Lancillotto di Chrétien de Troyes, riassunto

Lancillotto o il cavaliere della carretta di Chretien de Troyes: riassunto del romanzo cortese-cavalleresco e scheda libro dettagliata

Lancillotto di Chrétien de Troyes, riassunto
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Lancillotto e Chrétien de Troyes

Re Artù e Lancillotto
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L'autore del Lancillotto è Chrétien de Troyes (vissuto nella seconda metà del XII secolo), un poeta francese.

Di lui sappiamo poco: i tratti linguistici lo collocano con ogni probabilità nella Champagne. Sappiamo poi che svolse la sua attività alla corte di Troyes e che solo nell'ultima parte della sua vita si legò a Filippo d'Alsazia, conte di Fiandra, cui dedicò il Perceval.

Faceva parte del gruppo dei poeti lirici della Francia settentrionale che subirono l'influenza della poetica dell'amor cortese, elaborata dai trovatori della Francia meridionale.

Chrétien de Troyes, opere

La produzione di Chrétien de Troyes, considerato il più grande scrittore medievale prima di Dante, comprende, oltre a due canzoni amorose di tipo trobadorico, anche cinque romanzi cavallereschi appartenenti per la materia narrata al ciclo bretone.

Sono, in ordine cronologico

  • Erec ed Enide,
  • Cligès,
  • Lancillotto o il cavaliere della carretta,
  • Ivano o il cavaliere dal leone,
  • Perceval o il racconto del Graal.

Due di questi romanzi non sono compiuti: la conclusione del Lancillotto venne affidata infatti a Geoffroy de Lagny, e il Perceval rimase interrotto alla morte del poeta e continuato da più di un autore.

Si ricordano poi altre opere:

  • Una versione dell'Ars amandi di Ovidio,
  • tre testi narrativi
  • La metamorfosi dell'upupa, della rondine e dell'usignolo (l'unica pervenutaci), che sviluppa il mito greco, riproposto da Ovidio, di Tereo, Progne e Filomela.

È di discussa paternità il romanzo in versi Guillaume d'Angleterre, che si ispira alla leggenda di sant'Eustachio. I due primi romanzi cavallereschi di sicura paternità, cioè Erec ed Enide e Cligès, sviluppano il tema del valore cavalleresco e del perfetto amore, quello amore coniugale, secondo un modello diverso da quello trobadorico (ovvero l'amore destinato a una donna che non è la propria).

Alla concezione trobadorica dell'amore si avvicina invece il Lancillotto, che, come il Perceval, sviluppa una tematica diversa e più complessa, attraverso enigmi e simboli tipici della cultura medievale, che esprime una spiritualità che lega direttamente, senza mediazioni, i valori cavallereschi alla più alta realtà spirituale.

Lancillotto

Lancillotto e Re Artù
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Il Lancillotto è stato composto negli anni posteriori al 1160, periodo in cui l’autore iniziò a comporre le sue opere.

Il periodo in cui si svolgono i fatti è l'Alto Medioevo, un periodo compreso tra altri due: in questo caso l'età antica e quella moderna. Il termine Medioevo comparve per la prima volta nel titolo di un'opera del 1688 dello storico tedesco Christoph Keller (o Cristoforo Cellarius), anche se a quanto pare era stato coniato dall'umanista Flavio Biondo nelle Historiarum ab inclinatione Romanorum imperii decades, opera scritta verso il 1450 e pubblicata nel 1483. Questo termine viene usato per indicare il periodo di barbarie, di stasi, di oscurantismo che, secondo l'autore, aveva fatto seguito agli splendori della classicità ripresi dall'Umanesimo.

Questa concezione del Medioevo come fase di oscurità è durata a lungo nella cultura moderna, ma nel XX secolo è stata finalmente rivelata la ricchezza di innovazione e di elaborazione culturale che si è venuta sviluppando tra il V e il XV secolo.

