La religione: cos'è e quale funzione sociale ha

Approfondimento sulla religione: definizione, funzione sociale, il rapporto con la scienza e la religione nella società di oggi

La religione: cos'è e quale funzione sociale ha
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LA RELIGIONE

La religione: cos'è e quale funzione sociale ha
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La religione è un insieme di credenze e riti di un essere umano o di un’intera comunità di persone e ad occuparsi di religione come materia di studio non sono solo antropologi, psicologi e scienziati sociali ma anche credenti e specialisti (teologi, dotti) delle diverse religioni. A differenza dello scienziato sociale, che studia la religione come fenomeno umano analizzato scientificamente come l’economia e la politica, il religioso è interessato a favorire l’esperienza religiosa cercando di dare delle risposte a degli interrogativi. Le persone nutrono credenze religiose svolgendo pratiche rituali, affidandosi a specialisti del sacro e organizzando la vita religiosa in forme sociali come la chiesa o altri movimenti. Il fenomeno religioso viene esaminato dall’esterno. Lo scienziato sociale non entra nel merito, ossia non cerca di stabilire la veridicità di una religione o se l’una è migliore dell’altra o ancora se è più ragionevole avere fede o non averla. Gli scienziati descrivono quello che i diretti interessati pensano e fanno e si sforzano di spiegare il fenomeno religioso in chiave terrena, raccogliendo i dati sulla vita religiosa umana in base ad altri dati di fatto sull’uomo, come la sua psicologia, la vita sociale e la società in generale. Le scienze sociali non sono in grado di esaurire il discorso sulla religione, di dirci tutto ciò che in proposito vorremmo sapere. Le scienze sociali non offrono risposte agli interrogativi fondamentali alla base dell’esperienza religiosa (c’è la vita dopo la morte). La ricerca scientifica spiega la religiosità umana riducendola a bisogni psicologici o sociali o culturali, cioè in chiave terrena.

COS'E' LA RELIGIONE

Definire la religione non è facile. Possiamo dare una definizione funzionale, nel quale si precisa a cosa serve la religione. Secondo il sociologo americano John Milton Yinger la religione è “un sistema di credenze e pratiche con cui un gruppo di persone lotta con i problemi della vita umana”. Ma come si manifesta la religione? M. Spiro (1966) definizione la religione come “un’istituzione consistente in una interazione, con essere sovraumani culturalmente postulati”. Partendo da queste due definizioni si è arrivati a questa ulteriore definizione di religione: la religione è un insieme di credenze riguardanti il trascendente, che si accompagnano a pratiche di vita e rituali, che si esprimono in forme sociali più o meno organizzate e che in ogni società svolgono funzioni psicologiche e socio-culturali. Trascendente significa tutto ciò che va al di là della nostra esperienza sensibile (tutto ciò che si può dimostrare con i sensi). Ci sono due aspetti di trascendenza: dimensione intellettuale, consiste nel fatto che non riusciamo a conoscere le realtà trascendenti e una dimensione pragmatica, non possiamo controllare ne intervenire sulle realtà trascendenti.

Buona parte dell’attuale popolazione mondiale fa riferimento a qualche religione, alla fine del ‘900 quasi l’80% della popolazione mondiale dichiarava di avere una fede religiosa.

Quelli che si definivano non religiosi erano circa il 17% e gli atei convinti meno del 5%. Il secolarismo (dal latino saeculum, che indica tutto ciò che non appartiene alla religione), l’astensione, l’indifferenza o il rigetto della religione restano un fenomeno di minoranza, che interessa una minima parte del mondo.

LA RELIGIONE NELLA PREISTORIA

La religiosità dell’uomo preistorico è testimonianza delle pratiche funerarie. L’uomo preistorico scavava una fossa per deporvi il defunto e lo sistemava in una posizione leggermente ripiegata e accanto venivano posti oggetti di uso quotidiano con un corredo funerario più o meno ricco e ciò indicava anche la volontà di stabilire un legame tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Il loro luogo di culto si presuppone che fossero delle grotte decorate, con dei dipinti e delle incisioni sulle pareti, non erano delle abitazioni ma luoghi frequentati da più persone. Esistono dei specialisti del sacro, dalle scritture trovate sulle pareti si notano della rappresentazioni di personaggi enigmatici, forse sciamani; coloro che venivano ritenuti capaci di entrare in collegamento con il mondo soprannaturale.

