Crisi dell'universalismo imperiale e papale e gli Stati regionali italiani
Riassunto schematico sulla crisi dell'universalismo imperiale e papale da Bonifacio VIII a Filippo IV il Bello, e descrizione degli Stati regionali italiani (Verona, Milano, Genova, Venezia e Piemonte) (4 pagine formato doc)
CRISI DELL'UNIVERSALISMO IMPERIALE E PAPALE
Crisi dell’universalismo imperiale
Alcuni imperatori cercarono di ridare vigore all’ideologia imperiale.
- Corrado IV muore, non si trova un nome (periodo di interregno).
- Rodolfo di Asburgo (1273-1291), rafforza il suo potere.
- Enrico VII di Lussemburgo (1308-1313), scende in Italia nel 1310, progetto irrealistico.
- Ludovico IV di Baviera (1314-13479, scontro con il papa Giovanni XXII, dopo il papa depone Ludovico, e Ludovico nomina un antipapa, Niccolò V.
- Carlo IV (1347-1378), nel 1356 emana la Bolla d’Oro, che riduceva a 7 i principi elettori: 4 laici (re di Boemia, margravio di Brandeburgo, duca di Sassonia) e 3 ecclesiastici (arcivescovi di Magonza, Treveri e Colonia).
Stati regionali in Italia: schema
CRISI TRA PAPATO E IMPERO NEL 1300
Nuovi regni nazionali. Stati regionali. In Inghilterra il potere regio si era indebolito per lo scontro fra papa Innocenzo III e re Giovanni senza Terra (1199-1216), che si rifiutava di riconoscere l’arcivescovo di Canterbury, allora il re viene scomunicato e alcuni nobili contringono il re ad emanare la Magna Charta Libertatum, che riconosceva ai nobili privilegi, limitando il potere regio. In Inghilterra il luogo di mediazione divenne il Parlamento.
Le città del nord-Europa si alleano nella lega Hanseatica, promossa da alcune città tedesche (Lubecca). Questi conquistano i paesi nordici.
Bonifacio VIII e Filippo IV il Bello.
Filippo il Bello è passato alla storia soprattutto per i suoi attriti fortissimi con la Chiesa cattolica che hanno segnato la svolta di un periodo storico importantissimo. Avendo già colpito gli ebrei duramente per risollevare l'economia francese, in situazione sfavorevole per l'ammodernamento politico delle strutture del regno, impose una tassa anche al clero: questo comportò l'immediata reazione della Chiesa, che già nutriva ostilità verso Filippo e il suo stile di vita, e del papa Bonifacio VIII, il quale ordinò l'immediata revoca delle imposte.
MONARCHIE E IMPERO TRA IL DUECENTO E IL TRECENTO
Filippo, però, si oppose inaspettatamente con molta risolutezza, non curandosi della scomunica che gli venne inflitta successivamente e delle dure bolle emanate dal pontefice, tra le quali la Ausculta Filii e Unam sanctam, ed anzi chiese un processo per invalidare l'elezione di Bonifacio (da molti paventata come irregolare, soprattutto dopo l'abbandono di papa Celestino V) e per condannarlo come eretico, oltre che la revoca dell'Unam sanctam. Non ottenendo risultati, Filippo convocò gli Stati generali francesi sottoponendo il quesito se il papa avesse la facoltà di immettersi nelle questioni nazionali, e ottenne un no unanime (anche dal clero): decise, così, di mortificare il pontefice e il pontificato, spedendo un'armata capeggiata da Sciarra Colonna (acerrimo nemico del Papa) che occupò il palazzo del Papa a Roma e poi ad Anagni, residenza di Bonifacio, dando atto alla leggenda dello Schiaffo di Anagni. Con questo episodio, attraverso Filippo, finisce una esasperata fase teocratica della Chiesa Romana.