I flussi migratori: storia, cause e conseguenze

I flussi migratori di ieri e di oggi. Tesina sulle tipologie di flussi migratori, cause e conseguenze, le migrazioni coatte, l'integrazione e l'emarginazione

I flussi migratori: storia, cause e conseguenze
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I FLUSSI MIGRATORI: CAUSE

Tesina sui flussi migratori: storia, cause e conseguenze
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Quella economica fu e rimane la causa prima del migrare, altre ragioni che hanno indotto grandi masse di persone ad abbandonare la propria terra sono di ordine politico, etnico e religioso.

Negli anni Trenta del ‘900 furono di origine politica le migliaia di partenze dalla Germania nazista e dall’Italia fascista, in seguito alla promulgazione delle leggi razziali che privavano gli ebrei di diritti senza i quali la vita diventava invivibile.

A spingere chi compie una scelta così dura sono la disperazione e la speranza. La prima convince che non c’è rimedio alle condizioni di miseria in cui si versa e che il futuro in patria non riserva più alcuna opportunità.

La seconda induce a credere che in un’altra terra il futuro sarà migliore. Negli ultimi decenni una nuova causa si è aggiunta a quelle tradizionali che spiegano le ragioni del migrare.

Sono la globalizzazione e i suoi effetti, che spostano un numero crescente di individui da un paese all’altro per ragioni di studio e di lavoro, oltre che per turismo. Questo fenomeno non coinvolge più solo grandi masse di persone, ma anche singoli individui seppure in numero rilevante.

LE TIPOLOGIE DI FLUSSI MIGRATORI

I flussi migratori si differenziano dal punto di vista del tempo e dello spazio. Per quanto riguarda il tempo riconosciamo quelle di breve e di lungo periodo.

Alle prime appartengono le migrazioni temporanee che comportano il rientro in patria. Mentre le migrazioni definitive, che rientrano tra quelle di lungo periodo, interessano l’intera famiglia.

Dal punto di vista spaziale possiamo distinguere le migrazioni interne ed internazionali. Lo spopolamento montano con la successiva immigrazione nei contesti urbani rappresenta la forma di migrazione interna più rilevante.

Le migrazioni esterne si caratterizzano per la diversa scala spaziale: continentale o intercontinentale.

La distanza ha spesso influito sulla durata, ad esempio gli europei emigrati alla volta del Nuovo Mondo raramente facevano rientro in patria, mentre era più facile che tornassero gli italiani diretti in Francia, Germania, Inghilterra e Belgio.

Nel passato è capitato che paesi poco abitati, bisognosi di manodopera, favorissero l’immigrazione, aiutando chi partiva alla loro volta col pagamento del biglietto di viaggio e con sovvenzioni per affrontare le prime settimane nella terra di approdo.

Tra coloro che lasciavano l’Europa diretti verso il Nuovo Mondo riconosciamo due tipi di emigranti:

  • chi era in grado di pagarsi il biglietto per il viaggio e affrontare le spese per le prime settimane in cerca del lavoro, quindi un uomo libero che faceva affidamento sulle proprie capacità (self made man);
  • chi non riusciva a pagarsi il biglietto per il viaggio si appoggiavano a qualcuno accettando in cambio l’offerta delle agenzie di colonizzazione che vincolavano gli emigranti con contratti di lavoro che li ponevano alle loro dipendenze in qualità di manodopera salariata di basso livello. Questi non potevano liberarsi da tale vincolo per un periodo di circa 7 anni.

Le migrazioni coatte

La storia del mondo è piena di episodi di deportazione e di cattività. Queste migrazioni modificarono la composizione etnica dei popoli perché, con il tempo, gli schiavi si mescolavano con i liberi.

L’ultima migrazione coatta fu la tratta degli schiavi. Gli europei portavano via dall’Africa gli uomini e le donne più robusti e adatti al lavoro lasciando indietro i vecchi, i malati e i meno resistenti fisicamente.

Tali uomini erano destinati alle piantagioni americane e venivano scambiati con materie prime, minerali preziosi e prodotti alimentari.

Un secondo tipo di migrazione coatta è quella che coinvolge i profughi, cioè masse di popolazione che non vengono trascinate altrove con la forza, ma che sono costrette a lasciare le proprie terre a causa di sconvolgimenti politici o di conflitti etnico-religiosi che rendono impossibile la permanenza in patria.

LE CONSEGUENZE DEI FLUSSI MIGRATORI

La valutazione dell’impatto che ogni corrente migratoria esercita sul paese si ottiene prendendo in considerazione il rapporto numerico tra il flusso di popolazione in arrivo e la dimensione della popolazione locale, quindi riusciamo a delineare due situazioni:

  1. il numero di immigranti supera quello degli abitanti originari;
  2. gli immigrati costituiscono una minoranza all’interno della popolazione locale.

