Discorso sull'origine e i fondamenti della diseguaglianza tra gli uomini: analisi
Il "Discorso sull'origine e i fondamenti della diseguaglianza tra gli uomini" è il testo con cui Rousseau partecipò al concorso bandito dall'Accademia di Digione nel 1753 sul tema: "Qual è l'origine della disuguaglianza umana e se sia consentita dalla legge naturale". Analisi del Discorso sull'origine e i fondamenti della diseguaglianza tra gli uomini (3 pagine formato doc)
DISCORSO SULL'ORIGINE E I FONDAMENTI DELLA DISEGUAGLIANZA TRA UOMINI
“Discorso sull'origine e i fondamenti della disuguaglianza tra gli uomini” di Jean-Jacques Rousseau. Il “Discorso sull'origine e i fondamenti della disuguaglianza tra gli uomini” è il testo con cui Rousseau partecipò al concorso bandito dall’Accademia di Digione nel 1753 sul tema: "Qual è l'origine della disuguaglianza umana e se sia consentita dalla legge naturale".
Il testo si apre con una dedica al governo della città di Ginevra. Il filosofo ginevrino afferma che avrebbe voluto vivere e morire libero e nascere in una repubblica democratica moderata. Sovrano e popolo, entrambi sottostanti alla legge, avrebbero coinciso e avrebbero avuto come unico interesse la felicità comune. Lo Stato per esser ben governato avrebbe avuto un unico capo affiancato da una Magistratura; non avrebbe avuto alcun interesse espansionistico e gli altri Stati avrebbero avuto interesse a rispettarlo e ad impedire agli altri d’invaderlo, creando una sorta di politica dell’equilibrio.
Discorso sull'origine della disuguaglianza: analisi e riassunto
L'ORIGINE DELLA DISUGUAGLIANZA: ANALISI
Riflettendo sulla sua realtà politica fa emergere un problema: un popolo abituato alla schiavitù, una volta liberatosi dai suoi padroni, non riesce ad autogovernarsi in modo appropriato. A proposito, viene fornito l’esempio dei Romani, per Rousseau modello di tutti i popoli liberi, che nel periodo successivo alla liberazione dai Tarquini non seppero autogestirsi efficacemente.
Poche parole sono dedicate anche alle donne: guardiane dei costumi e dei legami della Patria, a loro spetta il compito di rappacificare le famiglie tramite il matrimonio, di badare alla casa e di crescere i figli nel rispetto delle tradizioni e delle leggi e nell’amore per lo Stato. Non possono esercitare la loro sovranità come tutti gli altri cittadini, ma solo all’interno delle mura domestiche.
La dedica è seguita da una breve prefazione. Per Rousseau l'uomo attuale è un prodotto della storia, enormemente lontano dall'uomo originario sia da un punto di vista temporale che qualitativo. In questo si può individuare una critica ai giusnaturalisti: hanno proiettato le caratteristiche dell'uomo civilizzato nella concezione dell'uomo naturale, attribuendo a quest'ultimo poteri intellettuali, posti a fondamento della società civile e del patto politico, “che si sviluppano solo a gran stento e in ben pochi uomini nel seno della società stessa".
Trovare l’origine della disuguaglianza tra gli uomini è fondamentalmente impossibile poiché a parere del filosofo, sarebbe stato un processo del tutto naturale, sviluppatosi per necessità nel seno della Natura stessa. Tuttavia è possibile individuarne le cause, anche se per farlo bisogna prima conoscere gli uomini.
Tema sull'uguaglianza tra uomini e donne
DISCORSO SULL'ORIGINE DELLA DISUGUAGLIANZA: ANALISI
La disuguaglianza, secondo il filosofo, diventerebbe stabile e legittima per l'introduzione della proprietà e delle leggi. Benché ammessa dal diritto positivo, sarebbe ciò nonostante contraria al diritto naturale, poiché manifestamente contro la legge di natura.
È necessario che l’uomo rispetti gli animali e li faccia partecipare al diritto naturale: anche loro sono dotati di sensibilità, ma non avendo capacità di scelta razionale, intelligenza, libertà e non conoscendo la legge naturale, dev’esser l’uomo a sapersi autogestire rettamente.
Nella prima parte del Discorso, Rousseau parla dell’uomo. Distingue l’uomo naturale da quello civilizzato e due generi di disuguaglianza: l’una detta “naturale” o “fisica” perché stabilita dalla natura, l’altra “morale” o “politica”, che consisterebbe nella differenza di privilegi posseduti e che dipenderebbe da una convenzione imposta dagli uomini.