La malora
Recensione del romanzo di Beppe Fenoglio (2 pagine formato doc)
È la storia di Agostino che, attraverso gli occhi dello stesso personaggio, racconta della sua famiglia, i Braida, poveri contadini delle Langhe, la cui vita è segnata dalla fame, dal duro lavoro sulla terra e dalla malora che, come un’ombra oscura da cui è impossibile liberarsi, guida il destino dei personaggi.
Immerso in avvenimenti tragici, quali la morte del padre, l’inutile lotta della famiglia di Tobia per emergere dalla propria condizione, la malattia del fratello chiuso in seminario, Agostino vive gli anni della giovinezza abbandonato alla triste sorte che il destino ha riservato per lui.
L’unica speranza che si accende in lui è l’amore per Fede, che però scompare quando ella è promessa in matrimonio dai genitori della ragazza ad un altro uomo.
L’unico sogno di Agostino rimane quello di tornare a lavorare la terra che era stata di suo padre: desiderio che in ultimo sarà realizzato, anche se il giovane non potrà più contare sulla presenza della madre poichè ella morirà poco dopo la morte del primogenito Emilio.<< non chiamarmi prima che io abbia chiuso gli occhi a mio povero figlio Emilio. Poi dopo son contenta che mi chiami, se sei contento tu. E allora tieni conto di cosa ho fatto per amore e usami indulgenza per cosa ho fatto per forza. E tutti noi che saremo lassù teniamo la mano sulla testa di Agostino, che è buono e s’è sacrificato per la famiglia e sarà solo al mondo.>>
I personaggi sono vittime della malora e non ne possono scampare. La fame, la miseria, l’avidità, i lutti, le avversità atmosferiche e la sterilità del terreno decidono per loro.
Gli abitanti delle Langhe vivono in un mondo chiuso, un microcosmo i cui orizzonti sono, prima ancora di essere chiusi dalle colline, annullati dalla fatica, dal lavoro che, inizialmente principio fondante di civiltà, è divenuto veicolo d’annullamento di se stessi. I beni materiali divengono stimolo principale delle azioni, in quanto desiderio sempre presente, ma destinato a rimanere inappagato. E’ questo desiderio a spingere gli uomini a spezzarsi la schiena lavorando sui campi e a mangiare sempre meno la sera.
Grande merito di Fenoglio è la capacità di riportare la brutalità di quel mondo: rivivendo le situazioni nel momento stesso della scrittura, l’autore pare volerli raggiungere fisicamente fino a mettersi in contatto con la dimensione esistenziale del lavoro come annullamento di sé.