L'emigrazione italiana degli anni '60: tema
Racconto sull'emigrazione italiana degli anni '60: tema (1 pagine formato doc)
EMIGRAZIONE ITALIANA DEGLI ANNI '60
Emigrazione italiana degli anni '60.
"Sembrava un giorno qualunque ma non era un giorno qualunque, era il giorno che l'avrei vista per la prima volta. Fino a quel giorno erano pochi i motivi che mi davano la forza di andare avanti, ero lontano da tutto ciò che definivo la mia "casa", lontano dalla mia famiglia, eppure se ero li era per loro. Ora tu piccola ti chiederai perché proprio in America, con tanti posti ma sai quello era un'epoca in cui per cercare un lavoro bisognava emigrare, e io essendo il primo di 11 figli dovevo assumermi la responsabilità di essere un buon fratello maggiore, ma anche un buon figlio! Andai lì spaventato di ciò che trovavo, presi quella grande nave che mi portò li!Durante il viaggio rimasi incantato da una famiglia, una ragazza che poteva avere la tua età, già con un figlio che lo stringeva a sé, e il marito era un ragazzino forse a malapena maggiorenne, avevo 20 anni e ancora non ero riuscito a trovare la donna giusta al mio fianco, le mie sorelle stavano per sposarsi, dovevo rimediare, mi sentivo in colpa, e forse per questo stavo andando in America per cercare di rimediare a quella "colpa" se così si può definire.
Ma ritorniamo a quella piccola donna, secondo me cresciuta troppo in fretta, guardava quel bambino come se fosse parte di sé, fino a quel momento non avevo mai pensato che una ragazzina, per non dire una bambina, potesse amare in quel modo, e lo si vedeva dagli occhi, e poi il padre, un ragazzino che doveva ancora crescere, che voleva ancora scherzare, e magari anche fare cazzate, perché si un ragazzo di 17 anni anche a quell'epoca voleva solo divertirsi. Le ore passavano e i miei pensieri tornavano sempre alla mia casa, a quello che avevo lasciato, dovevo abituarmi a impostare la sveglia, a ritrovarmi in una stanzetta di un motel solo, e non più con i miei 3 fratelli.Storia dell'emigrazione italiana: le fasi migratorie
EMIGRAZIONE ITALIANA: RIASSUNTO
Non mi sarei più alzato in piena notte perché mio fratello Mario russava troppo, oppure perché Luigi faceva gli incubi. L'unico che era il più calmo era Francesco, però lui è quello che mi portai con me, nei miei ricordi, ogni giorno, per tutto il viaggio, per tutta la rimanenza li, perché Francesco c'era quando io avevo bisogno, senza che gli chiedessi qualcosa, era la figura fondamentale, insieme a lei, alla mia dolce Anna, alla mia mamma. Papà invece mi ricordo ancora oggi il modo in cui mi salutò quando partii, per la prima volta mi abbracciò e mi sussurrò un ti voglio bene. Era un padre rigido che per esprimere il suo bene, magari faceva fatti, pensava a soddisfare i nostri bisogni, ma non ci dimostrava il bene con un gesto di affetto, rare volte erano le sue carezze."
E nonno continuò a raccontare, non si fermava, ma a me piaceva ascoltarlo, piaceva il modo in cui si confidava, in cui magari raccontava anche con nostalgia, perlomeno però mi raccontò la sua storia, quella storia vera. Una storia di un'emigrante, che lasciò tutto pur di trovare un lavoro e mandare i soldi alla sua famiglia. Continuò, a volte si bloccava, aveva gli occhi lucidi, gli faceva male parlare di quei giorni.
EMIGRAZIONE ITALIANA CAUSE
"Consuelo, sai lì non era come oggi è qui. Oggi le persone vengono in Italia, ed è tutto normale, la maggior parte delle volte portano con sé tutta la loro famiglia, si stabiliscono, oggi in Italia, si sta fin troppo bene. Lì o trovavi un lavoro, o nessuno ti aiutava, ti dava qualcosa! Mi ritrovai in una realtà in cui era difficile anche arrivare a fine giornata senza mangiare, perché il lavoro mi occupava gran parte delle ore. Tornavo in quella stanza e dalla stanchezza non toccavo cibo; e poi quelle rare volte che sentivo la mia famiglia era solo per chiedergli se i soldi erano arrivati, e se era tutto apposto, ma quando chiudevo il telefono mi faceva stare male il fatto che non ero lì con loro, anche a condividere la quotidianità! Siamo sempre stati una famiglia in cui ciò che contava era il bene, ci si arrangiava con poco. Ricordo la merenda preferita era il pane con l'olio con un po' di origano, quello era ciò che ci mangiavamo in quantità. Passò un anno era il mio giorno libero, e non ci crederai mai, ma rividi quella famiglia della nave, il bambino camminava e correva in un parco insieme al suo babbo, e la mamma scattava loro le foto. Erano felici, si erano stabiliti li, lontano da tutto e tutti, ma erano riusciti a stare bene, a differenza mia. Non mi ero neanche per un istante abituato a quella vita, al fatto di essere lontano dai miei affetti.