La guerra del Peloponneso: riassunto

Guerra del Peloponneso, riassunto breve: cause, conseguenze e fasi del conflitto che scoppiò tra Atene e Sparta nel 431 a.C.

La guerra del Peloponneso: riassunto
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La guerra del Peloponneso: riassunto

Guerra del Peloponneso, riassunto breve
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La guerra del Peloponneso è stato un conflitto scoppiato nel 431 a.C. che vedeva contrapposte principalmente Atene e Sparta.

Tucidide che ne fu lo storico principale ne indicò la principale causa, ossia l'eccessivo potere di Atene e il timore che esso suscitava.

Ma sia Sparta e sia Atene avevano diversi motivi per intraprendere una guerra che stabilisse la supremazia nella Grecia.

Da un lato a Sparta infastidiva l'enorme espansione territoriale, culturale e politico di Atene che esercitava anche sul Peloponneso e poi Sparta era da sempre stata una società basata sulla guerra e quindi gli spartiati avevano bisogno di nuove terre da coltivare.

Dall'altro lato vi era Atene che sorgeva su una regione, l’Attica, che offriva soltanto un'agricoltura stentata e quindi fu sempre una società che si basava sulla trasformazione e sul commercio e che quindi aveva bisogno di nuove materie prime e di conseguenza di nuove terre.

Atene poteva contare su tutti gli alleati della Lega delio-attica (Atene e da varie città-stato greche), sulle risorse finanziarie imponenti e sulla flotta che contava 300 triremi ed era la più potente di tutto il mondo.

Il punto debole di Atene era l'esercito di terra. Invece Sparta poteva contare su tutti gli alleati della lega peloponnesiaca e sulla Beozia tra cui Tebe, ma non aveva molte risorse finanziarie poiché gli alleati non versavano tributi.

Disponeva di una flotta navale di 300 triremi ma la vera forza spartana era il potente esercito di terra.

Guerra del Peloponneso: cause

Ovviamente il piano d'attacco era chiaro: i spartani cercavano uno scontro via terra mentre gli ateniesi cercavano di avere lo scontro sul mare.

La scintilla che fece scoppiare la guerra fu la provocazione di Pericle contro Megara, fiorente città commerciale alleata di Sparta.

Nel 432 a.C. Pericle la fece bandire da tutti i porti delle città della lega di Delo e questo sarebbe significato per Megara la rovina e inoltre era una palese violazione del trattato di pace, stipulato nel 446 a.C. che prevedeva la libertà di commercio tra le città della lega di Delo e di quella peloponnesiaca.

Sparta invitò Atene a recedere dalle sue posizioni ma il silenzio degli ateniesi la costrinsero a dichiarare guerra nel 431 a.C. I tebani e i spartani irruppero nell'Attica e la devastarono intanto ad Atene era scoppiata un'epidemia che causò una marea di decessi; lo stesso Pericle ne fu vittima e morì nel 429 a.C.

Alla morte di Pericle si contrapposero Cleone e Nicia per il comando. Cleone era da sempre stato rivale di Pericle nel partito democratico e, da molti scrittori dell'epoca come Tucidide, veniva descritto come un uomo rozzo e spregiudicato.

Nicia era il capo dei conservatori che rappresentavano i ceti più elevati. Il potere viene assunto da Cleone e intanto la città di Mitilene si ribellava alla lega, ad Atene si discuteva se continuare o meno la guerra.

Nel 427 a.C. Cleone ordinò di riconquistare la città di Mitilene e nel 425 a.C. gli ateniesi sbarcarono nel Peloponneso nella baia di Pilo, con lo scopo di devastare Messenia e di sollevare una rivolta degli iloti contro i spartiati.

Ma poi nel 423 a.C. venne stabilita una tregua di un anno che però non venne mantenuta perché il generale spartano Brasida occupò parte della Tracia e quasi tutte le città della regione abbandonarono la lega di Delo e si schierarono dalla parte dei spartani.

Cleone allestì una spedizione per liberare la città di Anfipoli ma, sorpreso dai nemici, venne assassinato e nello scontro morirono sette spartani tra cui Brasida.

Quindi venuti a mancare sia ad Atene che a Sparta i più importanti sostenitori della guerra, nel 421 a.C. le due città firmarono un trattato di pace (Pace di Nicia): per gli ateniesi significò una vittoria diplomatica ma che durò per un breve periodo.

Ad Atene fu eletto come nuovo leader Alcibiade, nipote di Pericle, descritto da tutti come un uomo bello, ricco d'ingegno e privo di scrupoli morali. Nel 420 a.C. fu eletto stratega e strinse un'alleanza con Argo, principale città del Peloponneso.

Nel 418 a.C. gli spartani marciarono contro Argo e gli ateniesi inviarono un contingente ad Argo ma Sparta ottenne una vittoria schiacciante e intanto in tutta la Grecia si verificò una reazione oligarchica e Argo stipulò infine una pace con Sparta.

