Il convenzionalismo

Riassunto del convenzionalismo (4 pagine formato pdf)

Appunto di kelaforeverful
La fiducia positivistica nei confronti del sapere scientifico, che, in quanto interamente fondato sull’osservazione dei fatti e sugli esperimenti, sarebbe oggettivo, sostanzialmente unitario, e che, al contrario del sapere metafisico, progredirebbe in modo cumulativo, viene fortemente scossa, nel corso dell'Ottocento, dagli stessi sviluppi della scienza.
La nascita delle geometrie non euclidee e lo sviluppo di alcune teorie fisiche come la termodinamica portano alcuni filosofi-scienziati come Jules-Henri Poincaré (1854-1912) e Pierre Duhem
(1861-1916) a una revisione critica delle idee positivistiche, tesa ad accentuare la funzione attiva e costruttiva del soggetto nell'elaborazione delle teorie scientifiche, nonché ad attribuire a queste ultime un valore eminentemente convenzionale o strumentale.


Poincaré e Duhem, infatti, almeno in una certa fase della loro riflessione epistemologica, sostengono che le teorie scientifiche non sono né vere né false: esse sono solo utili convenzioni mediante cui è possibile "salvare i fenomeni" e fare previsioni.
Poincaré sottolinea soprattutto il carattere convenzionale dei principi che stanno alla base delle diverse geometrie (euclidea e non euclidee). Di fronte a tali sistemi teorici, che in quanto non contraddittori risultano tutti possibili da un punto di vista logico, si tratta di determinare quale sia il loro fondamento e quale di essi corrisponda allo spazio fisico reale.


Ora, per Poincaré gli assiomi della geometria non possono né essere a priori né essere fondati sull'esperienza.
Se infatti, come riteneva Kant, fossero giudizi sintetici a priori, tali assiomi (euclidei), oltre ad estendere il sapere, dovrebbero anche essere universali e necessari; ciò tuttavia è smentito dall'esistenza stessa di geometrie che si fondano proprio sulla negazione degli assiomi euclidei.