Dall'URSS alla CSI: riassunto
Riassunto di storia del passaggio dall'URSS alla CSI (Comunità degli Stati Indipendenti) (1 pagine formato txt)
DALL'URSS ALLA CSI
Dall'URSS alla CSI.
Il 10 novembre 1982 Breznev morì e pochi giorni dopo al vertice del partito venne nominato J. Andropov, che in poco tempo cumulò nella sua persona tutte le maggiori cariche dello Stato. Il nuovo leader avviò all'interno una politica tesa a combattere la corruzione e a risollevare l'economia, mentre in politica estera mirò a dare un'immagine pacifista dell'URSS e nello stesso tempo iniziò un'offensiva diplomatica verso gli Stati Uniti. Da un lato Andropov incontrò vari capi di Stato e di governo dell'Europa Occidentale, dall'altro minacciò la ripresa dell'installazione degli SS-20 in risposta agli euromissili americani. Il 1º settembre l'aviazione sovietica abbatté (ma non tutto è chiaro dell'episodio) un jumbo coreano e Mosca dovette affrontare la reazione diplomatica americana. Andropov reagì attaccando gli Stati Uniti, ai quali addossò la responsabilità per il clima di guerra fredda provocato, e in dicembre l'URSS si ritirò dai negoziati START (trattato per la riduzione della armi strategiche) di Ginevra. L'unico risultato positivo raggiunto da Andropov fu, però, il riavvicinamento, già avviato nell'ultimo periodo brezneviano, alla Cina Popolare, malgrado le divergenze sulla questione afghana e sull'espansionismo vietnamita. Dopo la morte di Andropov (febbraio 1984) la guida del PCUS venne assunta dall'anziano K. Cernenko, che tentò di risolvere la questione dell'autosufficienza alimentare del paese. I rapporti con gli Stati Uniti rimasero tesi, come dimostra il boicottaggio delle Olimpiadi di Los Angeles (1984). Peggiorarono inoltre le relazioni con la Germania Occidentale in seguito alla decisione del governo di Bonn di non ostacolare l'installazione degli euromissili, mentre con la Cina Popolare fu firmato un importante accordo commerciale (novembre 1984). Il 1985 segnò la svolta nei rapporti internazionali. In gennaio le due superpotenze concordarono la ripresa dei negoziati di Ginevra sugli armamenti nucleari.Unione Sovietica: la destalinizzazione
IL CROLLO DELL'URSS: RIASSUNTO
In marzo Cernenko morì e a succedergli venne chiamato M. Gorbacëv, il più giovane membro dell'ufficio politico, già collaboratore di Andropov.
Il nuovo leader evitò di accentrare nella sua persona tutte le più alte cariche dello Stato; fu, infatti, l'anziano ministro degli esteri A. Gromyko a essere eletto capo dello Stato (luglio 1985), mentre il suo incarico passava a E. Ševardnadze. Gorbacëv impresse una forte spinta al rinnovamento e numerosi esponenti dell'era Breznev lasciarono i loro incarichi a uomini nuovi. In settembre, tra gli altri, N. Tichonov lasciò la direzione del governo, che venne assunta da N. Ryzkov. Due termini russi divennero comuni nel linguaggio politico dell'epoca: glasnost (trasparenza) e perestrojka (ristrutturazione). In politica estera Gorbacëv iniziò il nuovo corso con l'annuncio della sospensione unilaterale dell'installazione dei missili SS-20 (aprile) e, anche se il vertice di Ginevra con il presidente americano Reagan (novembre) non portò i successi sperati, la popolarità del leader sovietico crebbe sempre più nell'opinione pubblica internazionale.
COMUNITA' DEGLI STATI INDIPENDENTI
Il 1986, sul piano interno, fu l'anno del disastro di Chernobyl (aprile), che evidenziò l'arretratezza dell'industria sovietica nella tecnologia e rese cosciente l'opinione pubblica delle possibili conseguenze di un incidente in una centrale nucleare. In giugno il Soviet supremo approvò il piano quinquennale 1986-1990 con l'obiettivo di recuperare il ritardo economico. Gorbacëv impresse inoltre una svolta nei rapporti tra potere e dissenso, permettendo a Sacharov (premio Nobel per la Pace nel 1975, confinato a Gorki dal 1980) di tornare a Mosca (dicembre 1986) e affidandogli poi un ruolo non secondario nella politica di rinnovamento. Sul piano internazionale migliorarono ancora i rapporti con la Cina popolare (accordo commerciale firmato in marzo) e l'URSS mantenne un certo distacco durante l'attacco americano contro la Libia (marzo-aprile), che pure condannò.