Indiani d'America: riassunto

Riassunto sugli Indiani d'America. La loro origine, l'invasione europea e la colonizzazione e lo scontro di culture

Indiani d'America: riassunto
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Indiani d'America

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Indiani d'America è il nome con il quale vengono comunemente definite le popolazioni indigene dell’America Settentrionale, stanziate nei territori degli attuali Stati Uniti, Canada e in parte del Messico. L’appellativo di “indiani” fu loro attribuito da Cristoforo Colombo, erroneamente convinto di essere approdato nelle indie asiatiche, in una corrispondenza del 1493.

Gli Indiani d’America sono detti anche Amerindi o Amerindiani (abbreviazioni di American Indians) oppure nativi americani.

Al tempo in cui giunsero gli Europei, nel nord America vivevano numerose tribù di Pellerossa. Ogni tribù era divisa in clan formati da coloro che si ritenevano discendenti dello stesso antenato; ognuno di questi clan portava il nome del suo animale protettore, il totem. Le differenze fra una tribù e l’altra erano fortissime; essi infatti non avevano né una lingua in comune (in America le lingue parlate erano circa duemila) né usanze o tradizioni uguali.

Alcune tribù erano nomadi mentre altre conducevano una vita sedentaria: il sud-ovest, per esempio, ospitava comunità stabili, i Pueblos che erano prevalentemente agricoltori come gli Irochesi, stabilitisi invece nella parte orientale dell’America Settentrionale. Nelle sconfinate pianure del centro invece, dominavano tribù nomadi come i Siuox, i Cheyenne e i Comanche, gruppi di cacciatori e guerrieri. La principale preda della caccia indiana era il bisonte, di cui gli Indiani utilizzavano ogni parte.

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Origine

Gli indiani appartengono fisicamente alla razza mongolica. I primi gruppi migratori giunsero in Alaska, dalla Siberia attraverso lo stretto di Bering, a partire dal 50000 a.c. Dall’estremo nord si spinsero sempre più a sud fino all’America Meridionale dando vita a diversi gruppi etnici. Questa differenziazione di sviluppo delle diverse popolazioni, dovuta in parte ai diversi luoghi di insediamento e in parte a fattori climatici, ha fatto sì che il continente americano risultasse diviso in tre zone principali: nord, centro e sud.

A Nord si trovavano popolazioni meno sviluppate, divise in tribù e senza un’organizzazione statale, che vivevano principalmente di caccia. Queste tribù saranno poi denominate Pellerossa o Indiani d’America.

Lo sviluppo dell’America Centrale e Meridionale è sicuramente più complesso.

La più antica civiltà formatasi nell’America centrale fu quella degli Olmechi che si stabilirono nella zona ad ovest della penisola dello Yucatan. In Messico si stabilirono i Toltechi, giunti dalle regioni più settentrionali. Questi gruppi, in seguito, spinti da altre popolazioni, migrarono verso le zone centrali, fondando la città di Tula, che più avanti abbandonarono per stabilirsi nella penisola della Yucatan. In questa zona, attorno al 900 d.C. si spostarono anche i Maya che diedero vita ad un grande impero che inglobò la popolazione tolteca.

Nelle zone del Messico, abbandonata dai Toltechi, si stanziarono gli Aztechi che vi fondarono Tenochtitlan, l’attuale città del Messico.

L’altra grande civiltà che si sviluppò nel continente americano fu quella degli Inca, derivata da una piccola tribù guerriera che si espanse fino a fondare un grande impero che comprendeva le regioni degli altipiani del sud della cordigliera peruviana.

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L'arrivo dell'uomo bianco

I primi europei a giungere in America Settentrionale furono i Vichinghi intorno all’anno 1000. Essi si stabilirono, però, solo temporaneamente. In seguito, infatti, fecero ritorno in Groenlandia. Nei secoli successivi l’America fu dimenticata dall’Europa, la quale vi fece ritorno solo nel 1492. In quell’anno Cristoforo Colombo, finanziato dalla corona spagnola, partì alla ricerca di un passaggio verso l’Oriente attraverso l’Oceano Atlantico, approdando su terre ancora sconosciute che lui pensava essere asiatiche. Durante gli anni successivi Colombo continuò a perlustrare le zone circostanti alla ricerca dei grandi imperi orientali, senza rendersi conto di aver scoperto il Nuovo Mondo.

Col moltiplicarsi delle spedizioni europee al di là dell’Oceano Atlantico si realizzò che le isole scoperte da Colombo non fossero le estreme propaggini dell’Asia, bensì terre fino allora rimaste sconosciute. Un po’ per volta si manifestarono le reali dimensioni di quello che doveva essere un vero e proprio continente. Tra le principali esplorazioni ricordiamo quella di Giovanni Caboto, per conto del re d’Inghilterra, che nel 1496 scoprì l’isola di Terranova al largo del golfo di San Lorenzo. Poco dopo i Portoghesi approdarono sulle coste del Brasile, mentre Amerigo Vespucci si spinse abbastanza a sud da poter considerare come provato il fatto che ci si trovasse di fronte ad un vero e proprio continente in mezzo all’Oceano Atlantico.