Il fatto che l’esperienza religiosa sia universale è di grande interesse per gli scienziati sociali che cercano di spiegare perché questo accada. Antropologi e sociologi hanno elaborato molte ipotesi e teorie e si possono ricondurre due ordini di spiegazioni che alla base dell’esperienza religiosa ci siano fondamentali bisogni dell’individuo e che ci siano fondamentali bisogni della società, la religione è legata ad esigenze che nascono nell’esistenza del singolo individuo ma hanno anche a che fare con esigenze della vita sociale umana.

LA TRASCENDENZA RELIGIOSA

L’uomo ha bisogno di trascendenza, cioè l’esigenza di andar oltre l’ambito delle cose direttamente sperimentabili. La vita umana è chiaramente dominata dal senso del limite di tipo

  • cognitivo: l’uomo si rende conto che la sua capacità di capire il mondo, gli eventi, se stesso e la propria esperienza è limitata. La sua vita è piena di interrogativi e di misteri ai quali non sa dare spiegazioni;
  • pragmatico: l’uomo è consapevole di non avere pienamente sotto controllo la propria vita e il proprio destino, ma di dipendere da forze superiori a lui (malattie);
  • morale: l’uomo non agisce solo in vista dell’utile ma tiene conto del bene e del male, delle cose giuste e ingiuste. A volte però le nostre procedure morali si rivelano insoddisfacenti e ci imbattiamo in problemi e in dilemmi pressoché insolubili.

Alcuni studiosi hanno insistito sui limiti cognitivi sostenendo che la religione risponde ad esigenze intellettuali ed è un mezzo per comprendere ciò che non riusciamo a comprendere con la nostra conoscenza; si tratta della teoria delle origini della religione di Edward Burnett Tylor riportato nella sua opera più importante “Cultura primitiva”. Secondo Tylor erano state le riflessioni sui sogni ad avviare gli uomini primitivi verso credenze magico-religiose. Gli uomini, attraverso il sogno, hanno supposto che ci fosse “un doppio”, un esistenza materiale e una spirituale, un corpo e un anima (animismo).

Altri autori hanno collegato l’esperienza religiosa sia all’emotività umana che alle attività intellettuali: la religione avrebbe funzione rassicuratrice, metterebbe fine all’attivazione emotiva fornendoci conforto e dandoci la sensazione di controllare indirettamente, attraverso le divinità, ciò che per noi è incontrollabile. Questo concetto è stato sostenuto da Bronisław Malinowski, padre dell’antropologia culturale (funzione emotiva della religione).

FUNZIONE SOCIALE DELLA RELIGIONE

L’esperienza religiosa risponde ad esigenze fondamentali per la società e in base al quale si possono ricondurre tre ipotesi:

