Giovanni Pascoli: poetica

Giovanni Pascoli: poetica, vita e opere. Analisi delle seguenti poesie: "Lavandare", "Il Lampo", "Temporale", "X Agosto" e "Gelsomino Notturno" (3 pagine formato docx)

Appunto di castre

GIOVANNI PASCOLI: POETICA

Giovanni Pascoli (1855-1912)
La vita
Nasce a San Mauro di Romagna nel 1855.

Il 10 agosto 1867 il padre viene assassinato di ritorno dai poderi che amministrava. Tra il 1867 e il 1873 muoiono la madre e il fratello e Giovanni, insieme con le sorelle, sono affidati ad un collegio di Bologna. Dal 1876 al 1879 vince una borsa di studio presso la facoltà di lettere dell’università di Bologna; aderisce ad alcuni moti anarchici e passa qualche settimana in carcere.
Tra il 1882 e il 1906 inizia la carriera di insegnante a Messina e a Pisa, e la produzione di raccolte poetiche:
 Myricae (1891)
 I poemetti (1897)
 I canti di Castelvecchio (1903)
Dal 1907 al 1912 succede a Carducci sulla cattedra di letteratura a Bologna.

Giovanni Pascoli: riassunto

 

PASCOLI: POETICA DEL FANCIULLINO

La poetica del fanciullino
Nel 1897 sulla rivista il Marzocco, Pascoli pubblica un saggio critico dal titolo "il fanciullino". Secondo il poeta ogni uomo è dotato naturalmente della facoltà poetica insita in lui fin dalla nascita: il fanciullino.

Durante l'infanzia il fanciullino si esprime spontaneamente mediante il gioco e la fantasia del bambino. Divenuto giovane e poi adulto l'individuo reprime dentro di sé la voce del fanciullino, ritenendola troppo infantile. Solo da vecchi risentiamo la voce del fanciullino e la lasciamo esprimere. Solo il poeta dà voce al fanciullino durante tutta la sua esistenza producendo la poesia; la poesia è la capacità di "dare un nome a tutte le cose", il poeta è "l'Adamo della realtà".

Giovanni Pascoli: riassunto della vita, opere e poetica

 

POETICA PASCOLIANA

Il simbolismo pascoliano
Gli oggetti materiali hanno un rilievo fortissimo nella poesia pascoliane, ma ciò non significa affatto che vi sia in essa una gestione di tipo veristico all'oggettività del dato: i particolari fisici, sensibili sono filtrati attraverso la peculiare visione soggettiva del poeta, in tal modo si caricano di valenze allusive e simboliche, e rimandano sempre a qualcosa che è al di là di essi, all'ignoto di cui sono come messaggi misteriosi e affascinanti. Anche la precisione botanica e ornitologica con cui Pascoli designa fiori, piante, varietà di uccelli, pur avendo le sue radici nel rigore classificatorio della scienza positivista, assume poi ben diverse valenze: il termine preciso diviene come la formula magica che permette di andare al cuore della realtà, di attingere all'essenza segreta delle cose. Dare un nome alle cose è come scoprirle per la prima volta, con occhi vergini e stupiti, possederle intimamente, arrivare ad un'immedesimazione profonda con esse.
La poesia sa mettere in relazione aspetti del reale apparentemente distanti o inconciliabili: "il poeta sa dire la parola di riso mentre tutti piangono possa trovare il dolore là dove tutti  sorridono".
Il poeta è per sua natura portatore di serenità e di pace: la poesia rende migliore la società.

Giovanni Pascoli: poetica del fanciullino

 

LA POESIA PASCOLI ANALISI

Lavandare
A prima vista si ha una registrazione di dati oggettivi, veristici e bozzettistici:
 la prima terzina è dominata da impressioni visive, giocate su tonalità spente, autunnali (la terra mezza grigia messa nera) e per di più sfumate dalla nebbia leggera;
 la seconda si incentra invece si impressioni uditive, lo "sciabordare", i "tonfi", i canti delle lavandaie che provengono da lontano (senza che le figure umane entrino visivamente nel quadro).
 La quartina finale potrebbe sembrare la trascrizione di gusto veristico di un puro "documento", di un canto popolare. In realtà tutti questi dati assumono un valore simbolico. Si stabilisce una corrispondenza segreta tra lo stornello delle lavandaie e il particolare, presente all'inizio, dell'aratro dimenticato nel campo arato solo a metà: gli oggetti, il campo, l'aratro, rendono un senso di incompiutezza, di abbandono, carico di tristezza, accentuata dall'atmosfera autunnale desolata, grigia e nebbiosa; ciò che gli oggetti esprimono è poi ripreso dal canto popolare, che ribadisce la malinconia della lontananza, del passare del tempo, dell'attesa inutile, della solitudine e dell'abbandono.