La poesia tra le due guerre: Montale, Ungaretti e Saba
Riassunto sulla poesia tra le due guerre: Il male di vivere di Montale, il dolore della guerra di Ungaretti, la poesia del dolore di Saba e l'ermetismo (3 pagine formato doc)
LA POESIA TRA LE DUE GUERRE: MONTALE, UNGARETTI E SABA
La poesia nell’età tra le due guerre: La poesia del dolore.
La ricerca dell’essenzialità.Nel periodo tra le due guerre, la poesia italiana completa il processo di distacco dalla lirica dell’ottocento, evoluzione già iniziata nel primo Novecento. Dopo la prima guerra mondiale, si manifesta un bisogno di raccoglimento sentimentale e di controllo linguistico. Questi bisogni compaiono nella ricerca dell’essenzialità, rispetto al nazionalismo, così di grande effetto, ma privo di contenuti, all’estetismo ancora in uso, all’irrazionale futurista. Tale ricerca si vede in Ungaretti e in Montale, che sacrificano l’estetica di qualche parola ricercata, per creare un tratto comune di essenzialità. Proprio questa caratteristica rende le poesia indiretta e mediata, ovvero culturalmente raffinata e sentimentalmente faticosa. La poesia, rompendo definitivamente il legame con l’Ottocento, trova una nuova moderna misura negli anni Venti.
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POETICA TRA LE DUE GUERRE
Nei successivi anni Trenta, la letteratura ritrova un rapporto con la realtà sociale, mentre la poesia si ripiega e si isola, arrivando ad essere cifrata e di difficile comprensione. Molto significativo è la formazione della scuola dell’Ermetismo, che farà del suo isolamento poetico la condizione di purezza. Proprio in quegli anni Ungaretti e Montale compongono versi di ardua comprensione. Bisogna anche tenere conto del contesto storico: l’affermazione del fascismo, la riduzione della cultura. Fa eccezione Saba, che è lontano da essenzialità ed Ermetismo, di religione ebrea e quindi costretto a fuggire e nascondersi. La sua poesia si avvicina maggiormente alla comune umanità.
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POETI TRA LE DUE GUERRE MONDIALI
Il male di vivere: Eugenio Montale. La caratteristica crudezza della poesia di Montale nasce dalla sua concezione dell’esistenza umana. Più si inasprisce il linguaggio, più si approfondisce il male di vivere. Il termine indica una condizione psicologica e conoscitiva. Non viene indicata la sventura improvvisa che cambia totalmente la vita, ma un dolore di fondo tipico dell’esistenza umana. Il male non è frutto del fato, di demoni e malvagi, è una parte ineliminabile nella vita degli uomini.
Nella poesia “Spesso il male di vivere” si denota il disagio esistenziale del poeta, il malessere profondo legato al vivere. Per Montale il bene è solamente l’assenza del dolore, delle difficoltà, del malessere presente nella vita di tutti. Nella seconda quartina il poeta cita la divina Indifferenza, una forma di convivenza col dolore, l’allontanarsi dal mondo per cogliere il vuoto intorno alla specie umana.
Il dolore dalla guerra: Giuseppe Ungaretti.
Ungaretti partecipò alla prima guerra mondiale come volontario affascinato dal nazionalismo e dal bellicismo. Dopo aver combattuto da semplice fante in trincea, capì la vera sostanza della guerra: violenza, abbrutimento, negazione della vita. Egli descrive la sua condizione reale del periodo con la poesia “Soldati” (si sta come d’autunno/sugli alberi/le foglie). Questa esperienza lo allontana dal bellicismo per avvicinarlo alla ricerca dell’essenzialità. La poesia contro la guerra non rappresenta un’ideologia, un’accusa, ma è la meditazione sull’esistenza universale, proprio per questo lo stile essenziale e il rinnovamento sintattico rappresentano una rivolta morale. La purificazione spirituale è contrapposta alla purificazione del linguaggio.
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