Galileo Galilei, riassunto della vita e delle opere

Riassunto della vita, del metodo scientifico, delle epistole, del Sidereus nuncius, Saggiatore, Dialogo sopra i massimi sistemi del mondo di Galileo Galilei.

Galileo Galilei, riassunto della vita e delle opere
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Galileo Galilei, vita

Galileo Galilei
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Galileo Galilei nacque a Pisa nel 1564 da una nobile famiglia fiorentina. Studiò nel convento fiorentino di Santa Maria di Vallombrosa per poi iscriversi all’Università di Pisa. Galilei si dedicò agli studi scientifici, alla matematica, alla medicina e alla filosofia naturale, per poi abbandonare l’Università senza mai laurearsi.

Nel 1589 rientrò all’Università come docente di matematica, ma si trasferì nell'ateneo di Padova, dove ebbe maggior libertà di espressione, poiché si trovava nella Repubblica Veneta, meno soggetta ai dogmi e al controllo della Controriforma.

Il conflitto con la chiesa

Nel 1610 Galilei si trasferì a Firenze, come matematico e filosofo del granduca di Toscana. I suoi studi portarono presto, grazie all'invenzione del cannocchiale, all’ampliamento delle conoscenze sull’Universo (i satelliti di Giove, le fasi di Venere). Questo aprì il conflitto con la Chiesa, preoccupata delle ripercussioni che potevano avere queste scoperte.

Nelle sue opere Galilei espose con estrema chiarezza il suo pensiero e decise di utilizzare il volgare per consentire a un più vasto pubblico di partecipare al dibattito.

Nel 1615 Galilei fu denunciato dai Domenicani all’Inquisizione per la sua teoria eliocentrica, condannata per la sua incompatibilità coi dettami della Chiesa. L’Inquisizione intimò Galilei di non divulgare più la sua teoria.

La condanna e l'abiura

Quando divenne papa il cardinale Barberini, amico di Galilei, col nome di Urbano VIII, Galilei sperò in un suo appoggio: scrisse quindi un’opera alla quale lavorava da tempo, il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, nella quale metteva a confronto, in maniera molto semplice e chiara, la teoria tolemaica e quella copernicana.

Papa Urbano VIII, però, temendo di perdere il suo potere, sotto minaccia del Consiglio dei Prelati, lasciò che i Gesuiti le idee di Galileo, che fu costretto ad abiurare pubblicamente le proprie tesi e fu condannato agli arresti domiciliari a vita.

L'isolamento degli ultimi anni

Galilei trascorse gli ultimi anni della sua vita prima a Roma e poi a Firenze, sorvegliato dal ?sant'Uffizio. Tuttavia proseguì nelle sue ricerche, ed eludendo la sorveglianza, riuscì a far giungere in Olanda il frutto delle sue ultime scoperte.

Morì nel 1642.

Il metodo galileiano

Galilei fu innovativo e moderno per l’atteggiamento metodologico che caratterizzava le sue ricerche. Per la prima volta la matematica diventa, nel metodo di Galilei, uno strumento per interpretare la Natura.

La Chiesa, che la subordinava alla teologia, si oppose a questa visione della matematica in grado di descrivere la struttura del mondo.

Il metodo galileiano si fonda sull’osservazione diretta del fenomeno naturale e la sua trascrizione in termini scientifici e matematici. La fase successiva prevede l’elaborazione dei dati sulla base di una dimostrazione matematica per poi arrivare ad un esperimento che confermi il risultato riscontrato dall’esperienza.

Galileo Galilei, Epistole

Il mezzo che Galilei utilizzava per sostenere la fondatezza delle sue posizioni fu la corrispondenza epistolare.

Attraverso le epistole, scritte con un linguaggio più chiaro e aperto rispetto a quello dei trattati, intratteneva rapporti costanti coi suoi allievi, con colleghi scienziati (come Keplero) o con i suoi nobili protettori.

Raccogliamo di seguito una serie di epistole.

Lettere copernicane o teologiche

Le sue corrispondenze andarono a formare le cosiddette lettere “copernicane” o “teologiche”, che Galilei non concepisce come private, ma come un’occasione per difendere pubblicamente le sue idee.

La sua missione di credente e studioso fu quella di eliminare i pregiudizi secondo cui nelle Sacre Scritture esistevano dei passi che negavano la visione cosmologica di Copernico.

Lettera a don Benedetto Castelli

In questa lettera Galilei cerca di conciliare la teoria eliocentrica con le Sacre Scritture.

