Giudizio sul fascismo

Stato totalitario e dittatura personale di Mussolini, approfondimento con il brano di Alberto Acquarone. (3 pagine formato doc)

Appunto di scajax
“Sotto il fascismo lo Stato totalitario, come integrazione senza residui della società nello Stato, non riuscì mai ad essere veramente tale.
Anche nei momenti di maggior successo esterno e di più diffusa capacità di penetrazione all’interno, il regime restò in sostanza ben lontano dall’ottenere una completa identificazione della società italiana con se medesimo; anche per gran numero di fascisti sinceri, l’essere tali non solo non esauriva le modalità della partecipazione alla vita pubblica, ma non di rado veniva in seconda linea, nella gerarchia dei valori, rispetto ad altre più vincolanti fedeltà, al sentimento di appartenere in primo luogo ad altri gruppi, ad altre organizzazioni, insomma, ad altri sistemi di relazione.

STORIA DEL FASCISMO (Clicca qui >>)


In primo luogo – qui lo studioso si rifà al giudizio del sociologo tedesco Mannheim - il fascismo è una forma di integrazione di gruppo, che è efficace soprattutto nella sfera emotiva.. Però non fa alcun tentativo per incanalare la corrente del sentimento in vie dove essa possa unire le sue forze alla ragione, al giudizio e all’azione responsabile.


FASCISMO E NAZISMO (Clicca qui >>)


Alle suggestioni di natura preminentemente irrazionali del nazionalismo fascista non corrispondeva in misura adeguata una salda struttura ideologica del regime, e ancora meno una severa disciplina morale che dai gruppi dirigenti filtrasse capillarmente tra le masse.

TESINA SU MUSSOLINI E IL FASCISMO (Clicca qui >>)


La pretesa di costruire uno Stato totalitario finiva con l’estrinsecarsi in un costante appello alla passionalità, all’attivismo in sé e per sé, all’accettazione irresponsabile di parole d’ordine irresponsabili: e non poteva evidentemente bastare.