Canto 16 Paradiso: riassunto e analisi
Analisi del concetto di nobilità e riassunto del Canto 16 del Paradiso di Dante Alighieri (2 pagine formato doc)
CANTO 16 PARADISO: RIASSUNTO E ANALISI
V Cielo (di Marte). È il quinto Cielo del Paradiso a partire dalla Terra, corrispondente a Marte e governato dalle Virtù: Dante vi incontra gli spiriti combattenti per la fede, tra cui l'avo Cacciaguida, Orlando e Carlo Magno, ed è descritto dal 14 al 17 canto del Paradiso. Dante vi ascende con Beatrice dopo aver visto lo sfolgorio delle luci dei beati del IV Cielo, che lo abbaglia: quando riprende la vista, si accorge di essere entrato nel Cielo di Marte per il colore rosso della stella e perché esso è più intenso del solito, a causa della bellezza di Beatrice. I beati di questo Cielo sono disposti lungo i bracci di una croce, che simboleggia probabilmente il trionfo di Cristo e della fede; dopo il lungo colloquio con l'anima dell'avo Cacciaguida, Dante ascende al Cielo successivo.Il Canto costituisce insieme al XV e al XVII il secondo momento del «trittico» dedicato all'incontro con l'avo Cacciaguida che dovrà svelargli l'alta missione di cui è investito dalla Provvidenza, collocato al centro della Cantica e dell'intero poema per la sua importanza e caratterizzato da una certa elevatezza dello stile, anche se questo episodio centrale è meno sostenuto degli altri due in quanto il discorso è più generale e verte sulla decadenza morale di Firenze, di cui vengono messe in luce le cause.
CANTO 16 PARADISO: RIASSUNTO
Riassunto. Avendo udito da Cacciaguida il titolo di nobiltà concessogli dall’imperatore Corrado, Dante dichiara di comprendere come possa, sulla terra, un uomo vantarsi della nobiltà dei propri avi, se egli stesso ha potuto gloriarsene in Paradiso, dove ogni desiderio terreno svanisce. Aggiunge, però, che la nobiltà di sangue si vanifica, se non la si mantiene onorata dai discendenti.
Rivolgendosi all’avo con il “voi”, mentre prima di sapere chi fosse, lo aveva apostrofato con il “tu”, Dante chiede a Cacciaguida notizie sui suoi antenati, dell’epoca della sua nascita, della popolazione fiorentina e delle famiglie più importanti di quel tempo antico.
L’anima di Cacciaguida indica, con vivo splendore, la gioia di poter rispondere alle domande del poeta e risponde, attraverso una perifrasi astronomica, di essere nato nel 1091; prosegue poi affermando che i suoi antenati e lui stesso nacquero e abitarono in un punto centrale dell’antica Firenze, nel Sesto di Porta San Pietro e afferma che di essi basta dire questo, non serve aggiungere altro.
Rispondendo alla terza domanda, Cacciaguida dichiara che la popolazione atta alle armi era allora un quinto di quella del tempo di Dante; rispondendo infine alla quarta domanda di Dante, Cacciaguida dichiara che ai suoi tempi non si era verificata quella mescolanza di famiglie del contato e quelle originariamente cittadine che, secondo Cacciaguida, è la vera origine di tutti i problemi e gli scontri della città. Inizia quindi a enumerare le principali famiglie del suo tempo accennando al declino o alla fine di alcune di esse.
Cacciaguida conclude dicendo di essere vissuto a Firenze con queste famiglie, in una città tranquilla e pacifica che non aveva motivo di lamentarsi. Il popolo fiorentino a quel tempo era giusto e glorioso, tanto che la città non subì alcuna sconfitta militare, né l'insegna cittadina era ancora diventata rossa di sangue.
Canti 15, 16 e 17 del Paradiso di Dante: riassunto
CANTO 16 PARADISO: ANALISI
Approfondimento. Per poter parlare dell'evoluzione storica del concetto di nobiltà, è necessario prendere atto della pluralità delle sue accezioni.
1. ha significato e continua a significare una qualità positiva di carattere spirituale, intellettuale, morale, ma anche fisica, propria dell'uomo e però estensibile a qualunque altra realtà (un animale, una pianta, una pietra preziosa, un luogo).
2. il concetto di nobiltà in questa accezione è stato spesso usato come sinonimo di aristocrazia, per indicare un ceto dominante ristretto ai 'migliori' per forza fisica, capacità intellettuali, ricchezze, attitudine al comando.
3. In un senso più specifico, in particolare in età moderna, col termine 'nobiltà' si intende una particolare condizione giuridica e sociale, legata al possesso spesso ereditario di onori e privilegi esclusivi.