Il teatro greco e la pòlis: riassunto
Breve riassunto sul teatro greco, la pòlis e i tre principali tragediografi (5 pagine formato rtf)
IL TEATRO GRECO E LA POLIS: RIASSUNTO
Teatro e polis.
Il teatro rappresenta una delle più elvate espressioni della civiltà letteraria del V secolo a.C. Il teatro coinvolgeva tutte le strutture della polis ed era un appuntamento atteso dall'intera collettività per tutto l'anno. Il prodotto da mettere in scena era concepito da un membro della polis, finanziato dalla polis e fruito dalla polis stessa. Il teatro contribuì in modo decisivo allo sviluppo della coscienza del cittadino, inducendolo, attraverso problematiche proposte sulla scena, a riflettere sulle strutture delle quali egli era parte. Proprio per questa ragione lo stato esercitava una pesante controllo sugli spettacoli teatrali: infatti vi era un'apposita commissione presieduta dall'arconte eponimo che esaminava le bozza delle opere che i concorrenti presentavano, ed essendo l'arconte eponimo una figura politica, controllava anche il grado di politicità dell'opera, censurando dove riteneva necessario.Teatro nell'antica Grecia: riassunto
IL TEATRO GRECO: RIASSUNTO
Le opere teatrali andavano in scena durante le Picole Dionise, le Lenee, le Grandi Dionise, le Panatenee, le Antesterie, feste che cadevano nel periodo invernale. Le rappresentazioni duravano tre giorni, uno per ciascuna tetralogia, quando poi i concorsi si estesero anche alle commedie, a queste venne dedicato un giorno durante il quale se ne svolgevano tre di seguito. Per scegliere il vincitore, ciascun componente della giuria doveva scrivere su di una tavoletta il nome dell'artista che aveva preferito, e poi mettere questa tavoletta in un'urna, dalla quale poi ne venivano estratte 5 a sorte, e in base al numero dei voti, si stabiliva il vincitore.
Il numero massimo di attori non andava oltre le tre unità: Tespi avrebbe introdotto il primo, Eschilo il secondo Sofocle. Il termine per indicare l'attore era upocrites, dal verbo upocrinestai "rispondere" ma anche "recitare" da qui il vocabolo italiano ipocrita "colui che finge". Le donne non potevano recitare, per cui le parti femminili erano svolte da attori maschi che passavano alle parti femminili per mezzo delle maschere, usate per cambiar identità e usate anche come ''microfono''. Durante gli spettacoli non si mostravano le scene cruente, per cui omicidi o suicidi avvenivano sempre all'interno di un edificio, un personaggio riferiva poi l'accaduto.
IL TEATRO E LA POLIS
Il mondo della tragedia è il mondo di una coscienza lacerata, di un conflitto che oppone un uomo al dio, o che oppone un uomo alla legge o un uomo all'altro uomo. All'origine del senso tragico vi è un contrasto profondo e insanabile che esplode ad un certo punto dlla vicenda rappresentata e può investire un singolo individuo oppure essere emblematico dell'essenza stessa dell'uomo lacerato da contraddizioni o contrapposizioni. Qualunque sia il motivo del contrasto l'importante è che sia insanabile. Un'importante tragediografo è Eschilo.