Illuminismo: riassunto schematico

Illuminismo, riassunto: significato e caratteristiche del movimento culturale che si sviluppò nella seconda metà del '700

Illuminismo: riassunto schematico
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ILLUMINISMO: RIASSUNTO

Illuminismo: riassunto
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Definizione. Il termine “Illuminismo” deriva da lume e sta ad indicare la funzione rischiaratrice della ragione. Il filosofo tedesco Immanuel Kant invitava l’uomo a usare il proprio intelletto in modo autonomo e a uscire dallo stato di minorità in cui lo avrebbero voluto le autorità costituite.

Estensione dell’Illuminismo. Durante i secoli precedenti, la ragione aveva padroneggiato solo nei campi scientifici, senza però irrompere nell’ambito religioso e in quello politico, la cui organizzazione spettava alla Chiesa e allo Stato. Però questa limitazione non bastava ai filosofi illuministi: secondo loro nessuna istituzione, per quanto venerabile, nessuna dottrina o tradizione potevano pretendere di sottrarsi alla giurisdizione della razionalità.

Progresso. Secondo i filosofi illuministi, questo appello alla ragione conteneva anche un profondo ottimismo sulla capacità dell’uomo di intervenire sulla storia. Anche loro, come i rinascimentali, guardavano con ammirazione al mondo classico, ma consideravano nettamente superiori gli uomini attuali, perché loro erano il risultato di un evoluzione culturale durata migliaia di anni. Quindi la storia si apriva decisamente su un ottimistica prospettiva di progresso illimitato, sia in ambito scientifico che morale.

ILLUMINISMO FRANCESE

Francia, patria del movimento Illuminista. Il pensiero illuminista, soprattutto nelle sue fasi iniziali, ebbe come centro di diffusione principalmente la Francia. Due dei più importanti pensatori illuministi furono Montesquieu e Voltaire.

Il primo pubblicò le “Lettere Persiane: questa è una satira delle società del tempo, dei costumi e delle credenze religiose, delle istituzioni politiche europee colte nei loro aspetti più grotteschi e irrazionali da due fittizi viaggiatori persiani.

Montesquieu adotta un atteggiamento curioso e distaccato, volgendo critiche sulla struttura sociale e politica Francese. Voltaire, nei decenni successivi, si impose come punto di riferimento della “Republiques des Lettres” del secolo dei lumi. Questi sperimentò tutti i generi letterari, dalla filosofia alla politica. Ciò che lo caratterizzava era lo spirito critico con cui animava le opere che oscillava tra l’ironia e il sarcasmo (quest’ultimo soprattutto rivolto verso la Chiesa e i pregiudizi, che impediscono all’uomo di pensare con la propria testa).

L’Encyclopédie. Simbolo di questa stagione fu il grandioso progetto dell’Encyclopèdie, ovvero di un “Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri” avviato nel 1751 e terminato del 1772 da Denis Diderot e da Jean Baptiste Le Rond d'Alembert (contribuirono anche Voltaire, Rousseau, D'Holbach e altri). L’enciclopedia si proponeva come un’esposizione sistematica di tutte le conoscenze umane ma anche come strumento di lotta contro l’oscurantismo e i pregiudizi del sapere tradizionale.

ILLUMINISMO E DEISMO

La nascita del Deismo. In tutta Europa si era diffusa la tendenza a non riconoscersi più nei dogmi e nei riti fissati dalla tradizione delle diverse confessioni. Questo “Cristianesimo Ragionevole” (dall’opera di John Locke) escludeva ogni intolleranza e ogni slancio mistico, e guardava con scetticismo ogni manifestazione sovrannaturale.

Altri però diedero vita ad un nuovo pensiero che prendeva spunto da varie religioni senza tuttavia identificarsi con nessuna di esse. Secondo la dottrina deista la divinità era considerata come un supremo regolatore della macchina dell’universo. Coloro che furono detti “deisti” (primo fra tutti Voltaire), consideravano le religioni positive (dotate di testi sacri e sacerdoti) superstizioni, e i loro sacerdoti degli impostori. Però questa dottrina ben presto venne superata dalla diffusione di posizioni materialistiche e atee, come ad esempio quella di D'Holbach, che considerava la religione non solo come illusoria, ma anche come uno strumento di dominio politico.

LA RICERCA DELLA FELICITÀ

Per secoli la vita sociale aveva avuto come finalità la salvaguardia della società. Però questo mirava più ad un bene del tutto (famiglia, città, stato, ecc.) e non ad un bene della parte (individuo). E’ quindi su questo sfondo che deve essere compresa la portata rivoluzionaria del celebre principio illuministico secondo il quale il fine del governo è “la felicità del maggior numero possibiledi individui. L’individuo illuminista cerca di raggiungere la felicità che è soprattutto un fatto sensibile, il risultato di un bilancio in attivo fra piaceri e dolori.

