Il pensiero di Sant'Agostino, Sant'Anselmo e di San Tommaso
I tratti principali del pensiero di Sant'Agostino, Sant'Anselmo e di San Tommaso: riassunto (3 pagine formato doc)
SANT'AGOSTINO: PENSIERO
Agostino nasce nell’Africa romana nel 354 e la sua formazione è letterario-retorica in quanto il padre lo voleva avvocato; dedicherà tutta la sua vita alla ricerca di Dio e questo suo percorso verrà da lui scritto nelle Confessioni, in cui apre la sua anima abbandonando elucubrazioni filosofiche. Leggendo l’Ortenisuis di Cicerone si indirizza alla ricerca filosofica che gli fa capire che la felicità non si può avere se ci si limita alla conoscenza delle cose sensibili, ma ci si deve spingere oltre, a quelle metafisiche. Si avvicina così alla lettura della Bibbia, ma leggendola solo superficialmente la ritiene un’opera indegna dell’eloquenza ciceroniana. Dedicatosi all’insegnamento si avvicina poi alla teoria manichea, che dapprima ebbe presa su Agostino, il quale si era chiesto si deus est, unde malum? E il dualismo manicheo gli era congeniale in quanto se un uomo compie il male, questo rimane sempre un principio esterno che ci sopraffa. Quando si reca a Milano consce il vescovo Ambrogio e per la prima volta il cristianesimo arriva attraverso le parole di una persona colta e il messaggio viene intriso di filosofia: la Bibbia non viene più letta letteralmente e Agostino impara ad interpretarla trovando la “parola che salva dietro la lettera che uccide”. Agostino afferma che la terza navigazione preannunciata da Platone con la rivelazione di Dio era possibile e i neoplatonici portano avanti questa ricerca.I TRATTI PRINCIPALI DEL PENSIERO AGOSTINIANO
Quando il neoplatonico Plotino identifica la divinità in un unico ente incorruttibile il dualismo fra bene e male dei manichei non regge più;infatti entrambi i principi sarebbero limitati l’uno dall’altro e cesserebbero di essere principi, poiché il principio per essere tale deve essere illimitato e onnipresente ed inoltre l’uomo non potrebbe essere libere in quanto nelle sue azioni sarebbe determinato da uno dei due principi. Si giunge alla conclusione che essendo Dio incorruttibile non ha senso la lotta contro il male, se fosse corruttibile non sarebbe l’essere perfettissimo così come se non avesse creato tutto; ma dato che Dio ha creato tutto per essere l’essere perfetto a potuto creare solo il bene. La domanda quindi non è unde malum ma quid est malum; il ragionamento di prima porta a rifiutare ogni soluzione volta ad identificare il male con la materia, perché le creature volute da Dio sono intrinsecamente bene. Il male non ha dunque una consistenza ontologia propria, ma si tratta di privazione di bene. Esso ha però una dimensione esistenziale, fa parte della nostra esperienza vissuta, ed Agostino lo definisce una perversione della volontà che spinge un soggetto a volersi rendere autonomo dall’ordine del creato e pertanto derivante dal libero arbitrio dell’uomo. Per quanto riguarda i mali di natura Agostino sostiene che derivano o dalla struttura gerarchia dell’universo, che per completezza è necessario abbia anche esseri infimi o ai fini dell’equilibrio cosmico, per apprezzare quanto di bene c’è. Abbandonato il manicheismo si avvicina allo scetticismo, ma anche questa dottrina non gli è conforme perché egli sostiene che anche se non ci fosse niente di certo non si può dubitare delle proposizioni disgiuntive; il fatto che la conoscenza sensibile sia imprecisa non vuol dire che non sia possibile una conoscenza vera: infatti i sensi ci attestano ciò che c’è nel mondo terreno, l’errore si ha se voglio estende questa conoscenza all’intellegibile. Inoltre l’essere ha sempre la consapevolezza della sua esistenza, infatti chiunque vive dubita e per dubitare deve esistere(si enim fallor sum). Per dubitare della verità si deve essere nella verità, ma dato che non siamo la verità(perchè la verità non cerca se stessa) questa non può che essere Dio; non avendo noi la verità la riceviamo da Dio(dentro di noi c’è una piccola fiammella alimentata dal fuoco di Dio). Questa dottrina ha un presupposto nella teoria della conoscenza di Platone, Agostino afferma che anche se la ragione umana non può coincidere con la verità di Dio , possono farlo i criteri della ragione, che sono divini. La verità sta dunque nell’uomo che giudica, ed è dal suo interno che bisogna partire per ogni ricerca( in interiore homine habitat veritas).
