Guerra di Corea: paesi partecipanti e riassunto

Guerra di Corea: cause e conseguenze, paesi partecipanti del conflitto che determinò una delle fasi più acute della Guerra fredda con il rischio dell'utilizzo delle bombe nucleari (8 pagine formato doc)

Appunto di kidd

GUERRA DI COREA: PAESI PARTECIPANTI E RIASSUNTO

Guerra di Corea. Antefatti. Prima di addentrarsi nella discussione delle vicende strettamente legate agli avvenimenti storici che vanno solitamente sotto il nome di Guerra di Corea, è bene fare un flashback per delineare quali siano stati gli antefatti che hanno condotto gli Stati Uniti e con loro diverse nazioni appartenenti all'ONU, a partecipare attivamente al conflitto.

Fin dalla Conferenza di Casablanca del 1944, il Presidente americano Roosevelt aveva tracciato i confini di quello che avrebbe dovuto essere il mondo dopo la sconfitta del nazismo.
Le linee guida del nuovo ordine mondiale sarebbero state principalmente due. Primariamente, in campo politico i governi avrebbero dovuto ispirarsi al principio di democrazia in stile americano e in ambito economico la forma di mercato liberista e capitalista doveva essere ampiamente supportata dalle nazioni quale strumento di sostegno della libertà politica (ciò avrebbe portato agli accordi di Bretton Woods sulla conversione aurea del dollaro).

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Non approfondiremo in questa sede quali siano stati gli errori di fondo di tale impostazione né i pregi innegabili che ebbe, ma ci limiteremo a rilevare che per il compimento del Grand Design rooseveltiano rimaneva un unico ostacolo: l'Unione Sovietica. La grande nazione eurasiatica si era dimostrata un'insostituibile alleata durante la seconda guerra mondiale e nella visione dello statista americano avrebbe dovuto partecipare anch'essa alla riorganizzazione mondiale. Su tali basi si erano sempre appoggiati i rapporti intrattenuti con Stalin sia a Casablanca sia a Yalta e a Potsdam. Del resto il gigante sovietico, duramente provato dai combattimenti contro i tedeschi, si era visto costretto ad accettare l'amicizia americana, soprassedendo alle diversità ideologiche di fondo. Winston Churchill al contrario del presidente americano si era sempre mantenuto diffidente nei confronti dell'alleato orientale, considerandolo uno scomodo vicino pronto a pugnalare alla schiena alla prima occasione. Purtroppo per l'inglese, la sconfitta alle elezioni politiche nazionali non gli permise di mettere il proprio saggio consiglio al servizio del mondo occidentale.

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E' difficile prevedere quale piega avrebbe preso il corso della storia se non fosse sopraggiunta la morte di Roosevelt a mutare i rapporti tra le due nascenti superpotenze. Ancor più gravoso è tracciare un quadro esauriente dello scenario politico di quegli anni senza il suo successore: Harry S. Truman. Egli, giunto quasi inaspettatamente a raccogliere abbastanza consensi da divenire vicepresidente durante il terzo mandato presidenziale di Roosevelt, si poteva identificare come lo stereotipo americano del self-made man. Ex-giudice della contea di Jackson (Missouri), ex-negoziante fallito ed ex- capitano d'artiglieria durante la prima guerra mondiale, Truman rappresentava quella classe di americani tradizionalisti che rasentavano il fondamentalismo. Nella sua semplice politica di base non potevano esistere dei compromessi, tutto era o bianco o nero. Di lui scrisse così David E. Lilienthal, esponente del Partito Democratico: "Il paese e il mondo non si meritano di essere abbandonati nelle sue mani, con Truman alla testa degli Stati Uniti in un momento simile". La Germania era già stata sconfitta, ma il Giappone resisteva ancora. Per venire a capo dell'orgogliosa nazione del Pacifico, il neo Presidente accettò un ultimo favore dagli alleati russi, cioè la dichiarazione di guerra contro il paese del sol levante (denuncia del trattato di neutralità russo-giapponese nell'Aprile 1945).