L'ultimo Catone di Matilde Asensi: analisi e riassunto

L'ultimo Catone: analisi e riassunto del romanzo scritto da Matilde Asensi (4 pagine formato doc)

Appunto di thelifeinfront

L'ULTIMO CATONE: ANALISI

Scheda per l’analisi del testo narrativo.

Titolo: L’ultimo Catone (edizione BUR Rizzoli). Autore: Matilde Asensi. Genere (romanzo, novella, romanzo storico, realista, giallo ecc.). Pur essendo corretto definirlo un romanzo appartenente  al genere del  thriller o romanzo poliziesco, il libro della Asensi è un curioso succedersi di generi letterari che sfrutta temi storici, archeologici e religiosi ma vira verso la fine ad un genere avventuroso- fantastico che  ci ricorda l’ottocentesco e vittoriano “Le miniere di re Salomone” di Henry Rider Haggard (capostipite del genere “mondi perduti”), per concludersi ingloriosamente in un finale da romanzo rosa. L’intenzione dell’autrice, lodevole nella sua capacità di documentazione storica, sembra quella di rifarsi al modello del “Codice Da Vinci” che tanto successo ha avuto negli ultimi anni e che passa per iniziatore di un certo genere poliziesco a sfondo storico/religioso, anche se, in realtà, Brown ha soltanto riacceso l’interesse per temi che autori come Umberto Eco (vedi “Il pendolo di Focault”) avevano rilanciato qualche decennio addietro.

I vari tipi di romanzo: riassunto

L'ULTIMO CATONE RIASSUNTO

Breve sintesi.

Il cadavere di un etiope, segnato da cicatrici rituali viene ritrovato a seguito di un incidente aereo. Accanto al corpo dell’uomo vengono rinvenuti quelli che si suppone essere dei frammenti della Croce di Cristo. Il Vaticano si interessa al caso e l’indagine, affidata al comandante delle guardie svizzere, viene allargata ad interessare una suora, esperta di Paleografia e Storia dell’arte, e, più in là, un archeologo egiziano. L’indagine porta alla scoperta di un antico codice che narra come la missione della conservazione del Sacro Legno sia stata affidata nei secoli alla confraternita religiosa degli Staurophylakes, i cui capi, nel succedersi l’uno all’altro, assumono tradizionalmente il nome di Catone a ricordo dell’integrità morale dell’Usticense. Le cronache partono dall’anno 341 d.C. e si arrestano al 1219, anno in cui i resti della Vera Croce vengono portati in un posto segreto denominato Paradiso. Poiché la setta, sopravvissuta nei secoli, sembra avere lo scopo di riportare in Paradiso tutti i frammenti della Croce  custoditi nelle chiese cristiane, ai tre protagonisti viene affidato il compito di localizzarne l’ubicazione segreta e procedere al recupero delle reliquie. Nell’analisi della simbologia della confraternita, un’intuizione fa capire che la guida in tale ricerca è costituita dai canti del Purgatorio di Dante, che descrivono l’espiazione dei sette peccati capitali, simbolizzati dalle sette croci marchiate sul corpo degli adepti della setta. I sette peccati (superbia, invidia, ira, accidia, avarizia, gola e lussuria) corrispondono alle città di Roma, Ravenna, Gerusalemme, Atene, Istanbul, Alessandria d’Egitto ed Antiochia). Seguendo le indicazioni di Dante e gli indizi lasciati dagli Staurophylakes, i protagonisti iniziano un pericoloso percorso iniziatico nel corso del quale vengono marchiati con scarificazioni identiche a quelle rinvenute sul corpo dell’etiope ma si allontanano man mano dalle motivazioni ideologico-religiose che li hanno portati ad affrontare la missione. Scoprono così che Antiochia, ultima tappa del viaggio, non è l’antica città turca bensì un anonimo, sperduto villaggio africano. Qui affrontano l’ultima prova per ritrovare Paradiso che altro non è se non un evoluto insieme di città celate all’interno di un enorme sistema di grotte nel cuore dell’Etiopia. Vengono accolti da una vasta comunità pacifica che ha preferito allontanarsi dalle logiche del mondo esterno per trovare un modo di vivere naturale ed armonioso. Conquistati da tale concezione di vita, i protagonisti divengono fedeli adepti della confraternita. Il capitano delle guardie svizzere, nel tempo, diverrà l’ultimo Catone.

L'ULTIMO CATONE: FABULA E INTRECCIO

Rapporto fabula/intreccio (coincidono? divergono? come?). Analessi e prolessi non vengono mai usate all’autrice, ragion per cui fabula ed intreccio coincidono