CONTRADDIZIONI DELL’ILLUMINISMO POLITICO

Molti illuministi guardavano con avversione il sistema di immunità e particolarismi che costituivano l’essenza della società tradizionale. A essere messi sotto accusa erano in particolare i privilegi del clero e quelli della nobiltà. L’idea stessa di privilegi fondati sulla nascita, l’essenza della nobiltà ereditaria, era da molti messa in discussione. Molti illuministi videro nei sovrani lo strumento per imporre le necessarie riforme e questi non avevano aspettato la critica dei philosophes per combattere quei privilegi che intralciavano il loro potere. D’altra parte però, queste classi privilegiate, come i parlamenti inglesi e francesi, erano una garanzia contro il dispotismo. Quindi le forme di governo privilegiate dai philosophes erano il Dispotismo Illuminato e il Liberalismo Aristocratico. Una terza forma era quella dell’Ordinamento Repubblicano. A questo modello guardava Jean-Jacques Rousseau. Rousseau si opponeva alla visione ottimistica della storia, poiché riteneva la storia segnata dalla decadenza e dalla corruzione dell’uomo che si è allontanato dallo stato di natura. C’è da dire che però Rousseau considerava l’Ordinamento Repubblicano un’ottima forma di governo solo per Stati di piccole dimensioni.

ILLUMINISMO: ECONOMIA POLITICA

Dove invece il pensiero illuminista ritrovava una sostanziale unità era il campo dell’economia. Per i mercantilisti i fini perseguiti erano la prosperità e il potere dello Stato e del Re. Con sudditi più ricchi, si potevano imporre tasse più elevate e quindi aumentare la forza militare del sovrano. Adam Smith invece nella sua definizione di economia politica ribalta i termini del problema: l’economia politica si propone due oggetti, provvedere una abbondante sussistenza dei popoli e fornire lo stato un’entrata sufficiente per i pubblici servigi. In generale gli illuministi erano materialisti ed ottimisti, e ritenevano che un razionale perseguimento dei propri interessi si sarebbe tradotto nella prosperità generale.

Limitare la libertà economica era ingiusto e controproducente. In agricoltura proponevano come modello da imitare quello inglese. Merito degli illuministi in campo economico fu infine quello di riavvicinare settori della conoscenza prima nettamente divisi. Primo fra tutti il riavvicinamento fra cultura scientifica teorica e tecniche applicate nel mondo della produzione. Questo permise di dare basi conoscitive più solide e profonde alla tecnologia applicata e quindi riavvicinò i savants (intellettuali e scienziati) ai fabricants (tecnici, artigiani).

ACCRESCIMENTO CULTURALE MEDIO

Nel settecento si assiste all’emergere di nuove forme di produzione e di circolazione del sapere. Le percentuali delle persone alfabetizzate crebbe sostanzialmente. Questo incremento si deve soprattutto alla nascita di mercanti ambulanti e biblioteche pubbliche. La cultura era più accessibile. Inoltre vi era una varietà maggiore di libri. Vi fu un calo della domanda dei libri di carattere religioso, ma soprattutto un aumento vertiginoso della domanda di libri di argomento scientifico e artistico (primo su tutti l’Encycolpédie). Molti di questi libri, poiché non accettati pubblicamente, venivano venduti o comunque commercializzati clandestinamente. Notevole sviluppo ebbero anche i periodici e le gazzette di argomento scientifico o politico. Queste ebbero maggior successo soprattutto in Inghilterra, dove la censura era meno rigida (ricordiamo lo Spectator, che pubblicizzava gli ideali illuministici).

I LUOGHI DEL SAPERE

In questo periodo di sempre più acculturamento, si andarono moltiplicando anche le istituzioni dove questi lettori potevano incontrarsi per discutere e scambiarsi opinioni. Queste erano salotti, società di lettura, caffè. Club e logge massoniche, oltre alle accademie. La circolazione della cultura sfuggì quindi in gran parte al controllo delle istituzioni dello Stato e della chiesa, nonostante i tentativi di porre dei limiti, soprattutto con la censura. Una caratteristica di queste istituzioni culturali informali era l’eterogeneità sociale dei loro frequentatori. L’interclassismo era molto relativo, si limitava pur sempre a una ristretta élite aristocratica e borghese, ma l’allargamento era innegabile.

In questi luoghi del sapere si andò costituendo quella che possiamo chiamare un’opinione pubblica. Si apriva così uno spazio di discussione e di confronto esterno allo Stato. Una caratteristica di questa fase storica fu la rivendicazione del diritto di occuparsi di questioni politiche da parte di individui e ceti che tradizionalmente erano stato accuratamente tenuti al di fuori della discussione delle questioni di Stato, anche se non si può parlare di partecipazione diretta alla vita pubblica: in questo senso, le autorità alternavano tolleranza e repressione. Ad esempio la polizia sguinzagliava spie e informatori nei centri di cultura per farsi un idea degli umori popolari.

DESACRALIZZAZIONE DEL POTERE

Fra le istituzioni che furono sottoposte ad un attacco concentrico vi furono la monarchia e la Chiesa: ad esempio in Francia, dopo la morte del Re Sole Luigi XIV, non vi fu un sovrano all’altezza e quindi il Re iniziò a perdere quelle caratteristiche sacrali che gli imponeva la sua carica; questo indebolimento lo ebbe anche la Chiesa che, sia a causa dello sviluppo sempre maggiore di Calvinismo e Giansenismo, sia a causa dello spirito critico che caratterizzava gli illuministi, perse sempre più autorità.

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