PCI nei confronti del movimento operaio. Fu il momento più difficile di quel lungo periodo che viene ricordato come anni di piombo.

L'azione delle Brigate rosse e degli altri gruppi terroristici, oltre alla scia di morti e feriti che provocò, tolse spazio alla protesta sociale collettiva, bloccò una seria politica di riforme e rimise in circolazione un'immagine del PCI "padre ispiratore" del terrorismo di sinistra.

Lo "strappo" operato da Berlinguer nel 1981 nei confronti della tradizione comunista sovietica non fu sufficiente per accreditare il maggior partito della sinistra alla partecipazione al governo. La ricostituita alleanza di centrosinistra, nella quale ebbe un peso decisivo il PSI di Dettino Craxi, mantenne per tutti gli anni Ottanta un sistema politico bloccato, senza la possibilità di un'alternanza nel governo tra forze progressiste e forze conservatrici.

Tangentopoli

Questo sistema entrò in crisi nel 1992 sotto l’urto di Tangentopoli, cioè delle inchieste giudiziarie sulla corruzione che colpirono soprattutto la DC e il PSI, provocandone la dissoluzione. Sorsero nuovi partiti che modificarono lo scenario politico rimasto pressoché immobile per quarant'anni. In seguito all'evoluzione delle forze politiche e all'introduzione del sistema elettorale maggioritario, si sono create allora le condizioni per un'alternanza di governo tra coalizioni di destra e coalizioni di sinistra.

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