Secondo Galilei bisogna tenere conto del contesto e degli scopi che degli autori delle Scritture, per giungere ad una ricezione corretta del testo.

La Chiesa cattolica, però, non ammette un criterio di lettura differente da quello tradizionale, quindi non tiene conto del progresso dell’uomo e delle scoperte.

Secondo Galilei l’interpretazione deve essere oggettiva e non affidata alla soggettività dei singoli, in funzione anche dell’epoca.

Anche il linguaggio delle Sacre Scritture, per Galilei, deve essere sottoposto ad interpretazione critica, dal momento che gli autori, per rendere più comprensibili le verità, si sono serviti di argomenti umani, limitati e condizionati dalle conoscenze acquisite  in quello stadio della civiltà.

Galilei pretende dunque di estendere alla religione gli stessi criteri utilizzati in materia scientifica, in modo da limitare le verità di fede.

Il Sidereus Nuncius

Galileo e il cannocchiale, sua scoperta
Fonte: ansa

Il Sidereus Nuncius è un'opera con la quale Galileo Galilei annuncia al mondo le nuove e sconvolgenti scoperte scientifiche effettuate con il nuovo strumento, il cannocchiale. Si tratta di scoperte nei fatti rivoluzionarie sia per la portata dei contenuti, sia per la metodologia con la quale sono state possibili. Le scoperte che Galilei riporta sono:

  • I quattro satelliti di Giove;
  • La superficie irregolare della luna;
  • Le fasi di Venere determinate dalla sua rotazione attorno al Sole.

Queste nuove scoperte mettevano in crisi la visione tradizionale dell’Universo perché il sistema Tolemaico non sarebbe riuscito a giustificare queste nuove realtà.

Il Saggiatore

Galilei scrisse quest’opera in occasione della comparsa in cielo di tre comete nel 1618, che fu l’occasione uno scontro coi Gesuiti.

È un’epistola scientifica, indirizzata all’amico sacerdote Virginio Cesarini, è una risposta all’opera la “Libra”, del gesuita Orazio Grassi, il quale intendeva confutare le tesi di Galileo sulla natura delle comete.

In quest’opera Galilei espone l’importanza della metodologia della ricerca scientifica, affermando che lo scienziato, nelle sue indagini, deve attenersi all’esperienza derivata dai dati sperimentali.

Galilei fa una distinzione fra qualità soggettive e qualità oggettive di un determinato fenomeno: le prime sono misurabili e hanno valenza scientifica, le seconde non sono misurabili e non hanno valenza scientifica.

La favola dei suoni

In questo passaggio del “Saggiatore”, Galilei illustra l’esperienza della ricerca scientifica. Fino al momento in cui il protagonista comincia la sua ricerca per il protagonista esisteva soltanto il suono del canto dei suoi uccelli. Una volta cominciata la ricerca, il protagonista si imbatte in suoni che non aveva mai udito che suscitano in lui una grande meraviglia.

Il protagonista della vicenda è mosso, nella sua ricerca, da ingegno e curiosità e, nel suo cammino, incontra stimoli che ne sollecitano continuamente la meraviglia, per spiegare come il metodo scientifico, attraverso l’acquisizione progressiva di dati che necessitano a loro volta devono essere dimostrati, riesca a formulare ipotesi sempre più razionali di un numero sempre più ampio di fenomeni.

In questa novella Galilei mette in evidenza più la ricerca che il risultato stesso e il rapporto emotivo e intellettuale che si instaura tra l’osservatore e la cosa osservata.

Nel descrivere i vari suoni e dunque le innumerevoli variazioni in cui la realtà può essere rappresentata, il protagonista trasforma la sensazione in “sensata esperienza”, cioè in un’ipotesi di spiegazione del fenomeno per svelarne i meccanismi di funzionamento e le cause, pervenendo così ad una conoscenza sempre più ampia della realtà.

L’accumularsi progressivo di certezze che si rivelano essere sempre parziali e relative insegna la lezione di umiltà e della cautela al protagonista. Ciò vuol significare che la conoscenza è relativa e in costante evoluzione.

L’errore più grave è quello di credere di aver raggiunto certezze definitive, cosa che porta ad interrompere la ricerca e a cadere nella superbia.

Dialogo sopra i massimi sistemi del mondo

Quando Urbano VIII salì al soglio pontificio, Galileo ebbe l’autorizzazione di pubblicare la sua opera, il Dialogo sopra i massimi sistemi del mondo, ma a condizione che Galileo, il quale aveva l’intenzione di mettere a confronto le tesi aristoteliche e teologiche con quelle copernicane e scientifiche, si ponesse al di sopra delle parti e non si schierasse a favore di nessuna delle due posizioni.