  1. la religione è strumento d’integrazione sociale e questa tesi è stata formulata all’interno del funzionalismo, secondo il quale la società è come un organismo che deve adattarsi all’ambiente e le strutture sociali sono funzionali ai bisogni di soddisfare. Un bisogno della società è restare uniti: è impensabile una società che non sia integrata, un complesso legato da vincoli duraturi. La religione svolgerebbe la proprio la funzione di mantenere l’integrazione e di evitare la disgregazione. Attraverso le credenze comuni, i simboli, i riti svolti assieme la religione favorirebbe lo sviluppo del senso d’appartenenza a una stessa entità collettiva ben identificabile: ciascuno riesce a riconoscere in quei riti che svolge il “noi” di cui fa parte. Un rinnovo continuo al senso di appartenenza alla collettività e conserva nel tempo l’unità sociale.
  2. La religione è un sistema di legittimazione dell’assetto sociale esistente: nella società c’è chi esercita il potere su altrui, esistono diseguaglianze e ingiustizie. La religione può essere un sistema per giustificare questo stato di cose e per impedire che l’ordine sociale esistente venga messo in discussione e rovesciato. Quest’idea è stata portata avanti soprattutto dai sostenitori delle “teorie del conflitto”, tra cui Marx che ha sostenuto che la religione nasconde i rapporti di dominio e oppressione e impedisce alle persone di guardare in faccia la realtà che è fatta di lotte e antagonismi. Marx insieme ad Engels nel “Manifesto del Partito Comunista” avevano dichiarato che la ragione è “l’oppio dei popoli”, tutto ciò che offusca la ragione della gente.
  3. Un'altra tesi sostenuta da un altro dei maestri della sociologia è quella di Max Weber, secondo il quale molte religioni, specie nella fasi iniziali del loro sviluppo, sono state agenti potenti di cambiamento sociale, la religione è appunto un fattore di cambiamento sociale. Weber nota che le religione profetiche, come l’ebraismo antico e il cristianesimo, hanno rotto con l’assetto tradizionale delle società in cui sono nate e hanno risposto a istanze nuove.

Le tre ipotesi, nel complesso, non sono del tutto soddisfacenti ma possono essere utilizzate come riflessione per cercare di spiegare l’esperienza religiosa. La religione è stata ed è indispensabile per l’uomo come mezzo appropriato per soddisfare i bisogni connaturati dell’uomo.

Ma si pensa anche che la religione possa andare contro al declino, alla scomparsa o perché i bisogni ai quali risponde possono venire meno o perché gli uomini possano sostituirla con altri mezzi. Marx sosteneva che le religione era destinata a scomparire con il progresso dell’umanità, con l’avanzare di uno sviluppo nella scienza, mentre il filosofo e sociologo spagnolo José Ortega y Gasset contraddice Marx affermando che se la religione risponde ad un bisogno cognitivo di trascendenza non vuol dire affatto supporre che possa essere rimpiazzata dalla scienza, ma la contrario considerarla una risorsa umana che resta importante anche quando le conoscenze scientifiche fanno grandi passi avanti; la scienza si è dimostrata non in grado di soddisfare pienamente il bisogno di conoscenza trascendentale poiché danno risposte parziali e provvisorie, e vengono definite un illusione.

CREDENZE RELIGIOSE

La maggior parte delle religioni è caratterizzata da credenze di entità soprannaturali. La prima distinzione può essere quella tra:

  • forze soprannaturali, che sono potenze impersonali paragonabili all’energia o agli agenti fisici: mana, orenda, baraka, fortuna, tabù;
  • esseri soprannaturali che somigliano agli esseri viventi e hanno carattere personale: di origine umana (ancora presenti in qualche forma accanto a noi dopo la morte: fantasmi, spiriti di antenati) e di origine non umana (come dèi, i quali hanno grandi poteri, sono ben individualizzati e sono soggetto di venerazione; angeli, spiriti del male, il diavolo tentatore che induce l’uomo alla disobbedienza e al peccato). Il mana è un potere soprannaturale che viene chiamato in causa per un successo o un insuccesso inaspettati e che si ritiene essere stato indotto da oggetti o persone. La fortuna è una forza soprannaturale e si richiama a un successo che va al di là del corso naturale degli eventi. Il tabù sta ad indicare qualsiasi proibizione della tradizione, cose da non dire e cosa da non fare.
  • la credenza della vita dopo la morte, diffusa in quasi tutte le religioni, questa credenza è legata all’anima individuale dato che il corpo muore ma la l’anima sopravvive. Una distinzione importante va operata tra tradizioni religiose che sostengono la reincarnazione, l’anima continua a vivere passando a nuova vita in altri corpi, e la credenza nell’aldilà per la quale l’anima si trasferisce in un regno di morti.

