Italo Svevo, la psicanalisi e le poesie

Biografia, rapporti con la psicanalisi e con la società del suo tempo, tematiche da lui affrontate e le principali poesie quali una vita, senilità, l'ultima sigaretta, la morte di mio padre (4 pagine formato doc)

Appunto di morganamedea2
INTRODUZIONE ITALO SVEVO VITA Aron Ector Schmitz (Italo Svevo fu solo uno pseudonimo) nacque il 19 dicembre 1861 a Trieste, da una famiglia ebrea appartenente alla media borghesia, fece studi commerciali in un collegio tedesco, ma fin da giovane si interessò di letteratura.
L'origine triestinadecisiva x lo scrittore;Trieste fa parte dell'impero austro-ungarico,e per ragioni storiche e geografiche,centro di traffici internazionali e punto d'incontro di razze e culture diverse.una città cosmopolita,aperta agli influssi della cultura mitteleuropea e meno vincolata agli aspetti più conservatori della tradizione letteraria italiana. Nel 1978 tornò a Trieste, dove proseguì gli studi presso l'istituto superiore per il commercio, ma non abbandonò la sua passione per la letteratura, tanto che iniziò a scrivere per il giornale triestino d'ispirazione liberal-nazionalista e irredentista “L'Indipendente”.
Nel 1880, in seguito al fallimento dell'attività commerciale del padre, iniziò a lavorare come impiegato bancario ma, insoddisfatto del lavoro, trovò ancora una volta evasione dall'aridità della vita quotidiana nella letteratura. E' a questi anni che risalgono i progetti del suo primo romanzo “UNA VITA”, che si rivelerà però un grandioso insuccesso. Il matrimonio con la cugina Livia Veneziani, lo portò a due grandi cambiamenti: uno sociale, il passaggio all'alta borghesia, uno personale, poiché egli, uomo insicuro, che si considerava un “inetto”, poté maturare, trovando una base solida nel matrimonio e diventare un “pater familias”. La nuova attività lavorativa lo portò, però, a cambiare atteggiamento nei confronti della letteratura, che egli iniziò a considerare un'attività inutile e addirittura dannosa, poiché distraeva dalle occupazioni pratiche, “incatenava” il pensiero e ne condizionava il futuro svolgimento, (ma forse questa idea maturò in lui a causa del fallimento del suo secondo romanzo “SENILITÀ&rdquo. Egli decise pertanto di abbandonare definitivamente la letteratura. Tale proposito non fu però rispettato totalmente perché egli continuò a scrivere diari, lettere e annotazioni di vario genere perché riteneva che così avrebbe potuto meglio conoscere se stesso, il suo “io”. Nel 1915 Joyce, che era il suo insegnante d'inglese, lo esortò a continuare a scrivere, poiché credeva nel grande valore di “Senilità” e di “Una Vita”; di seguito incontrò la psicanalisi di Freud, in modo del tutto casuale. L'occasione per ricominciare a scrivere si ripresentò con l'inizio della prima guerra mondiale, quando la fabbrica di famiglia venne requisita dagli austriaci, ed egli ebbe di nuovo tempo per la letteratura. Nel 1919 compose la “COSCIENZA DI ZENO”, che pubblicò nel 1923, ottenendo l'ennesimo fallimento, decise di mandare il romanzo a Parigi a Joyce, che, apprezzatolo, lo diffuse negli ambienti intellettuali parigini; Svevo ottenne grandi riconoscim