La Tregua di Primo Levi
Scheda del libro "La Tregua" di Primo Levi, con riassunto, tematiche, personaggi, tempo, spazio(formato word pg 2) (0 pagine formato doc)
La tregua La tregua Presentazione bibliografica: La tregua; Primo Levi; edito la prima volta nel 1963 da Einaudi; edizione letta: Einaudi tascabili del 1999.
Genere dell'opera: romanzo autobiografico. Riassunto breve dell'intreccio: in questo romanzo Levi narra il lungo viaggio di ritorno in Italia dalla prigionia nel Lager (dal 27 gen. al 19 ott.). Dalla “Buna” viene portato dai Russi “liberatori” ad Auschwitz, non più campo di concentramento ma ritrovo di superstiti nonchè infermeria, per essere curato dalla scarlattina; qui conosce nuove persone, vive nuove esperienze, finché esausto ed annoiato da giornate trascorse a letto, decide di partire per una destinazione ignota con un convoglio russo di dieci persone. Approfondisce il rapporto con uno di questi passeggeri, Mordo Nahum, un greco dai saldi e contestabili principi morali (che lui stesso ad un certo punto definirà “il mio maestro greco”), per il fatto che entrambi sono mediterranei e con la consapevolezza che si è più forti ad essere in due. Raggiungono, dopo varie settimane di viaggio il campo di Katowice e Levi nel campo degli Italiani conosce Leonardo, il medico, e Marja, l'infermiera e dopo poco tempo viene “assunto” da questa grazie all'equivoco della parola “docktor” nella traduzione e al suo nome, Primo, che casualmente corrispondeva quasi al cognome di lei: Prima. Ritrova poi un un uomo che aveva conosciuto in Lager, Cesare, intraprendente e astuto, col quale stringerà una profonda e solida amicizia. Giunge poi l'attesa notizia della fine della guerra: è l'8 maggio e mentre i Russi festeggiano l'avvenimento per l'intera settimana, nei prigionieri risorgono le speranze nel ritorno. Proprio in quei giorni però Primo si ammala di pleurite (malattia polmonare) e viene guarito da Gottlieb, dottore che poi aiuterà Levi e gli altri nel viaggio verso Odessa, la prossima meta, con le “piccole difficoltà burocratiche”. Prima di giungere qui però, il treno viene bloccato a Zmerinka, dove gli Italiani si fermano per qualche giorno, prima di riuscire ad aggregarsi a un convoglio di Italiani funzionari della Legazione italiana di Bucarest. Dopo dieci giorni viene loro consigliato di recarsi, a piedi, al campo di Staryje Doroghi, "vecchie strade". Nella "casa rossa" chiamata così per il colore dei suoi muri, il cibo non è dei migliori e tutto sommato la vita del campo è monotona, oziosa, più adatta “a una vacanza che alla vita”. Gli unici avvenimenti che scuotono questa monotonia sono l'arrivo di un cinematografo che proietta tre film e la costruzione di un piccolo teatro. Finalmente, anche se con un po' di dispiacere, il 15 sett. 1945 gli Italiani partono per tornare a casa. Il viaggio però si rivela molto lento. Raggiunta Iasi, in Romania, le famiglie rumene si staccano dal convoglio, mentre gli Italiani continuano il faticoso viaggio attraverso la Romania, l'Ungheria, la Slovacchia, l'Austria, con una piccol