Un infinito numero

Romanzo di Sebastiano Vassalli,narra di un giovane schiavo greco, Timodemo, poi comprato da Virgilio del quale diventerà un affezionato liberto (2 pagine formato doc)

Appunto di laluccia92
Timodemo era nato a Napulia, un borgo in riva al mare,nei pressi di Argo. Timodemo viveva con la madre, una prostituta, che gli aveva detto che avrebbe imparato a leggere e a scrivere e che sarebbe diventato un uomo importante, ma non l'aveva mandato a scuola.
Inseguito venne venduto come schiavo a Dorikranos intorno all'età di 5 anni. A Dorikranos c'era una scuola di addestramento degli schiavi. Lì insegnavano ai futuri servi a leggere e a scrivere in latino per farli diventare scrivani, grammatici o segretari di uomini importanti. A loro ciò non importava minimamente, me essendo già istruiti potevano accedere ai mercati dell'Italia e far guadagnare grosse cifre a coloro che li vendevano.


Chi non riusciva negli studi veniva venduto al mercato locale per pochi soldi e andava in contro ad un'esistenza terribile. Timodemo fu portato a Napoli e lì fu acquistato da Virgilio, che lo prese come segretario personale. Egli era il primo uomo, da quando era nato, che lo trattava come un essere umano. Virgilio era un poeta nato a Mantova, risiedeva a Napoli dove aveva un'enorme biblioteca. Quando Timodemo fu portato a casa dal suo nuovo proprietario, rimase affascinato vedendo la grande quantità di libri presenti negli scaffali. Virgilio mise tutti quei libri a completa disposizione del suo servo a patto che non uscissero da quella stanza e che non venissero sciupati. Timodemo impiegò quattro anni per leggere tutto ciò che era possibile; una volta che il servo concluse di leggere tutti i libri della biblioteca Virgilio decise di rendere libero il suo schiavo che però, come segno d'amicizia, volle rimanere al fianco del suo padrone come segno d'amicizia.

All'epoca Mecenate, uomo di grande cultura, che amava circondarsi di gente saggia e che aveva fatto carriera a Roma come consigliere di Ottaviano, era il protettore di Virgilio, il suo editore e l'unico tramite con la buona società della capitale. Nella capitale c'era un'aspra lotta di propaganda tra Ottaviano e Antonio che fu vinta da Ottaviano. Nell'auditoriom di Mecenate, Virgilio recitò le Georgiche suo primo componimento; le sue poesie vennero apprezzate da tutti e vennero molto applaudite. Ottaviano si mette in contatto con Virgilio perché voleva che fosse scritto il mito sulla fondazione di Roma, che ne celebrasse le origini e i suoi comandanti. Così Virgilio decide di andare con Timodemo e Mecenate accompagnati da Tecmessa e Ninfa, la prima amante di Mecenate, la seconda la sorella minore di Tecmessa, che Mecenate aveva voluto portare con se affinché con le loro danze alleviassero le fatiche del viaggio, da Sarmento e Tanai, ex schiavi di Mecenate, divenuti suoi segretari e con il centurione Cuoricino.

Durante la sosta del secondo giorno alloggiarono in una locanda di Sutri chiamata "da Marcello". La mattina seguente lasciarono la locanda e lungo il tragitto vennero attaccati da dei banditi. All'ora del tramonto giunsero a Surina, una delle poche città che conservano, nella parte antica, la testimonianza artistica delle epoche precedenti al dominio romano. Presero alloggio nella locanda con l'insegna di corna bovine.