Galileo non si attenne a questa disposizione, nella speranza che la Chiesa avesse abbracciato la causa della Scienza Nuova.

L’opera è suddivisa in quattro giornate, è ambientata a Venezia e consiste in una contrapposizione dialettica fra due opposte posizioni.

I personaggi

Gli interlocutori di questo confronto dialettico sono dei veri e propri personaggi:

  • Salviati, il sostenitore della tesi copernicana
  • Simplicio, il sostenitore delle dottrine aristoteliche
  • Sagredo, il mediatore fra le due parti, che rappresenta Galilei stesso

Sagredo, l’interlocutore neutrale, è caratterizzato dalla curiosità di sapere e dal desiderio di formarsi un’opinione personale sulla questione, cosa che induce nel lettore una reazione di simpatia che lo spinge ad identificarsi nel personaggio e a schierarsi dalla parte di Salviati.

Simplicio soccombe alla forza dei ragionamenti di Salviati, non riuscendo a dare che risposte astratte di fronte agli esempi concreti della parte avversaria, ma Galilei non fa di lui un personaggio ridicolo, piuttosto un personaggio tragicomico che ha paura di crescere e di affrontare l’ignoto con le proprie forze.

L’obiettivo di Galilei, in quest’opera, è quella di “rifare i cervelli”, ovvero di trasformare le abitudini secolari di vita prima che di pensiero.

Contro l'ipse dixit

In questo dialogo Galilei confuta il “principio di autorità” dimostrando l’insensatezza di chi, di fronte alla dimostrazione di errori evidenti presenti nei testi di Aristotele, ignora la realtà e si affida all’ipse dixit (=l'ha detto lui).

Galilei riporta un apologo in cui un filosofo seguace di Aristotele, pur avendo sotto i suoi occhi un fatto tangibile ed innegabile (trattasi di un autopsia, dove Galileo ed altri scienziati scoprono che i nervi partono dal cervello e non dal cuore come sosteneva Aristotele), rifiuta di crederci perché sui libri di Aristotele c'era scritto il contrario.

Salviati afferma che gli aristotelici, nella pretesa di salvare ogni affermazione del maestro, anche se contraddetta della realtà, finiscono per compromettere la credibilità stessa di Aristotele. Ironicamente afferma che sarebbe meglio rintracciare nei suoi scritti tutto quello che la nuova scienza sta scoprendo nel mondo.

Alla fine del dibattito le certezze di Simplicio cominciano ad incrinarsi. Egli, infatti, chiede a Salviati quale filosofi bisogna seguire, se si lascia Aristotele. Questa domanda fa trasparire l’ingenuità e la mancanza di autonomia di Simplicio, che lo fanno apparire come un eroe di un’astratta perfezione razionale, in nome della quale è pronto ad ignorare e distruggere la realtà se questa non corrisponde all’ideale.

Il Dialogo porta alla luce la causa dell’intransigenza dei tradizionalisti, ovvero la paura di affrontare ciò che non si conosce, anche che se per questo rinunciano alla possibilità di vivere nel mondo reale.

Bertolt Brecht, Vita di Galilei

Bertold Brecht visse nel periodo del Terzo Reich e fu costretto ad espatriare nel 1933 per aver combattuto apertamente il nazismo. Scrisse la sua opera in Danimarca, proseguendola poi in Finlandia e Negli Stati Uniti, per concluderla a Berlino Est, dove si trasferì, non avendo avuto il permesso dagli Alleati di poter rientrato nella Germania Occidentale per le sue posizioni anticapitaliste.

Nella sua lotta contro il dogmatismo assolutista dell’ideologia nazista, Brecht conobbe tutte le difficoltà della lotta contro il totalitarismo.

Il suo personaggio, Galilei, ha in se le caratteristiche dell’eroe tradizionale e quelle di un uomo normale, non privo di contraddizioni. Il Galileo di Brecht ama le donne, la buona tavola, è uno scienziato integerrimo che sfrutta con opportunismo ogni situazione favorevole per conquistare vantaggi economici o posizioni che gli consentano di dedicare ai suoi studi il massimo delle energie.

Questo Galileo non è un eroe senza macchia e senza paura, perché questo tipo di eroi esistono soltanto nell’immaginazione. Ogni uomo, infatti, è condizionato dalle circostanze.

Galileo Galilei: il riassunto in un podcast di 3 minuti

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