Bergson: riassunto di filosofia
Riassunto di filosofia su Bergson: il conetto di tempo e di libertà (1 pagine formato pdf)
HENRI BERGSON: RIASSUNTO
Il confronto con la scienza è un tema centrale in Bergson: egli intende individuare una prospettiva interpretativa della vita che tenga conto dei risultati scientifici, dando ad essi un significato spirituale. Per Bergson non si trattava, quindi, di sminuire o smentire le scienze e l’atteggiamento scientifico, quanto invece di impedire che tale prospettiva diventasse l’unica. La chiave di volta per questa operazione è la dicotomia tempo spazializzato e tempo come durata. Questa distinzione del tempo viene affrontata nell'opera Saggio sui dati immediati della coscienza (1889), anche se in realtà l'oggetto specifico dell'opera in questione è il tema della libertà; l'originalità di Bergson consiste nell'affermare la libertà dello spirito legandola alla nozione di durata.Henri Bergson: riassunto
HENRI BERGSON: TEMPO
TEMPO SPAZIALIZZATO. Il tempo spazializzato, in quanto fondamento del determinismo, è quello su cui si basano le scienze naturali (a questo proposito si parla infatti di tempo della scienza); esse hanno il compito di quantificare i dati e di separarli l'uno dall'altro. Si tratta di un tempo omogeneo e reversibile, infatti i suoi istanti, distinti tra loro, si possono ripetere (non a caso un esperimento scientifico può essere ripetuto un numero indefinito di
volte).
HENRI BERGSON: TEMPO COME DURATA
TEMPO COME DURATA. Il tempo come durata invece è quello che contraddistingue gli stati di coscienza (è il suo naturale divenire). Il concetto di durata si configura come quella visione del tempo nella quale gli istanti sono unici e irripetibili. Essa viene identificata da Bergson con la voce tempo vissuto; per esempio pur riascoltando una stessa sinfonia per la seconda volta, essa si collocherebbe in un contesto differente che provocherebbe pertanto emozioni differenti. Come sottolinea Bergson però è diverso provare una sensazione per un minuto o per un anno, questo perché la durata di una sensazione influenza direttamente la coscienza. La psicofisica sarebbe giustificata se la natura avesse fatto di noi degli automi (ovvero dei soggetti che compiono le stesse azioni e provano le stesse emozioni). Per un essere cosciente esistere significa cambiare, cambiare significa maturarsi, cioè creare indefinitamente se stesso.