Riassunti di filosofia su Bergson

Riassunto breve del pensiero del filosofo francese Henri Bergson (2 pagine formato doc)

Appunto di gaz

RIASSUNTI FILOSOFIA SU BERGSON

Bergson ammette come fondamento di tutto l'universo una energia chiamata slancio vitale: impulso spontaneo creatore di forme sempre nuove, attraverso una evoluzione creatrice.

Questo slancio vitale, che sembra identificarsi con il potere di Dio, non è sostanza, ma energia libera e quindi non subordinata né al meccanicismo né al finalismo, perché altrimenti perderebbe la sua assoluta libertà.

L'evoluzionismo di Bergson differisce quindi da quello di Spencer e dalla concezione finalistica della realtà di Leibniz, l'evoluzione creatrice è un processo di continua creazione attraverso il quale ogni forma di realtà è nuova e irriducibile a quelle antecedenti, questa continua creazione è dovuta all'energia inesauribile dello slancio vitale da cui scaturiscono tutte le forme viventi, inoltre l'evoluzione creatrice non si evolve in forme nuove basandosi su un piano prestabilito, ma è un processo che ha in sé la propria legge e si attua in fasi successive non determinabili né deducibili l'una dall'altra.

L'evoluzione creatrice di Bergson: riassunto

BERGSON RIASSUNTI DI FILOSOFIA

Lo slancio vitale evolvendosi continuamente è andato scindendosi in molte direzioni, in molteplici slanci paralleli che costituiscono i vari regni della natura. Ma talvolta lo slancio si arresta e si cristallizza in forme finite dando origine alla materia, che è però soltanto un'interruzione momentanea dell'impulso di energia.

Bergson identifica lo slancio vitale con Dio, che ha bisogno di effondere il suo amore al di fuori di sé, nel mondo, l'uomo rivolgendosi verso la realtà e cioè verso i propri simili, ritrova Dio ed agisce con amore partecipando all'attività di Dio, quasi continuandone la creazione.

Per questo Bergson è stato accusato di panteismo, ma egli si difende dicendo che Dio comunque rimane distinto dai mondi creati.

Lo slancio vitale è costituito di due aspetti, che, pur diversi, svolgono ognuno nel proprio campo, analoghi compiti, questi due aspetti sono l'istinto e l'intelligenza, essi devono soddisfare i bisogni della vita: il primo, utilizzerà gli organi corporei, la seconda utilizzerà strumenti inorganici e quindi artificiali, distinti dagli organi naturali.

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L'istinto procede organicamente e risolve le questioni in modo meccanico e cieco, l'intelligenza ha la capacità di rendersi conto delle situazioni e di creare artificialmente gli strumenti per risolverle: l'istinto avvertendo il problema lo risolve immediatamente, l'intelligenza, invece ha bisogno di un momento di mezzo dove si inserisce la mediazione della coscienza.
Istinto e intelligenza, pur essendo diversi, sono strettamente connessi, infatti l'intelligenza conserva residui di istintività e l'istinto si manifesta in forme che preludono l'intelligenza.

L'intelligenza umana tende alla conoscenza della realtà secondo i fini del fare, ma tale conoscenza è limitata all'aspetto esteriore e superficiale delle cose, i concetti ricavati da tale percezione risultano essere schemi convenzionali e simbolici, utili all'azione e non al conoscere. La realtà nel suo perenne fluire rimane estranea all'intelligenza, perché l'intelligenza non può intendere la natura intima delle cose e non può perciò intendere e spiegare la vita. Bergson compara l'intelligenza ad una macchina cinematografica che cerca di riprodurre il movimento mediante fotogrammi successivi ma di per sé immobili.

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Poiché anche l'universo, secondo Bergson, è slancio vitale, il tempo, per tutta la realtà è durata, successione continua di processi che si compenetrano, in cui il passato dura vivendo nel presente e entrambi (passato e presente) durano prolungandosi nel futuro. Il tempo, concepito come durata può essere colto solo dall'intuizione, l'intelligenza considera invece il tempo in modo simile allo spazio (tempo spazializzato).