L’America del Nord, l’Australia e la Russia rappresentano gli esempi più evidenti del primo caso: prevalenza degli immigrati sulla popolazione locale.

Nel secondo caso, l’immigrato si inserisce in un contesto demograficamente forte all’interno del quale resta in minoranza.

Vi sono paesi nei quali i gruppi etnici minoritari vivono da molti anni in condizioni di emarginazione per la reciproca difficoltà a integrarsi.

Il timore della disoccupazione, la difficoltà di reperire alloggi e i problemi derivanti dai costi dell’insegnamento scolastico dei piccoli immigrati sono fattori capaci di suscitare emarginazione e rifiuto.

Integrazione o emarginazione

Le paure irrazionali contagiano parte della popolazione anche in paesi come l’Italia. Si invoca il timore della delinquenza che sembrano diffondersi con l’intensificarsi dei flussi migratori.

Anche a Chicago e a New York molti accusavano gli italiani di essere i responsabili dell’introduzione della mafia negli Stati Uniti.

Quindi bisogna tener conto che in ogni flusso di persone si inseriscono individui che aggirano la legge del loro paese, criminali e disonesti.

Per contro, ve ne sono altri che per disperazione delinquono nel paese d’arrivo dove la maggiore ricchezza offre più possibilità anche al crimine. L’intelligenza, però, deve aiutarci a distinguere i casi isolati da quelli di massa.

Per quanto riguarda la composizione dei flussi migratori, a muoversi sono perlopiù i giovani in cerca di lavoro, quindi questo fa verificare un ringiovanimento medio della popolazione del paese verso il quale si emigra e un invecchiamento di quella del paese abbandonato.

L’espansione biologica dell’Europa

Gli uomini non hanno portato in giro per le regioni del nostro pianeta solamente se stessi ma anche prodotti, merci, animali, piante e malattie.

Infatti, fu stupefacente il cambiamento subìto dal nord America in seguito all’introduzione di alcuni animali addomesticati, come il cavallo, i bovini e il maiale.

Purtroppo si è avuta anche la diffusione di malattie come ad esempio il vaiolo che, sbarcato in America, né dimezzò la popolazione.

I FLUSSI MIGRATORI ATTUALI

Rispetto al passato si è avuta un’inversione di tendenze perché a popolare il mondo non è più l’Europa che da continente di emigrazione è diventato terra di approdo.

Inoltre, anche gli antichi rapporti coloniali continuano a condizionare: è facile che dalle ex colonie francesi o inglesi ci si diriga rispettivamente in Francia e in Inghilterra.

Alle tradizionali cause del migrare si aggiunge la globalizzazione, i fattori socio-politici, economici e ambientali.

E’ variata la composizione dei flussi perché nel passato erano soprattutto le frange più povere della popolazione prive di titoli di studio a emigrare, mentre oggi una percentuale rilevante di emigranti è costituita da giovani con un livello di istruzione più elevato.

Inoltre, abbiamo la rivoluzione delle aspettative crescenti per cui i giovani emigranti pur accettando inizialmente un lavoro umile, puntano ad una vita migliore.

Dal sud verso il nord della terra

Per capire i fenomeni migratori odierni da sud al nord della terra occorre puntualizzare alcuni elementi:

  • la crescita demografica si concentra nel sud, mentre la ricchezza aumenta al nord;
  • la crescita demografica nei paesi del Terzo Mondo dipende anche dalla tecnologia dei paesi sviluppati, si pensi ai progressi della medicina che permettono di combattere le malattie col risultato di una riduzione del tasso di mortalità;
  • il sud del mondo dipende dal nord anche in campo alimentare;
  • senza capitali capaci di innescare uno sviluppo economico, la popolazione del sud del mondo non può essere occupata. La conseguenza di ciò sarà un più intenso esodo verso i paesi più sviluppati.

Verso società multietniche?

L’Europa ha impiegato secoli per costruire le sue Società Nazionali, questo costò conflitti religiosi e guerre fino alle ultime due mondiali.

Negli anni Trenta del secolo scorso si pensava di poter creare uno stato etnicamente omogeneo facendo coincidere un territorio con un unico gruppo etnico puro, eliminando ogni minoranza: ebrei, zingari.

Ogni identità nazionale si è formata nel corso dei secoli attraverso la comune appartenenza di una popolazione ad un medesimo territorio, attraverso la condivisione di una stessa lingua, cultura, storia e religione.

Difficilmente ritroviamo tutti questi elementi nella medesima popolazione, neppure tra le più omogenee come quella giapponese e francese.

In molti paesi la società multietnica è stata la ricchezza delle loro società. L’esempio massimo ci è offerto dagli Stati Uniti che, pur avendo sperimentato difficoltà di convivenza tra gruppi etnici diversi, hanno costruito la loro supremazia sulla multiculturalità.

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