Gli ateniesi poi assediarono la piccola isola di Melo, l'unica delle Cicladi che aveva sempre rifiutato l'alleanza con Atene, alla fine venne conquistata, gli uomini uccisi e i bambini venduti come schiavi e questo aumentò il profondo odio della Grecia nei confronti di Atene.

Dopo la sconfitta a Mantinea le mire imperialistiche di Atene si rivolsero verso la Magna Grecia. La spedizione venne affidata a tre strateghi: Alcibiade, Nicia e Lamaco.

Alcibiade venne processato per una denuncia anonima e allora invece di ritornare ad Atene, per comparire difronte al tribunale temendo una severa condanna, scappò a Sparta.

Nicia e Lamaco, i due comandanti ateniesi rimasti dopo la fuga di Alcibiade arrivarono alle porte di Siracusa e vinsero le truppe mandate a ostacolarli.

Nel 414 a.C. giunsero in aiuto ai siracusani i spartani e un anno dopo i siracusani bombardarono le navi ateniesi e fu un massacro terribile e tutte le navi ateniesi vennero affondate e conquistate dal nemico.

Dopodiché i cartaginesi approfittando della sconfitta ateniese conquistarono la supremazia sui mari e tra il 413 e il 405 ci fu un furibondo scontro tra le forze siciliane e quelle cartaginesi con la vittoria di quest'ultima che rase al suolo Agrigento.

Si susseguirono numerose lotte tra Siracusa e Cartagine e quest'ultima fu cacciata nei confini della Sicilia occidentale.

Dopo la guerra in Sicilia gli ateniesi allestirono una nuova flotta e venne richiamato dall'esilio Alcibiade per difendere la città in caso di attacco.

Gli ateniesi volevano riconquistare l'egemonia e sconfiggere Sparta che però era appoggiata dai persiani, alla fine nell’Ellesponto vi fu un'altra battaglia navale a Egospotami: la battaglia segnò la sconfitta di Atene.

Nel 404 a.C. venne firmata la pace con condizioni durissime per Atene che doveva rinunciare a tutti i suoi possedimenti e abbattere le mura e entrare nella lega peloponnesiaca abbandonando la democrazia e quindi sottomettersi al potere di Sparta che oltretutto includeva l'essere controllati da Trenta tiranni con a capo Crizia.

La politica di Crizia instaurò un clima di cupo terrore: ogni giorno vi erano condanne a morte e all'esilio ecc. ma questa situazione ebbe vita breve.

Si formò un gruppo di oppositori, a cui a capo vi era Trasibulo, che occuparono il porto del Pireo e quindi Crizia andò in battaglia con i suoi uomini contro questo esercito improvvisato ma ne rimase ucciso e fu restaurata la costituzione democratica e Sparta decise di non fare nulla.

Il re persiano Artaserse II aveva capito che per imporre di nuovo il dominio sulle città dell'Asia minore doveva sconfiggere Sparta e quindi vi fu uno scontro tra la flotta persiana guidata dall'ateniese Conone e quella spartana finché nel 394 a.C. Sparta venne sconfitta da Conone.

Atene intanto voleva rinnovare la sua potenza che ovviamente non era gradita né da Sparta né dalla Persia e quindi decisero di firmare un trattato di pace con le città greche nel 386 a.C. venne firmato il trattato di Antalcida in cui le città greche dell'Asia minore ritornavano sotto il dominio persiano e tutte le leghe tra le città erano sciolte ad eccezione di quella peloponnesiaca.

Il potere di Sparta stava crollando per cui nel 382 un contingente di Sparta occupò Tebe e impose un regime oligarchico ma questa condizione durò solo per tre anni finché nel 379 Pelopida ed Epaminonda scacciarono gli spartani e ristabilirono la democrazia.

Inoltre, Tebe fondò una lega con le città della Beozia e di conseguenza anche Atene ristabilì una seconda lega di Delo.

Guerra del Peloponneso: fine

Sparta, preoccupata per la crescita della potenza di Tebe, le mosse contro un esercito ma nella battaglia di Leuttra (371 a.C.) Epaminonda riportò una vittoria schiacciante grazie alla nuova falange obliqua (una particolare forma di combattimento in cui l’esercito avanzava tenendo l’ala destra indietro e spingendo quella sinistra avanti) e fu la prima volta che l'esercito spartano di terra venne sconfitto.

Tebe dunque assume per un breve tempo l'egemonia e Epaminonda per completare il suo disegno di egemonia fece costruire una flotta che non riuscì a terminare poiché nel 362 a Mantinea ebbe luogo la più grande battaglia di tutti i tempi dove Epaminonda venne ucciso e allora nel 362 a.C. viene stipulata una pace generale dove Sparta sparisce, Tebe perde l'egemonia e Atene sopravvive ma gravemente indebolita.

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