IL SOPRANNATURALE

Esistono svariati sistemi per interagire con il soprannaturale. Il più noto è quello della preghiera, è un dialogo con la divinità, può essere libera o codificata, silenziosa o recitata a voce alta, privata o pubblica, nobile, disinteressata o può essere anche una preghiera manipolatrice che mira a piegare la divinità ai proprio interessi. Nella preghiera si lode, si glorifica, si ringrazia la divinità o si supplica per interessi personali. Un altro modo di interagire è il sacrificio, che consiste nell’offrire alla divinità cibo o bevande, fiori o oggetti di valore, la vita di un animale o di un essere umano.

Un tipo di sacrificio è l’offerta primaziale, tipica dei cacciatori-raccoglitori, si consegna alla divinità parte dei beni raccolti. Poi c’è il sacrificio-dono, tipico delle società agricole, l’uomo produce qualcosa di suo o lo dona alla divinità. E il terzo tipo è il sacrifico di comunione, l’animale viene ucciso per cibarsene assieme (tradizione greca, ebraica). Nelle religioni sciamaniche si interagisce con il soprannaturale quando lo sciamano ricorre a stati di trance attraverso la musica, il tabacco, l’alcool o l’uso di stupefacenti, cade in uno stato alterato di coscienza e ha l’impressione di entrare in contatto con gli spiriti. Un'altra modalità di interazione è la divinazione, si cerca di acquisire informazioni consultando una fonte soprannaturale, che informa di eventi che accadranno in futuro o anche motivi di eventi accaduti nel passato e del presente. La divinazione può essere di due forme: l’interpretazione in cui si decifrano fatti e fenomeni particolari e la sperimentazione in cui viene manipolata una realtà e a ciò che emerge si traggono le conclusioni che interessano: posizione degli astri, epatoscopia (l’esame delle viscere degli animali), volo degli uccelli. Rientrano tra i mezzi per interagire con il soprannaturale anche le magie, tendono ad operare sulle forze e sugli esseri soprannaturali per raggiungere determinati scopi: magia buona o bianca (quando gli effetti cercati sono benefici), magia cattiva o nera (quando gli effetti cercati sono malefici).

SPECIALISTI DEL SACRO

Ci sono vari tipi di specialisti del sacro che si distinguono in base ai loro poteri e alle loro competenze specifiche. Lo sciamano è un operatore del sacro nelle società semplici, fa affidamento sul potere che si ritiene abbia di entrare in rapporto con gli spiriti. Svolge compiti magico-religiosi ed è chiamato prevalentemente a guarire e a favorire la cacca e la pesca. È stimato e viene ricompensato per i servigi che rende. Il sacerdote, è uno specialista di grandi religioni, si trova in società complesse e statali. Opera a tempo pieno e fa parte di organizzazioni religiose stabili, è un ministro del culto. Ottiene l’incarico per nascita, per nomina politica o per scelta e ha alle spalle un lungo e impegnativo apprendistato. Il dotto, anch’esso di grandi religioni, si preoccupa di tramandare la dottrina e fare da consigliere e da riferimento ai credenti. Gli oracoli che praticano la divinazione, i maghi che operano la magia bianca e i fattucchieri ritenuti capaci di malefici ad altre persone, che si trovano generalmente in società senza diritto, dove manca l’autorità giudiziaria.

L’esperienza religiosa, oltre alle credenze, pratiche, specialisti, costruisce una presenza nella società, gruppi religiosi con una loro vita e una loro storia. Se ne distinguono cinque. La chiesa, è un organizzazione con una dottrina codificata e con un apparato gerarchizzato di sacerdoti e dotti e intrattiene rapporti presenti nella società. La setta, gruppo ristretto e chiuso, molto coeso e regolamentato all’interno, tende a fare della propria presenza una protesta, con atteggiamento di superiorità.

La denominazione/confessione, organizzazione più debole di un chiesa, affidamento sull’opera del volontariato. Il movimento, gruppo poco organizzato che opera un rinnovamento religioso e tende a diffondersi. La comunità, gruppo di persone che vivono assieme, separate dagli altri, rifiuto comune per aspetti mondani della vita.

