Lettera a Francesco Vettori di Niccolò Machiavelli

Lettera a Francesco Vettori di Niccolò Machiavelli del 10 Dicembre 1513: breve riassunto, analisi del testo e significato

Lettera a Francesco Vettori di Niccolò Machiavelli
getty-images

NICCOLÒ MACHIAVELLI

Niccolò Machiavelli
Fonte: getty-images

La lettera a Francesco Vettori del 10 Dicembre 1513 rappresenta una delle epistole più celebri di Niccolò Machiavelli,nella quale è presente la risposta alla lettera del 23 Novembre dello stesso anno di Francesco Vettori (ambasciatore della Repubblica fiorentina presso la corte pontificia di papa Leone X), all'interno della quale descrive la sua giornata tipo caratterizzata da momenti di svago ed occupazioni.

La risposta di Machiavelli appare ironica poiché bandito da Firenze, risiede ora in campagna (presso San Casciano),occupando la sua giornata con frequentazioni di basso livello sociale ed attività vili;nonostante ciò la sera Machiavelli per 4 ore può dedicarsi alla lettura dei classici per "rigenerarsi". Machiavelli, inoltre, comunica a Francesco Vettori di aver composto un'opera sulla natura del tipo di governo ideale riconosciuto in quello principesco.

LETTERA A FRANCESCO VETTORI, ANALISI DEL TESTO

Nell'introduzione Machiavelli si chiede del perché per molto tempo Machiavelli e Francesco non si fossero scritti: l'unica ragione che ritiene valida è quella di non essere stato un buon custode dei segreti di Francesco (il gonfaloniere aveva espresso giudizi negativi riguardo particolari comportamenti del papa). Nella seconda parte Machiavelli spiega all'amico la propria la situazione di vita: prima dell'Avvento dell'inverno vendeva legna per poter guadagnarsi da vivere,inoltre spiega di dedicarsi anche alla caccia; nonostante ciò questa attività non rappresenta una fonte di guadagno poiché viene spesso truffato.

Con l'arrivo dell'inverno Machiavelli si reca ogni giorno al bosco per cacciare, dove si dedica anche alla lettura di testi non impegnati come Dante o Petrarca (sono definiti non impegnati poiché parlano di amore e non di politica). Dopodiché si reca in osteria dove parla con gli abitanti del luogo riguardo le vicende di attualità; a pranzo mangia con i suoi amici "cibi poveri" a causa della sua condizione sociale non agiata. Finito il pranzo ritorna in osteria dove gioca con un mugnaio, un macellaio e due fornaciai, con i quali nascono molte discussioni a causa del poco denaro messo in ballo.

La sera però, Machiavelli si "spoglia" di questi vestiti rozzi per dedicarsi alla lettura dei classici per 4 ore durante le quali domanda e parla con gli autori attraverso la lettura e perciò sente di non temere più nulla, neanche la morte. Machiavelli inoltre, spiega all'amico di aver composto i primi 11 capitoli del "De principatibus" che sarà dedicato a Giuliano dei Medici;confessa anche di avere ragionato con Filippo Sodelini(gonfaloniere di Firenze) se spedirlo o portarlo di persona poiché un certo Ardinghelli, nemico di Machiavelli, potrebbe dichiarare il De principatibus una sua opera.

Nelle ultime righe della lettera Machiavelli esplicita il proprio desiderio di poter essere ripreso dalla famiglia dei Medici anche solo per "rotolare le pietre" perché non può continuare a sopportare tale condizione sociale; infine sostiene di avere molta esperienza dalla sua parte e di non avere mai osato tradire in 43 anni la propria Firenze.

Ascolta su Spreaker.
Un consiglio in più