Aushwitz spiegato a mia figlia

Appunto inviato da jessicalamanna1991
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Analisi del libro: contiene tutte le informazioni storiche contenute nel testo (4 pagine formato doc)

Berte è un’amica dell’autrice.

Fu deportata nel lager di Auschwitz e Birkenau. Mathilde, figlia di Annette, ha 13 anni, e i suoi bisnonni erano tutti stati deportati e uccisi dai tedeschi. Quando Mathilde vede il tatuaggio sul braccio di Berte, comincia a farsi molte domande. Berthe fu arrestata a Parigi il 16 luglio 1942. quel giorno la polizia francese arrestò, per ordine dei tedeschi, circa 13000 ebrei. Le coppie con figli furono rinchiuse al Velodromo d’Inverno, un grande stadio dove prima della guerra si svolgevano gare ciclistiche e riunioni politiche. Gli altri invece venivano condotti in autobus a Drancy.
Questo arresto è noto come retata del Vèl’d’Hiv. Berthe era nubile e aveva 19 anni. Per questo non fu portata al Velodromo d’Inverno, che oggi non esiste più, ma nel luogo in cui sorgeva ogni anno si svolge una cerimonia commemorativa. Fu invece portata a Drancy, ci restò solo per 15 giorni circa, poi, sempre in autobus fu condotta fino a Bobigny, una piccola stazione. Fu poi costretta a salire su un vagone merci con altre mille persone. Il viaggio, durato 3 giorni e 3 notti, fu atroce:era estate, faceva caldo, mille persone erano ammucchiate senza niente da mangiare e da bere, alcuni impazzirono. A un certo punto si arrivò in una piccola stazione che nessuno conosceva: Oswiecim in polacco, Auschwitz in tedesco. Quando si aprirono le porte si sentirono urla in tedesco: dovevano sbrigarsi, depositare i bagagli sulla banchina. I tedeschi separarono i nuovi arrivati in due gruppi: chi era affaticato (donna incinte, bambini, anziani) saliva sul camion, gli altri (fra cui Berthe) continuarono a piedi. Successivamente gli uomini furono divisi dalle donne e finirono in sottocampi diversi. Berthe finì a Birkenau. Le donne furono costrette a spogliarsi:per molte di loro questa fu la prima umiliazione. Poi vennero perquisite accuratamente, portate sotto le docce, rasate completamente, furono distribuiti i vestiti, tutti sbrindellati, ripugnanti. Erano vestiti recuperati nelle valigie delle deportate che erano troppo scadenti per essere conservati e che erano già stati usati dalle precedenti deportate. Alla fine, con una stilografica metallica e un inchiostro azzurro, incisero nell’avambraccio un numero indelebile. Questo li privava dell’unica cosa che ancora possedevano:il loro nome. Berthe era tedesca. Non appena Hitler e il partito nazista salirono al potere, cominciarono a tradurre in fatto l’odio che provavano verso gli ebrei: il primo obiettivo fu quello di separarli dagli altri tedeschi: gli ebrei non potevano più andare al lavoro, in piscina, a teatro, erano obbligati a frequentare scuole speciali. Ma la maggior parte di essi non era più praticante, non sapevano più nulla dell’ebraismo. Erano perfettamente integrati, era impossibile distinguerli dagli altri tedeschi. Alcuni avevano sposato persone non ebree, ma per Hitler se i tuoi nonni erano ebrei allora lo eri anche tu, essere ebreo significava appartenere ad una razza, e questa razza doveva essere eliminata, in modo che la razza ariana potesse conservare il potere e rigenerare il mondo.