"Il formaggio e i vermi" di Carlo Ginzburg e Cesare Garboli
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Questo libro parla di una vicenda tutta friulana di 400 anni fa IL FORMAGGIO E I VERMI AUTORI: Carlo Ginzburg e Cesare Garboli EDITORE: Einaudi (Torino) ANNO di PUBBLICAZIONE: 1976 Questo libro parla di una vicenda tutta friulana di 400 anni fa.
È la storia del mugnaio Domenico Scandella, detto Menocchio, di Monreale Valcellina, Menocchio era nato nel 1532 a Montereale, un piccolo paese di collina del Friuli, 25 chilometri a nord di Pordenone, proprio a ridosso delle montagne. Qui era sempre vissuto, tranne due anni di bando in seguito ad una rissa (1564-65), trascorsi ad Arba, un villaggio poco lontano, e in una località imprecisata della Carnia. Era sposato e aveva sette figli, altri quattro erano morti. Al canonico Giambattista Maro, vicario generale dell'inquisitore d'Aquileia e Concordia, dichiarò che le sue attività erano: un mugnaio, muratore, contadino, falegname (marangòn), commerciante di legname, stimatore di beni, amministratore della Chiesa, maestro di "leggere, scrivere et abaco", suonatore nelle feste di paese.... Ma prevalentemente faceva il mugnaio; portava anche l'abito tradizionale di questo mestiere, una veste, un mantello e un berretto di lana bianca. Così vestito si presentò al processo. Il 28 settembre 1583 Menocchio fu denunciato al Sant'Uffizio. L'accusa era di aver pronunciato parole "ereticali ed empissime" su Cristo. Non si era trattato di una bestemmia occasionale: Menocchio aveva addirittura cercato di diffondere le sue opinioni, argomentandole ("praedicare et dogmatizzare non erubescit"). Ciò aggravava subito la sua posizione. Quanto al contenuto eterodosso di questo tipo di predicazione, non era possibile avere dubbi, soprattutto quando Menocchio espose una sua singolarissima “teoria” di cui era giunta al Sant'Uffizio un'eco confusa. Secondo Menocchio era tutto un caos, il volume della terra abitata, dell'aria, dell'acqua e del fuoco, costituivano una massa così come il formaggio nel latte genera i vermi che rappresentavano gli angeli. Fu processato, una prima volta, dal Tribunale dell'Inquisizione d'Aquileia e Concordia nel 1583.Dopo due anni di carcere la pena gli fu mitigata e poté far ritorno a Montereale. Fu nuovamente denunciato e processato, ed infine condannato a morte come eresiarca.Menocchio fu bruciato sul rogo a Portogruaro nell'agosto del 1599. La sua religiosità popolare, semplice ed essenziale, "amar Dio e amar il prossimo", entrò in collisione con le formule dottrinali e le codificazioni normalizzatrici e l'intolleranza della Chiesa della Controriforma. Due grandi eventi storici, resero possibile un caso come quello di Menocchio: l'invenzione della stampa e la Riforma. La stampa gli diede la possibilità di porre a confronto i libri con la tradizione orale in cui era cresciuto, e le parole per sciogliere il groppo di idee e fantasie che avvertiva dentro di sé. La Riforma gli diede l'audacia di comunicare ciò che sentiva al prete del villaggio, ai compaesani, agli inquisitori anche se non