Una sola dimensione rende omogeneo tutto il periodo: in quel millennio è nata l'Europa così come noi la intendiamo.

Il nome convenzionale viene ancora adottato per comodità terminologica, ma è troppo generico. Per questo il periodo medievale viene sempre più spesso suddiviso in almeno due grandi sottoperiodi:

  • Alto Medioevo (V-X secolo) 
  • Basso Medioevo (XI-XV secolo).

Per praticità conviene inoltre fare una distinzione nel Basso Medioevo tra i secoli XI-XIII e XIV-XV.

Lancillotto, trama

Mentre re Artù teneva un banchetto in onore dell’Ascensione, arrivò un cavaliere malvagio ad annunciare una terribile notizia:  aveva fatto prigionieri molti paesani del regno di Artù e per liberarli, la regina lo avrebbe dovuto seguire con un cavaliere. Se questi lo avesse sconfitto, allora tutti i villani e la regina sarebbero potuti tornare nella propria terra.

Il siniscalco Keu rese allora noto al re che sarebbe andato via da Corte. La regina Ginevra lo supplicò di non commettere una simile sciocchezza, ma lui replicò che  avrebbe esaudito le preghiere della regina solo se il re gli avesse lasciato fare ciò che avrebbe chiesto. Il re acconsentì, ma la proposta dell'uomo lo colpì: Keu voleva accompagnare la regina dal cavaliere sconosciuto.

Dopo essersi armato, il siniscalco partì. Successivamente, Artù e il nipote Galvano decisero di seguirli lungo la strada, dopo aver visto arrivare il suo cavallo con delle tracce di sangue. Fu allora che Galvano incontrò un nuovo cavaliere che, rimasto senza cavallo, si era umiliato montando su di una “Carretta”, allora designata al trasporto dei malfattori.

Galvano seguì il cavaliere e arrivò ad un castello dove una donna offrì loro ospitalità. Il giorno dopo Galvano e il compagno decisero di partire, avendo visto una processione di persone (tra cui anche la regina) marciare davanti alla dimora dove avevano passato la notte. Incontrata una ragazza durante il cammino, cercarono di farsi dire dove il cavaliere malvagio stava portando la sposa di Artù: lei indicò loro due strade, entrambe pericolose.

Decisero di separarsi: Galvano sarebbe passato dal pericoloso Ponte Sommerso, l’altro dal Ponte della Spada.

Dopo varie peripezie, il Cavaliere arrivò al Ponte della Spada e lo attraversò, anche se con molto dolore e fatica. Entrato nel regno del buon re Baudemagu, si scontrò con il figlio Meleagant per liberare la regina e coloro che il perfido giovane teneva prigionieri.

Il giovane vinse il malvagio avversario ma non lo uccise, dato che la regina aveva chiesto pietà, afflitta per l’animo di Baudemagu, che non voleva veder morire il figlio.

Ginevra, in onore di quella vittoria, rese noto il nome del Cavaliere della Carretta, ovvero Lancillotto del Lago. Tutti gli esiliati e la moglie di Artù (che una notte tradì il marito con Lancillotto) tornarono nella loro terra mentre Lancillotto andò in cerca di Galvano.

Purtroppo il Cavaliere della Carretta venne fatto prigioniero da Meleagant mentre gli accompagnatori dello sventurato tornarono in patria con Galvano, ignari di tutto.

Durante la prigionia, promettendo alla sua custode di tornare, Lancillotto prese parte a un torneo organizzato da Artù in cui entrò in contatto con Ginevra e dove, ovviamente, vinse.

Dopo che fu passato molto tempo, una fanciulla andò a cercarlo e lo riportò a Corte per vincere Meleagant, che reclamava uno scontro con lui. Lo trovò imprigionato in una torre, lo condusse a casa per rimetterlo in forze, e Lancillotto poté finalmente uccidere il nemico e tornare a servire il re e la regina, circondato dal bene e dalla gioia di tutti.