Sant'Agostino: pensiero
CREAZIONE DEL TEMPO
Agostino si domanda cosa facesse Dio prima di creare il mondo,e presto giunge alla conclusione che non aveva senso parlare di prima dato che il tempo è stato creato col mondo e prima c’era solo l’eternità assoluta. Alla domanda cos’è il tempo lui rispondeva “lo so finché nessuno me lo chiede, non lo so più se volessi spiegarlo a chi me lo chiede” infatti il tempo, nel suo fluire, è costituito da entità che non sono più, nel caso del passato, o che non sono ancora, nel caso del futuro; riguardo al presente poi questo è un solo punto che si sposta continuamente e che divide il passato dal futuro. Il tempo dunque acquista significato solo dentro di noi, è una distensione dell’anima, e quando l’uomo lo misura, egli misura la traccia che la realtà ha lasciato dentro di noi.
POLEMICA CONTRO PELAGIO
Agostino dice “dammi la possibilità di avere la fede e dopo comandami ciò che vuoi”. Pelagio si domanda se Dio potrebbe chiedere all’uomo qualcosa che non è in grado di fare da se e perciò sostiene che la grazia non è necessaria. Così secondo Pelagio il peccato di Adamo non avrebbe indebolito l’umanità e non gli avrebbe tolto la possibilità di reagire e decidere per il meglio,quando invece esso impedisce il pieno orientamento dell’anima verso il suo vero bene, che è Dio. Questa dottrina era molto pericolosa in quanto rendeva vana la venuta di Cristo, l’operato della Chiesa e rinnegava il traducianesimo(per cui l’anima insieme al peccato originale viene trasmessa di padre in figlio attraverso la generazione). Per Agostino invece la grazia è indispensabile per raggiungere Dio ed essa si identifica con la libertà, perché la volontà è libera solo quando non è soggetta al peccato e questa libertà può essere restituita all’uomo solo dalla grazia divina. Perduta la prima libertà di poter non peccare l’uomo si trova a poter vincere il peccato solo con l’aiuto della grazia. Quali sono i criteri attraverso cui Dio concede la grazia non è dato a noi saperlo, ci basti considerare che per la colpa di Adamo l’intera umanità è dannata: Dio potrebbe non salvare nessuno; lo fa con alcuni è bontà, non lo fa con altri è giustizia.
RAGIONE E FEDE
Per Agostino cercare Dio e l’anima sono la stessa cosa e dunque ragione e fede sono strettamente connesse fra loro: è necessario anzitutto l’atto di fede per potere compiere il proprio cammino razionale verso la Verità; nello stesso tempo però occorre sforzarsi di comprendere per poter giungere ad una fede solida e incrollabile: crede ut intelligas, intelligo ut credas; con la ragione posso andare fino ad un certo punto, per andare oltre è necessaria la fede.
SANT'ANSELMO: PENSIERO
SANT’ANSELMO: Anselmo nasce nel 1033 ad Aosta. Ritiene che bisogna credere per capire, ma bisogna dimostrare razionalmente l’esistenza di Dio e per farlo è possibile considerare prove a priori o a posteriori; per le prove a posteriori procede come Aristotele sostenendo che non si può cadere in una reductio ad infinitum, ma a differenza di A. che si pone il problema del moto, Anselmo si pone quello della creazione: ci deve essere un creatore che abbia dato origine al primo generatore; e se esistono diversi gradi di perfezione, di bontà e diversi livelli di qualità ci deve essere la somma bontà e perfezione in virtù della quale queste cose esistono. Queste sono prove che si hanno osservando la realtà, ma che ci lasciano sempre nel campo dell’incerto, infatti l’ateo dice che è tutto frutto del determinismo materialistico. La prova a priori è per Anselmo più valida: si tratta di una dimostrazione che parte dalla definizione di Dio come l’essere perfettissimo da cui deriva dunque l’impossibilità di pensarlo come non esistente(se gli mancasse l’esistenza non sarebbe perfetto) a meno che non andare in contro ad un errore logico. Tuttavia Anselmo non si accorge che il suo ragionamento è valido solo se si parte già dal presupposto che Dio esista e se ne dimostra la necessità della sua esistenza, ma non ci dimostra se esso esiste realmente, perché non tiene conto dello scarto che c’è tra il pensiero e la realtà, tanto che san Tommaso lo criticherà dicendo che convince il credente, ma non l’ateo.
SAN TOMMASO: PENSIERO
SAN TOMMASO: Tommaso dedica tutta la sua vita a Dio e dagli atti del processo di canonizzazione si può evincere il carattere del santo:era ostinato e silenzioso (bue muto). Tutti gli scritti sono testimonianza della raffinatezza teologica di cui si avvaleva con cui fissa i dogmi.