Il Risorgimento italiano: storia
Il Risorgimento italiano: storia e situazione politica in Italia nel primo trentennio dopo l'unificazione (2 pagine formato doc)
IL RISORGIMENTO ITALIANO STORIA
Alle prime elezioni politiche del nuovo stato, nel gennaio 1861, gli elettori erano circa il 2% della popolazione, per cui, per essere eletti deputati in una grande città era sufficiente ottenere qualche decina di preferenze. Il nuovo stato aveva dunque una limitatissima base sociale. Il gruppo dirigente era diviso in due tendenze politiche distinte: nei banchi di destra sedevano i moderati, i liberali conservatori, seguaci delle idee di Cavour, in quelli di sinistra i progressisti, provenienti dalle file del movimento democratico d’ispirazione mazziniana e garibaldina. La destra, alla quale fu affidato il difficile compito di amministrare lo stato, puntò ad accentrare tutti i poteri nelle mani del governo e ad estendere la legislazione sabauda alle nuove regioni annesse. Inoltre sancì la nascita della figura del prefetto, il rappresentante del governo in ogni provincia, e la soppressione delle barriere protezionistiche e l’instaurazione di una politica liberistica. Si può parlare dunque di piemontesizzazione dell’Italia, ossia di una continuità istituzionale tra vecchio regno sabaudo e nuovo stato unitario, attestata dalla permanenza del vecchio statuto albertino, dal mantenimento della numerazione ereditaria del sovrano e della numerazione delle legislature.Il completamento dell'Unità d'Italia: riassunto
RISORGIMENTO ITALIANO RIASSUNTO
La ribellione dei cittadini del sud, che si manifestò nella forma del brigantaggio, fu dettata dall’estraneità delle classi contadine al moto risorgimentale. Infatti nei programmi della destra i bisogni delle masse povere non avevano trovato risposta, per l’opposizione dei grandi proprietari terrieri all’accesso alla proprietà da parte dei contadini. In questo contesto si inserì la reazione legittimista, che mirava ad un ritorno al potere della dinastia borbonica
Tra i principali obiettivi della destra troviamo la necessità di costruire una rete di comunicazioni stradali e ferroviarie efficienti che, con l’abolizione delle barriere doganali, avrebbe consentito di creare un mercato unificato. La politica liberista tuttavia mise a repentaglio il gracile sistema manifatturiero delle regioni del Mezzogiorno, incapaci di reggere la concorrenza di sistemi industriali più avanzati. Lo sviluppo delle manifatture meccanizzate comportò la lenta scomparsa dell’artigianato locale e del lavoro a domicilio, elemento decisivo per l’equilibrio economico della famiglia rurale, in quanto migliaia di produttori vennero occupati come operai salariati. Tuttavia l’Italia rimaneva ancora un paese agricolo, infatti il 70% della popolazione erano agricoltori mentre gli operai erano solo il 18%.
Storia dell'Italia liberale: riassunto
RISORGIMENTO STORIA
Nella quasi totalità i contadini italiani erano coloni, mezzadri, piccoli affittuari, ma soprattutto braccianti, cioè salariati agricoli che lavoravano a giornata in condizioni spesso fatiscenti. Le donne vivevano chiuse nel loro isolamento tra le faccende domestiche totalmente subordinate all’uomo. Inoltre i contadini italiani erano quasi tutti accomunati dall’analfabetismo. Le precarie condizioni di vita determinarono un’elevata mortalità infantile e una speranza di vita che non superava i 35-40 anni. Infatti un’alimentazione del tutto sbilanciata e priva di apporti proteici determinava fisici poco robusti e più esposti ai rischi delle malattie, soprattutto epidemiche e da sporcizia, come tifo e colera, causate dalla totale mancanza dei servizi più elementari in gran parte dei comuni italiani.
Approfondimento: Fratelli Bandiera, gli eroi del Risorgimento italiano