Personaggi, temi, visione del mondo in Lancillotto

Nel racconto, i personaggi che vengono presentati appartengono tutti a classi sociali elevate: re, regine e principi (Artù, Baudemagu, Ginevra, Meleagant…); cavalieri e vassalli (Lancillotto e gli altri personaggi che, nel corso della storia, sfida a duello); dame, baroni e siniscalchi.

L’unico personaggio appartenente al racconto che non abbia un titolo nobiliare o che non viva in una situazione agiata, è proprio il monaco che Lancillotto incontra durante il suo cammino, quando il protagonista solleva il coperchio di un sarcofago che gli permetterà di liberare qualsiasi suo conterraneo esiliato nel regno di Baudemagu.

Personaggi

Possiamo dividere i personaggi in due categorie:

  • Principali: Lancillotto, un cavaliere al servizio di re Artù; Meleagant, il perfido e meschino figlio di Baudemagu.
  • Secondari più interessanti: Ginevra, moglie di Artù la quale, però, ama profondamente Lancillotto; Baudemagu, un buon re il cui figlio Meleagant aveva preso Ginevra come prigioniera; Keu, siniscalco ai servizi del re della tavola rotonda; Galvano valoroso cavaliere alla corte di Artù.

Temi

Il libro è interamente focalizzato sulle aventure che Lancillotto deve affrontare per salvare Ginevra. Per portare a termine la sua missione, sarà sottoposto a molte violenze e ad infinite prove che lo indurranno anche a salire sulla “Carretta”, mezzo di cui usufruivano solo i malfattori.

L’Amore, oltrepassata la Ragione, induce Lancillotto a farne uso: così facendo, si copre di vergogna e di ridicolo, infrangendo persino il codice cavalleresco.

Visione del mondo e ideali

Nell’opera emergono molti ideali che spingono un uomo a compromettere la propria vita e la propria reputazione per amore.

Coraggio, infinita devozione per l’amata, forza, passione, sono le qualità che più spiccano in Lancillotto. Molto importante è anche il senso di ospitalità che le persone mostrano nel corso del racconto.

Ambientazione della vicenda

La vicenda ha luogo in Bretagna, regione storica e amministrativa della Francia compresa tra l'oceano Atlantico a sud e a ovest e il canale della Manica a nord.

Nell'antichità la regione veniva chiamata Armorica e fu popolata, nel VI secolo a.C., da una confederazione di tribù celtiche. I romani, al comando di Giulio Cesare, la occuparono nel 56 a.C., e la annetterono alla provincia romana della Gallia Lugdunensis. Nei secoli V e VI, dopo la ritirata dei romani, alcuni gruppi di britanni (celti nativi della Britannia), in fuga dagli invasori angli e sassoni, si rifugiarono nella zona nordoccidentale dell'Armorica e diedero alla regione il nome di Bretagna.

I britanni (chiamati in seguito bretoni) convertirono al cristianesimo i celti armoricani.

Nei secoli VII e VIII in Bretagna si costituirono numerosi piccoli principati che, all'inizio del IX secolo, accettarono la sovranità di Carlo Magno. Nell'846 Nominoé, che aveva unificato il paese, guidò i bretoni contro l'imperatore Carlo II il Calvo e conquistò l'indipendenza.

Nella seconda metà del IX secolo i bretoni riconobbero la sovranità dei duchi normanni e nel 922 Goffredo, conte di Rennes, si proclamò duca di Bretagna. Nel 1171, grazie ad alleanze matrimoniali, il ducato passò a Goffredo Plantageneto, figlio di Enrico II d'Inghilterra. Ritornò a un ramo dei duchi francesi di Rennes all'inizio del secolo XIII. Nel 1491, allorché Anna di Bretagna ereditò il ducato e andò in sposa a Carlo VIII di Francia, la Bretagna fu temporaneamente unita alla Francia. L'unione fu ratificata da un trattato nel 1532, durante il regno di Francesco I.

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