Recensione: Una storia semplice di Sciascia

Recensione: Una storia semplice di Leonardo Sciascia, con breve riassunto e analisi dei personaggi principali e delle tematiche affrontate da Sciascia (2 pagine formato doc)

Appunto di valentinamilanese

RECENSIONE UNA STORIA SEMPLICE DI SCIASCIA

Recensione del libro Una storia semplice di Leonardo Sciascia.

Questo libro, intitolato “Una storia semplice”, viene scritto da Leonardo Sciascia e pubblicato per la prima volta il 20 novembre 1989, il giorno della morte del suo autore, che espresse il suo desiderio di pubblicare questo breve romanzo nel suo testamento.
Al contrario di come viene detto nel titolo del libro, la storia narrata è complicatissima, un giallo che ruota attorno ai fatti di mafia e droga (anche se l’autore non usa mai nessuna delle due parole) che succedono in Sicilia, luogo dove è ambientata anche la storia.
Questa storia, infatti, è ispirata a una storia realmente accaduta: la notte del 17 ottobre 1969 venne rubato il quadro “Natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi” di Caravaggio dall’oratorio di San Lorenzo a Palermo e non fu mai ritrovato.

Una storia semplice: riassunto e analisi romanzo di Sciascia

UNA STORIA SEMPLICE, SCIASCIA: TEMATICHE

La storia si apre sabato 18 marzo alle 21.37 con una telefonata agli uffici della polizia, che quella sera erano più deserti del solito. A telefonare era un vecchio diplomatico in pensione di nome Giorgio Roccella che richiedeva l’intervento di una pattuglia a casa sua poiché aveva trovato “una cosa”.


Il commissario prende la chiamata come uno scherzo e rinuncia a recarsi sul posto. La mattina dopo il brigadiere Antonio Lagandara va nella casa del signor Roccella e trova il suo cadavere con la testa appoggiata sulla scrivania e un proiettile tra la mandibola e la tempia, sparato da una vecchia pistola tedesca del ’15-’18.

UNA STORIA SEMPLICE: FABULA E INTRECCIO

La prima impressione è quella del suicidio, ma lo sguardo attento ai particolari del brigadiere esclude subito quest’ipotesi e punta tutto sull’omicidio. Molto importante è il fatto che la mano destra non era a penzolare a filo della pistola caduta a terra, ma bensì poggiata sulla scrivania sopra un foglio con scritto “Ho trovato”.
Dopo queste due parole era stato messo un punto, come prova del suicidio dell’uomo, ma il brigadiere capisce subito che l’uomo stava mettendo per iscritto ciò che aveva trovato nel sottotetto, poi, sentendo suonare, si alza, apre la porta, convinto che fosse la polizia, torna a sedersi alla scrivania e poi il suo assassino spara il colpo di pistola e pone il punto dopo la frase “Ho trovato”.
Da questo momento in poi la storia si espande e si aggroviglia e non permette sempre al lettore come accadono realmente i fatti, poi che la storia è perennemente avvolta in un manto di mistero e di enigmaticità.

UNA STORIA SEMPLICE: PROTAGONISTA

Il narratore è esterno alla vicenda, non interviene mai direttamente e parla in terza persona, egli sa meno dei personaggi della vicenda e quindi l’autore utilizza una focalizzazione esterna; questo tipo di focalizzazione aumenta molto la suspence e  il mistero.
Questa storia è principalmente una denuncia verso la criminalità organizzata siciliana che è a stretto contatto con le istituzioni pubbliche, facendo così nascere sempre più fenomeni di corruzione e di omertà.
Nel libro i vari personaggi principali rappresentano, appunto, la reale società siciliana.
Il bravo, l’eroe della situazione è il brigadiere Lagandara, poliziotto modello, onesto e fedele servitore dello Stato, incorruttibile, che è costretto ad affrontare una dura battaglia per scoprire la verità celata dietro depistaggi e comportamenti omertosi.
Questo è il personaggio sul quale si sofferma di più Leonardo Sciascia, raccontando come è arrivato ad entrare in polizia, nonostante il suo sogno fosse quello di laurearsi in giurisprudenza.