La società italiana durante il fascismo
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Cap 48 : L'Italia fascista Ricerca di Chiara Zampini Anno scolastico 2000/2001 Al termine della Prima Guerra mondiale, l'Italia benché uscita vittoriosa dal conflitto, cadde in una profonda crisi politica e sociale.
Con il “Biennio rosso” (1919-1920) le proteste proletarie si intensificarono di fronte ai numerosi licenziamenti dovuti alla crisi delle fabbriche di produzione bellica ed ad annate di scarsi raccolti in agricoltura. L'apice di queste sommosse si ebbe con il fenomeno dell'occupazione delle fabbriche, attuato a partire del 1920 con l'occupazione della Fiat. Le tragiche sofferenze diffusero il desiderio di procedere a radicali cambiamenti di ordine sociale come, ad esempio, la richiesta di aumenti salariali. La paura di perdere i “privilegi” consolidati nei secoli della classe padronale nei confronti di chi scioperava per vedere riconosciuti i propri diritti, contribuì in maniera determinante all'affermazione del nuovo movimento politico, il fascismo, che in poco tempo poté contare anche sulla tacita approvazione del Governo e del Re. La definitiva affermazione del fascismo avvenne infine quando Mussolini ottenne il sostegno della Chiesa con Papa Pio XI. Senza entrare nel merito delle questioni prettamente politiche, vediamo come cambiò nel suo complesso la società sotto il regime dittatoriale del fascismo. Il volto ufficiale dell'Italia fascista era marziale, combattivo, battagliero; i suoi eroi erano i trasvolatori dell'Atlantico e gli assi dell'aviazione; il suo orgoglio i grandi transatlantici, che si erano guadagnati il primato mondiale della velocità e con esso ammirazione e paura; il motto preferito era una delle tante frasi del Duce che facevano bella mostra di sé iscritte sulle nuove opere pubbliche del regime. Il motto più diffuso suonava: “meglio vivere un giorno da leone che cento anni da pecora”. Questa era però la facciata. La realtà era assai più modesta ed era costituita dalla soddisfazione di un ritrovato benessere borghese. Nessuno dei contrassegni, che di solito accompagnano in Italia i periodi di prosperità, mancava all'appuntamento: la speculazione edilizia, il primo modesto boom dell'automobilismo, con la costruzione della prima auto utilitaria, la Balilla, la passione collettiva per lo sport, per gli spettacoli teatrali e cinematografici, per le canzonette. Le spiagge ed i luoghi di villeggiatura in montagna si popolavamo durante l'estate di famiglie borghesi, mentre per coloro che non potevano permettersi il lusso di una vacanza completa vi erano i treni popolari organizzati dall'Opera Nazionale Dopolavoro, grazie ai quali si poteva trascorrere un piacevole week-end, anzi “sabato fascista”. Tre documenti sulla libertà fascista Tratti da due circolari: Vicenza, 16 aprile 1926 Tutti i facchini, vetturini e carbonieri della stazione ferroviaria sono invitati ad una riunione domenica prossima per costituire l'Unione (=Sindacato) fascista e nominare i suoi dirigenti. Si