I rapporti tra mafia e Stato

La relazione tra la mafia e lo Stato dall'unificazione ai giorni nostri (1 pagine formato docx)

Appunto di serenatesta93

Il termine “mafia” è entrato nel lessico della lingua italiana piuttosto tardi.

Infatti per la prima volta il termine è stato dato per denominare i malviventi e i briganti siciliani che si opponevano alla costruzione dell’Unità d’Italia nel 1861.

 
 
Infatti nel contesto del latifondo siciliano, molti uomini armati che garantivano la sicurezza del loro padrone venivano già chiamati mafiosi. L’autorità dello Stato, sin dagli inizi, non riuscì a dominare questa realtà locale e così la struttura statale lasciò spazio aperto a formazioni poliziesche private, reclutate dalle famiglie dominanti per assolvere a numerose controversie nate nelle campagne e nelle città.
A poco a poco queste associazioni si emanciparono sempre più fino ad organizzarsi in bande, in strutture colligative ricalcate sui modelli della massoneria . Già dalla loro nascita, queste bande venivano definite come veri e propri “stati nello stato” a significare quanto bene fosse strutturata l’organizzazione di queste società di malviventi. La legge Pica del 1863, solo due anni dopo l’unificazione, già menzionava il fenomeno delle mafia nelle sue diverse ramificazioni a Napoli e in Calabria. Nonostante l’istituzione di tribunali militari, realmente lo Stato non si mosse in alcun modo per abolire i legami tra la mafia e la società civile. Infatti ben presto le cosche mafiose fecero dilagare tra la popolazione codici culturali di comportamento alternativi a quelli ufficiali e fondati sull’onore, sul rispetto della parola data e in particolar modo sull’omertà – termine che indica il silenzio della gente di fronte alle ingiustizie e ai soprusi della mafia.