RELIGIONE E RELIGIOSITA’

Le persone sono più o meno religiose, hanno gradi diversi di religiosità. La religiosità si articola in più dimensioni:

  1. il senso di trascendenza, la generica credenze in qualcosa di superiore;
  2. il senso di appartenenza religioso, persone coscienti di appartenere ad una data tradizione;
  3. condivisione di credenze specifiche, il Dio concepito in un certo modo, la credenza della resurrezione o della reincarnazione;
  4. la pratica religiosa;
  5. il sentimento religioso, il coinvolgimento psicologico nell’esperienza religiosa, sentire che l’essere religiosi è importante;
  6. rapporto con le forme storico-sociali della religione, può esserci un atteggiamento più o meno favorevole verso la chiesa, può fidarsi o no.

Il carattere scalare è più marcato nelle società occidentali, dove la modernità è penetrata meno profondamente e la religiosità si presenta più compatta, chi crede tende a manifestarlo. A seconda delle origini e della diffusione delle religioni si distiunguono diversi tipi di religiosità:

  • religioni tradizionali o tribali, per lo più sono sciamaniche che risalgono a tempi remoti;
  • le grandi religioni storiche, l’induismo e l’islam che risalgono a 3.000 anni fa;
  • i nuovi culti emergenti, testimoni di Geova che risalgono allo scorso secolo.

LA RELIGIONE OGGI

Il numero delle persone religiose nel mondo non va diminuendo, anzi le principali religioni sono in crescita e nascono nuovi culti. Nel complesso però la religione è in via di trasformazione, soprattutto nella società occidentale, oggi non ha più quell’importanza che aveva in passato nella vita sociale. E questo è quel processo che prende il nome di secolarizzazione e che è tipico della modernità. La secolarizzazione si manifesta in diversi modi, un aspetto fondamentale è la separazione tra sfera religiosa e sfera politica. La secolarizzazione si manifesta anche nel fatto che, mentre chi sente di appartenere a una religione, si ha il senso della trascendenza e si condividono credenze non si è assidui nella pratiche religiose; le gente tende a partecipare meno ai riti abituali come le celebrazioni settimanali, giornaliere, preghiere mattutine, serali o ai pasti, e partecipa ai riti occasionali come il battesimo, matrimoni, funerali. Se la maggior parte della popolazione manifesta tendenze a secolarizzazione, esistono minoranze di gruppi di immigrati che vanno in opposta direzione e che tendono a rinsaldare la loro fede in ogni aspetto. La gente pensa di vivere in un mondo più secolarizzato di quello che è, soprattutto perché i media offrono un ritratto distorto della società, dove l’esperienza religiosa è poco rappresentata. Nella moderna società occidentale la religione ha subito anche un poderoso attacco: la scienza. Dopo i prodigiosi sviluppi della scienza moderna si è fatta strada la convinzione che la scienza potesse svelare i misteri dell’universo e dell’uomo, relegando così la religione al rango di credenze prescientifiche.

Ma nel ‘900 è emerso con chiarezza che la scienza non può rispondere agli interrogativi dell’umanità ma la religione ne è comunque rimasta scossa poiché molti ambiti di conoscenza religiosa oggi sono ritenuti di competenza dello scienziato. Ma la religione fu attaccata anche da altri punti: le ideologie anti-religiose, del nazismo e del comunismo, “religioni secolari”, religioni che escludevano ogni trascendenza e saggezza spirituale e basavano tutto sul piano razionale e materiale.

Una risposta alla secolarizzazione è il radicalismo che si è manifestato negli ultimi decenni ed è stato chiamato con nome diversi (integralismo, fondamentalismo): il radicalismo religioso considera il mondo secolarizzato una rovina e tende a creare società alternative fortemente religiose. All’opposto c’è il progressismo che tenta di adattare la tradizione religiosa ai cambiamenti moderni; trasformare la fede in ragione di quelle che si pensa siano le esigenze del tempo.

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