Il moto perpetuo
Il moto perpetuo di prima e seconda specie (3 pagine formato doc)
Definizione generale: Tarolli Fabrizio 4^c scientifico Definizione generale: Per quanto riguarda la sua definizione il nome aiuta molto.
Trattasi infatti di “moto perpetuo” ogni forma di moto che resti costante nel tempo, senza subire variazione alcuna. Esempio classico è il movimento infinito di un oggetto nel piano, il quale appunto, dopo essere stato fornito di una certa quantità di energia, continui a muoversi senza fermarsi mai. Limpido è il fatto che tale esempio è naturalmente ideale, astratto sulla terra in quanto esiste un fattore determinante che contribuisce alla dissipazione di quell'energia che permette all'oggetto di spostarsi: l'attrito. Per anni studiosi su studiosi hanno lavorato per trovare una soluzione, ma giungendo sempre e comunque a risultati impraticabili come vedremo in seguito. In generale il moto perpetuo può essere definito come un concetto ideale che corrisponde al moto di un sistema capace di fornire indefinitamente lavoro utile, sia che si tratti di energia utile per macchine, sia, per quanto riguarda sopra, del moto infinito di un oggetto. La termodinamica e il moto perpetuo: Per quanto riguarda la termodinamica, il concetto di moto perpetuo è strettamente legato a quello delle macchine termiche, ossia a strutture capaci di ricavare lavoro continuativo a spese dell'energia interna ricevuta tramite scambi di calore. In tale campo il moto perpetuo viene suddiviso in due tipologie, di prima specie e di seconda specie, legate indissolubilmente ai due principi della termodinamica che negano ogni possibilità di una loro esecuzione. Il primo principio e il moto perpetuo di prima specie: Il primo principio della termodinamica, considerato anche come una particolare formulazione della legge di conservazione dell'energia, afferma in pratica che, poiché l'energia non può essere né creata né distrutta, la somma della quantità di calore ceduta a un sistema e del lavoro eseguito su di esso deve corrispondere a un aumento dell'energia interna del sistema stesso. Nella formulazione in cui il lavoro viene espresso come compiuto dal sistema, esso viene descritto dalla formula ?U = Q - W Ed è proprio tale formula a negare la possibilità di realizzazione di un moto perpetuo di prima specie, ossia una macchina capace di creare lavoro senza consumare energia. Se infatti si fa compiere ad una macchina una trasformazione ciclica, nella quale, come da definizione, l'energia interna rimane invariata si avrà che Q = W Numerosi sono stati i tentativi nei secoli di creare macchine capaci di moto perpetuo, che andassero contro il primo principio. La storia (documentata) di tali macchine inizia almeno nel XIII secolo, con Villard de Honnecort che nel 1245 descrisse una ruota sbilanciata in grado di ruotare in perpetuo. Ma la prima macchina del moto perpetuo di cui sia abbiano notizie precise è dovuta ad un italiano, Marco Antonio Zimara (1460 - 1523) che dichiarò di aver inventato un mulino in grado di funzionare senza alcuna fonte