Critica della ragion pratica di Kant: spiegazione

Semplice spiegazione della Critica della ragion pratica di Immanuel Kant (3 pagine formato doc)

Appunto di patris1996

CRITICA DELLA RAGION PRATICA: SPIEGAZIONE SEMPLICE

Kant: Critica della ragion pratica.

1. La ragion pura pratica e i compiti della nuova critica
Ragione pratica serve a dirigere l’azione dell’uomo. Si può suddividere in due categorie:
-    Ragion pura pratica: opera indipendentemente dall’esperienza, si comporta in modo assolutamente legittimo secondo regole universali;
-    Ragion empirica pratica: opera sulla base dell’esperienza, può essere non legittima dal punto di vista morale.
La moralità si identifica appunto con la ragion pura pratica. L’indagine consisterà nello stabilire in quali casi la ragione è pratica e pura (morale) e in quali è solo pratica senza essere pura (non morale).

Tuttavia la ragion pura pratica ha limiti: la finitudine dell’uomo.
La morale dev’essere salvaguardata dal fanatismo, ossia la presunzione di identificarsi con un essere infinito.
Inoltre la finitudine umana introduce nella morale anche la resistenza della natura sensibile dell’uomo.

Critica della ragion pratica di Kant: schema riassuntivo

CRITICA DELLA RAGION PRATICA KANT

2. Realtà e assolutezza della legge morale
Come Kant è convinto dell’esistenza di conoscenze scientifiche universali nella Critica della ragion pura, così nella critica della ragion pratica è convinto dell’esistenza di una legge etica assoluta, che il filosofo ha il compito di constatare. Questa convinzione deriva dal fatto che:
-    Se l’uomo agisce solo secondo inclinazioni universali, la morale non esiste;
-    Se la morale esiste, risulta incondizionata e capace di guidare la condotta in modo stabile.

Moralità = incondizionatezza = libertà di sopprimere le sollecitazioni istintuali = universalità

Per Kant la morale, pur essendo in grado di non farsi condizionare dagli istinti, si trova in tensione tra sensibilità e ragione, in quanto l’uomo non è né solo sensibilità ne solo ragione.
Nella critica della ragion pratica il tema è la polemica contro il fanatismo morale, ossia il sostituire all’intenzione morale in lotta, un creduto possesso della perfezione etica.

CRITICA DELLA RAGION PRATICA: SPIEGAZIONE

La critica della ragion pratica si divide in due parti fondamentali:
1) La dottrina degli elementi della morale: si divide in ANALITICA (esposizione della regola della verità etica) e DIALETTICA (soluzione dell’antinomia della ragion pratica);
2) La dottrina del metodo: tratta i modi in cui le leggi morali possono accedere all’animo umano, ossia di rendere soggettivamente pratica quella ragione che già lo è oggettivamente (educazione, buoni esempi ecc).

3. La categoricità dell’imperativo morale
I principi pratici che regolano la nostra volontà possono essere:
- massime: prescrizioni soggettive (alzarsi presto, vendicarsi di un torto);
- imperativi: prescrizioni oggettive. Si suddividono in:
                     1)Ipotetici: mezzi in vista di determinati fini (se… devi…). Possono esser REGOLE
                          DELL’ABILITA’ oppure CONSIGLI DELLA PRUDENZA.
                     2)Categorici: Ordina il dovere incondizionato (devi…).
L’imperativo categorico, universale e necessario, ha i connotati della moralità.

La legge morale assume quindi la forma di un imperativo categorico, il quale si concretizza nell’agire secondo una massima che vale per tutti.

1) L’imperativo categorico prescrive che un comportamento risulta morale solo se esso pare universalizzabile.

2) L’imperativo categorico prescrive di rispettare la dignità umana propria e degli altri (riconoscere il FINE proprio e degli altri, inteso come la prerogativa di essere soggetto e non oggetto).

3) L’imperativo categorico prescrive di usare la propria volontà come unica legislatrice (riprende il concetto della 1)), sottolineando l’autonomia della volontà.