La distrazione, di Luigi Pirandello

Analisi e commento personale sulla celebre novella dello scrittore di Agrigento (2 pagine formato doc)

Appunto di robertamanno
Un disgraziato, un attaccabrighe, un ubriacone o semplicemente un diverso. Chi è in realtà Scalabrino? Molti possono essere i punti di vista tuttavia una caratteristica del giovane viene messa in evidenzia già dal titolo: la "distrazione".

Con una "tuba spelacchiata buttata a sghembo sul naso", " gli occhi a sportello, la faccia gialla, come di cera e il naso rosso" attraversa lentamente le strade di Roma guidando il "carro nero". In pieno Agosto, con un caldo che opprime il respiro, giunge nei quartieri nuovi della grande città.
L'ambiente sembra lontano dal protagonista.
Se il cocchiere infatti è stanco e segnato dalle sofferenze della vita, le case invece sono asettiche, inviolate apparendo così in forte contrasto con il tema della morte. Case nuove costruite con la speranza di ospitare nuove famiglie, di veder nascere nuovi bambini che invece sono costrette a vedere il carro della morte.

Questo aspetto tuttavia non dovrebbe stupire i lettori di Pirandello. La vita di ogni persona in realtà è una trappola che opprime e fa soffrire ma da cui nessuno riesce a liberarsi. Come affermava anche Schopenhauer la vita non è gioia ma un alternarsi di noia e dolore poiché siamo dei burattini guidati dalla volontà di vivere. Così Pirandello giunge addirittura ad affermare ne "la trappola":

"ci accoppiamo un morto e una morta, e crediamo di dar la vita e diamo la morte ... un altro essere in trappola."

Anche Scalabrino è in trappola. "non gli piaceva per nientissimo affatto, quel mestiere", aveva cercato di cambiare di svolgere lavori diversi, ma inevitabilmente finiva sempre per ribellarsi. È alienato non solo dal proprio lavoro, ma anche dalla propria società; allontanato dagli altri poiché identificato come un ubriacone, uno sciocco, una persona capace solo di litigare.