Kant, Critica della ragion pratica: schema riassuntivo

Riassunto che spiega le tesi fondamentali della "Critica della ragion pratica" di Immanuel Kant (3 pagine formato doc)

Appunto di alex10house

KANT, CRITICA DELLA RAGION PRATICA: SCHEMA RIASSUNTIVO

Critica della ragion pratica (1788).

"La Ragion Pura deve attenersi al sensibile, la Ragion Pratica deve astenersene!".
La ragion pratica consiste nella capacità di determinare la volontà e l’azione morale senza l’ausilio della sensibilità. Lo scopo della "Critica della Ragion Pratica" è quello di criticare la ragion pratica che pretende di restare sempre legata solo all’esperienza. La ragion pratica empirica non può, da sola, determinare la volontà; vi è quindi il recupero della sfera "noumenica" inaccessibile teoreticamente, ma accessibile "praticamente".
Quanto appena detto mostra la capacità della Ragione di farsi "pratica" per l’azione.

Critica della ragion pratica di Kant: riassunto


CRITICA DELLA RAGION PRATICA: SCHEMA

Tesi fondamentali.
Fondamento dell’etica =    c’è una legge morale con valore universale (tale affermazione è immediatamente evidente: è un "fatto della ragione")
1.    La legge morale è universale, quindi non può essere ricavata dall’esperienza: è "a priori". (La ragione è sufficiente "da sola" - senza impulsi sensibili - a muovere la volontà)
2.    La legge morale è "razionale" nel senso che deve valere per l’uomo in quanto essere ragionevole (non solo perché conosciuta dalla ragione)
3.    La legge morale non è un’esigenza che l’uomo segue per necessità di natura; quindi deve essere un "imperativo" (cioè è una necessità oggettiva dell’azione; tale principio pratico è valido per tutti).

Critica della ragion pratica: schema di filosofia


RAGION PRATICA COS'E'

4.    Vi sono due tipi di imperativo:
- Imperativo ipotetico =    subordina il comando dell’azione da compiere al conseguimento di uno scopo (es.: "Se vuoi essere promosso devi studiare"). Tali imperativi sono oggettivi solo per tutti coloro che si propongono quel fine; da tali imperativi derivano l’edonismo e l’utilitarismo.
- Imperativo categorico =    comanda l’azione in se stessa (es.: "Devi perché devi"). La norma morale deve essere un imperativo categorico, cioè la tendenza ad un fine deve essere comandata da una legge morale.
5.    La legge morale è un "imperativo categorico" (anzi, leggi morali sono "solo" gli imperativi categorici), quindi il suo valore non dipende dal suo contenuto, ma dalla sua "forma" di legge; la sua "forma" di legge è l’"universalità" (devi perché devi). L’imperativo categorico può essere formulato così:
"Agisci in modo che la massima della tua azione (soggettiva)
possa diventare legge universale (oggettiva)".