Inquisizione spagnola in Sardegna: riassunto

Riassunto della storia dell'Inquisizione spagnola in Sardegna (7 pagine formato pdf)

Appunto di marialuciamanconi

INQUISIZIONE SPAGNOLA IN SARDEGNA: RIASSUNTO

L’inquisizione spagnola in SardegnaL’inquisizione in Sardegna giunse nel 1492, qualche decennio dopo la formazione del Regno di Spagna, e in seguito all’unione tra Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia.
Una volta costituito il regno, i sovrani, cattolicissimi, chiesero al papa (Sisto IV), l’autorizzazione a istituire una sede autonoma dell’Inquisizione, i cui rappresentanti fossero nominati direttamente dal re, e non dal pontefice, come accadeva in Italia e in altri stati europei.
L’autonomia nel gestire l’istituzione dell’Inquisizione, non fu un’esclusiva della sola Spagna, anche altri regnanti in Europa nominavano gli inquisitori per i tribunali ecclesiastici, senza la diretta ingerenza del papa.
I sovrani spagnoli nominarono un inquisitore generale, che assolveva funzioni di controllo su tutto il territorio e sotto il dominio del regno; la Sardegna, nel corso di circa quattro secoli, ne fece parte. La ‘regia’ di questo nuovo apparato fu assegnata ad un uomo conosciuto per la sua personalità forte e spietata, Tomas de Torquemada.
 

Tesina sulla Santa Inquisizione

PROCESSO ALLE STREGHE IN SARDEGNA

Egli avrebbe dovuto trasmettere tutti gli atti riguardanti l’attività dei tribunali ai sovrani, i quali restavano comunque i ‘supervisori’ dell’istituzione religiosa, il cui fine principale era quello di combattere l’eresia ovunque si manifestasse, e punire con sentenze esemplari i responsabili di queste trasgressioni.
Torquemada nominò Sancho Marin in Sardegna, che avrebbe dovuto occuparsi in particolare di un fenomeno che a detta degli stessi inquisitori ‘infestava tutta l’isola’: la stregoneria.
Di fronte ad una realtà sociale che vedeva in aumento malattie, povertà e fame, la teologia non riusciva più a dare risposte certe al perché certi avvenimenti avvenissero, quindi risulta facile dare la colpa alle streghe (le quali agiscono con il permesso di Dio) per qualsiasi danno sociale:
morte di bambini, carestie e altro ancora. Le presunte streghe appartenevano per lo più alle classi sociali inferiori ed erano di solito vedove, prostitute, levatrici ed herbarie. Soltanto una piccola minoranza di loro poteva essere realmente annoverata tra i veri e propri criminali, colpevoli di omicidi o di altri gravi reati. La stragrande maggioranza era invece composta da persone innocenti, di ogni età e condizione, spesso “levatrici” e guaritrici o prostitute, in un
tempo in cui infusi a base di piante usati dalle guaritrici risultavano più efficaci e sicure di medicine e medici.
 

L'inquisizione e la caccia alle streghe: tesina

STORIA DELL'INQUISIZIONE IN SARDEGNA

Molte "streghe" vennero torturate e bruciate vive, con le motivazioni ufficiali più varie, ma spesso in base a delazioni anonime mosse anche da futili ragioni e in molti casi, perché sotto tortura, in cambio della riduzione dei tormenti, facesse il nome di persone possibilmente benestanti, ree di complicità, in modo da poter istruire il processo successivo, dato che il condannato subiva anche la confisca dei beni. La donna sospettata di stregoneria, se le accuse erano ‘gravi’, risultava ‘relapsa’ che significa recidiva, oppure se non si pentiva, era inevitabile che finisse al rogo. Sfidare l’inquisizione in quel periodo era davvero peggio che scherzare col fuoco.