Henri Bergson: pensiero e il concetto di tempo

Henri Bergson: riassunto del pensiero del filosofo francese, voce autorevole in patria e massimo esponente dello Spiritualismo ottocentesco, insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1927 (2 pagine formato doc)

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HENRI BERGSON: PENSIERO

Henri Bergson.

Filosofo francese della seconda metà dell’Ottocento, la cui pubblicazioni più importante è Saggio sui dati immediati della conoscenza del 1889, nel quale persegue il suo ideale di filosofia come scienza rigorosa e Durata e Simultaneità del 1922, con il quale invece Bergson intende criticare la teoria della relatività einsteiniana. Nonostante la riprovata fedeltà all’etica della scienza, Bergson viene considerato un filosofo dell’ondata irrazionalistica, vitalistica e anti-scientifica di fine Ottocento e inizio Novecento.

Henri Bergson: pensiero filosofico

HENRI BERGSON: FILOSOFIA

Per Bergson la filosofia non è una teoria generale, bensì una pratica, un’attività di chiarificazione  atta a dissolvere in modo preciso la metafisica tradizionale, che si presenta come un insieme di problemi angoscianti, insolubili ed eterni.

Per questo la filosofia può essere considerata una terapia che mostra come questi problemi siano in realtà pseudo - problemi, dovuti alla sovrapposizione all’esperienza di schemi appresi dal linguaggio.
Bergson critica l’illusione che si genera dallo scambio dei miraggi costruiti dal linguaggio per reali contenuti d’esperienza.
L’esperienza, per la sua continuità, può essere paragonata ad una melodia, che non è mai conclusa finché siamo in vita, ed è sempre volta al futuro come al suo senso fondamentale. L’illusione metafisica consiste allora nella sua riduzione a partitura scritta. Si assume un punto di vista estraneo al processo e lo si contempla dal di fuori come se fosse qualcosa di dato ( c.f.r. alienazione).
Ciò che trae in inganno della metafisica è lo scambio dell’astratto con il concreto. Per Bergson, ciò che è soltanto l’effetto di un’analisi e che quindi ha valore di simbolo della cosa, viene preso per una parte componente della cosa stessa.
Bergson sostiene che la filosofia debba essere una scienza rigorosa, che elabora un metodo per descrivere, nel modo più preciso possibile, le cose stesse. Inoltre essa ha un interesse puramente speculativo, che implica lo scarto del sapere apparente per tornare ai dati immediati dell’esperienza. Se la metafisica tradizionale consiste nel superamento dell’esperienza sensibile, quella bergsoniana è un ritorno al’esperienza originaria.

HENRI BERGSON: TEMPO

Un esempio di concretezza riguarda la concezione del tempo. La natura del tempo è un problema che affascina Bergson per tutta la vita. Secondo l’autore, il tempo altro non è che la sua configurazione spaziale. Proiettato nello spazio – quando ad esempio è misurato con un orologio – il tempo perde la sua natura specifica per divenire una serie omogenea di istanti tra loro disgiunti. Bergson riprende da Kant l’idea di spazio come forma a priori della nostra sensibilità, ma interpreta quel a priori in modo concreto: spazializzare, permette di porre i confini nella realtà fluida dell’esperienza, di ordinarla, classificarla e nominarla. È l’operazione specifica dell’intelligenza dovuta alla necessità biologica di adattarsi a un ambiente ostile e di dominarlo.