Le colonie europee

A partire dal XVI secolo le spedizioni europee verso il nuovo continente si fecero sempre più frequenti e unicamente finalizzate al saccheggio dell’oro e allo sfruttamento delle popolazioni indigene

I conquistadores nell’America meridionale e centrale

Haiti, Portorico, Giamaica e Cuba vennero assediate e setacciate dagli Spagnoli alla ricerca dell’oro e, a causa delle malattie importate dagli Europei e ai maltrattamenti subiti dagli schiavi, le popolazioni si ridussero fino ad estinguersi. In seguito, dal 1517, gli Spagnoli, venuti a conoscenza delle grandi ricchezze degli imperi degli aztechi, degli inca e dei maya, invasero e conquistarono i loro territori (città del Messico e la zona di Cuzco sulla cordigliera delle Ande), sterminando le popolazioni indigene.

La colonizzazione inglese e francese nel nord America

Mentre la Spagna consolidava la posizione nel Sud e nel centro del continente, Francia e Inghilterra esploravano e colonizzavano i territori dal Canada verso Sud.

Le prime spedizioni francesi avvennero sotto il regno di Francesco I per opera di Jaques Cartier che esplorò il Canada. Nel corso del XVII secolo i Francesi crearono altri insediamenti nelle isole caraibiche e raggiunsero la regione lungo il fiume Mississippi, dandole il nome di Louisiana, in onore del re Luigi XIV.

Le prime espansioni inglesi, invece, furono nei Caraibi orientali e, nel 1620, nel Massachusetts, dove i Padri Pellegrini della Mayflower volevano portare la religione puritana. Gli altri possedimenti britannici erano quelli del Rhode Island, Connecticut, Baltimora e Giamaica. Sul continente nordamericano il governo inglese si estese lungo le coste fondando New York e la Pennsylvania.

Le forti tensioni che si manifestarono tra le colonie inglesi e quelle francesi sfociarono in uno scontro inevitabile: la Guerra dei Sette Anni, scoppiata nel 1756.

I Francesi, appoggiati dalla tribù indigena degli Algochini, furono sconfitti dagli Inglesi, appoggiati dagli Irochesi. La guerra si concluse con il trattato di Parigi del 1763 che determinò un drastico ridimensionamento della presenza francese del Nuovo Mondo e un’espansione del dominio inglese. La Francia, infatti, ottenne alcune delle isole dei Caraibi, perdendo però il Canada, divenuto, insieme con altri possedimenti francesi e con la Florida spagnola, nuova proprietà degli Inglesi.

Nel Nordamerica si instaurò così un governo britannico, sotto il quale si manifestarono molti problemi sia economici e politici che sociali nei rapporti esistenti tra la madrepatria e i coloni inglesi. Questa situazione vide come conseguenza la ribellione delle colonie del New England, sfociata nella guerra d’indipendenza americana (1776-1783), che portò infine alla nascita degli Stati Uniti d’America.

Un altro problema che incontrava la presenza inglese in America era la difficile e violenta relazione con i Pellerossa. Per comprendere i motivi di questo profondo scontro tra due civiltà, è indispensabile analizzare oggettivamente e dettagliatamente la realtà delle colonie. E’ importante, infatti, conoscere e comprendere a fondo entrambe le culture (quella europea e quella indiana) al fine di capire realmente tutti gli eventi e le stragi che si sono verificate.

Rapporti tra i coloni inglesi e i Pellerossa

Con le popolazioni indigene i coloni ebbero all’inizio rapporti abbastanza amichevoli. Esemplare della disponibilità e della curiosità dei nativi verso i bianchi fu l’episodio dello sbarco dei Padri Pellegrini della Mayflower nel 1620. Questi, sbarcati con la ferma intenzione di portare la civiltà e la religione puritana tra quelle selvagge popolazioni, vennero infatti aiutati e salvati da morte per fame e malattie dagli Indiani. Diventato quasi leggendario, è inoltre la storia di Pocahontas, figlia del capo della confraternita Powhatan, offerta dal padre in sposa al capitano Smith in segno di disponibilità a un rapporto amichevole e alla pari, di rispetto reciproco. Messaggio equivocato però dagli europei che pensarono che il gesto fosse di sottomissione al governatore. Alla morte del padre di Pocahontas, grande mediatore, i Powathan insorsero ma gli inglesi domarono la rivolta: la confraternita venne distrutta e la tribù indiana sterminata.

A il rapido sviluppo delle colonie e la progressiva avanzata dei coloni verso ovest provocarono una serie di implacabili guerre. Gli inglesi, forti delle armi da fuoco, non esitavano a saccheggiare villaggi indiani per procurarsi il cibo; le schermaglie diventarono scontri, gli scontri si trasformarono in guerre che si conclusero soltanto nell’Ottocento.

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