L'Italia nella prima metà dell'Ottocento
L'economia e la societa' in Italia nella prima metà dell'Ottocento. (file.doc, 4 pag) (0 pagine formato doc)
ECONOMIA E SOCIETA' IN ITALIA NELLA PRIMA META' DELL'OTTOCENTO ECONOMIA E SOCIETA' IN ITALIA NELLA PRIMA META' DELL'OTTOCENTO La staticità del settore agricolo.
Alla metà dell'Ottocento, l'agricoltura italiana era in grado di alimentare una popolazione superiore di oltre il 50 % rispetto a quella di un secolo prima, a testimonianza del fatto che le nostre campagne erano riuscite a fronteggiare la sfida demografica. Va registrata infatti una serie di fattori positivi: l'aumento della produzione cerealicola; il diffondersi delle colture del mais, del riso e della patata; la crescita molto forte della produzione di seta greggia; l'incremento delle colture specializzate meridionali. Dal punto di vista qualitativo, l'agricoltura italiana era progredita assai poco: solo nella pianura padana si era ulteriormente sviluppata la grande azienda capitalistica a coltura promiscua, mentre il paesaggio agrario centromeridionale era rimasto sostanzialmente stazionario. La realtà del mondo contadino. Non si può dire che la condizione delle masse rurali fosse significativamente migliorata nella prima metà dell'Ottocento. La miseria contadina, in tutte le aree del paese; era una piaga insistentemente descritta dagli osservatori dell'epoca: dieta alimentare poverissima - pane nero, un po' di farina di polenta, solo nel Meridione integrate con frutta e verdura -, abitazioni malsane, promiscuità con gli animali, mancanza di igiene. Se nel Settentrione infuriò per tutto il secolo la pellagra, grave malattia dovuta a carenze vitaminiche, il contadino meridionale fu duramente colpito dalla perdita degli usi civici, dall'esosità dei vecchi e nuovi proprietari, dal miserabile rendimento delle piccole proprietà marginali. Inoltre, essendo scarsa, come vedremo subito, la domanda di lavoro da parte del settore industriale, l'incremento demografico provocò nelle campagne una sovrappopolazione che non trovava alcuno sbocco produttivo: l' accresciuta popolazione pesava quindi sull'agricoltura, diminuendone ulteriormente la produttività, o alimentava fenomeni di mendicità e vagabondaggio. Il modesto sviluppo delle attività industriali. In generale, l'industria italiana prima dell'Unità, anche se presentava settori o aree attivi e dinamici, era ben lontana dal decollo: non esistevano in Italia, o erano ancora molto immature, le condizioni necessarie a una rapida industrializzazione, quali l'affermarsi di un settore strategico trainante, la disponibilità di mercati interni ed esteri, lo sviluppo delle comunicazioni, la presenza di un ceto imprenditoriale dinamico, di un sistema creditizio efficiente, di uno stato orientato a favorire lo sviluppo industriale. La situazione nel settore tessile… Il settore più avanzato era quello tessile e, all'interno di quest'ultimo, l'industria della seta, che alimentava consistenti flussi di esportazione, non solo dal Piemonte e dalla Lombardia, ma anche dalle regioni meridionali. L'industria della seta conobbe un notevole incremento nell'