L'armata perduta: recensione

Recensione sul libro di Valerio Massimo Manfredi, con trama, informazioni sull'autore e commenti personali (1 pagine formato doc)

Appunto di diamant

L'ARTMATA PERDUTA: RECENSIONE

Titolo: L’Armata perduta
Autore: Valerio Massimo Manfredi
Casa editrice: Mondadori
Anno: 2007
Ambientazione: Realistico, il libro è ambientato nel V secolo a.C., durante la guerra tra Ciro e Artaserse.Il libro ci propone quindi diversi scenari, perlopiù facenti parti dell’Asia, come l’Armenia o l’Azerbaigian o l’Iran, ma anche paesaggi della Grecia, come la Lidia.
Informazioni sull’autore: Valerio Massimo Manfredi nacque a Piumazzo di Castelfranco (in Emilia Romagna) nel 1946.

SI laureò in lettere classiche all’Università di Bologna, e si è poi specializzato in Topografia alla Cattolica di Milano.
Ha insegnato in diverse prestigiose università: Università di Venezia, Loyola University di Chicago, Sorbona di Parigi, Bocconi di Milano …  Attualmente però insegna presso la facoltà di Conservazione dei beni culturali di Ravenna (sede distaccata dell’Università di Bologna).
Ha scritto numerosi libri, e vi si annoverano saggi e romanzi a carattere storico, specie ambientati nella civiltà greca.

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L'ARTMATA PERDUTA: RIASSUNTO

Trama: Il libro inizia con l’arrivo nel villaggio di una donna che, già alle porte della città, viene lapidata. Ma, grazie alle cure che le rendono tre ragazze del paese, sfugge alla morte. Le tre ragazzo portano Abira in una capanna, e se ne prendono cura come se fosse una sorella, e, appena in condizioni di parlare, Abira inizia a raccontar loro della sua avventura. Il racconto di Abira è pieno di orrende torture, atroci battaglie, di coraggiosi guerrieri, ma è anche fatto di amore, sentimenti e forti emozioni. Difatti, Abira può narrare della guerra tra Ciro e Artaserse solo perché ha deciso di seguire uno storico, Xeno(Senofonte), incaricato di scrivere una sorta di diario della guerra. I due si conoscono quando Xeno passa dal suo villaggio con l’esercito per andare in guerra. Tra i due nasce subito un rapporto molto forte, il quale, sfocia quasi immediatamente in un’accesa passione tra i due. Abira ama a tal punto Xeno che decide di seguirlo in quella guerra, pur non conoscendo la lingua, pur sapendo che sarebbero stati entrambi ogni giorno in pericolo di morte. In questo viaggio Abira impara molto: anzitutto impara a parlare e a scrivere il greco, impara cos’è che sono la durezza, la crudeltà, l’onore e che cosa significhi marciare per giorni senza sosta senza acqua né cibo. La storia d’amore tra Xeno e Abira persiste durante tutta la durata della guerra, ma la relazione termina in modo inaspettato: infatti alla fine del libro si legge che, dopo che Abira ha finito di narrare la sua storia, appare, con lo stupore delle tre ragazze e con uno stupore ancora maggiore di Abira (credendo che Menon fosse morto anche lui nell’agguato del Gran Re il quale uccise tutti i comandanti delle varie unità dell’esercito di Ciro), Menon, avvolto nel suo candido mantello.