Gli umili nella storia e nella letteratura: tema
Gli umili nei Promessi sposi di Manzoni, la rivolta operaia, la nascita dei sindacati e del socialismo. Tema svolto sugli umili nella storia e nella letteratura italiana (2 pagine formato doc)
GLI UMILI NELLA STORIA E NELLA LETTERATURA: TEMA
L’orgoglio di essee umili.
“Di solito gli uomini quando sono tristi non fanno niente: si limitano a piangere sulla propria situazione. Ma quando si arrabbiano, allora si danno da fare per cambiare le cose.”Malcom XE’ questo uno dei più grandi assiomi della storia; quella storia che da sempre ci mostra umili, derelitti, oppressi emarginati dalla società e ignorati dal potere costretti ad esistere e non più a vivere. Li abbiamo visti trasportare massi sotto le frustate, nel periodo egizio e ridotti a schiavi in quella Grecia che sarebbe diventata la culla della nostra civiltà.
Erano loro che divertivano i potenti nel grande Impero Romano e quelli che morivano di malattie,pieni di superstizioni nel Medioevo. E ancora li abbiamo ritrovati nel Seicento, quegli umili di cui parlò Alessandro Manzoni nel suo “I Promessi Sposi”, maltrattati, derisi e abbandonati da tutti, forse anche da quel Dio in cui credevano ciecamente.
Pensiero di Manzoni: riassunto
UMILI E POTENTI NEI PROMESSI SPOSI
Poi venne il XIX° secolo e qualcosa iniziò a cambiare. La tecnologia aveva apportato delle imponenti innovazioni, erano nate le fabbriche che richiedevano manodopera e i contadini si videro costretti ad abbandonare le campagne per recarsi in città. Costretti a orari di lavoro massacranti, chiusi in ambienti bui e insalubri gli operai impararono a vivere a stretto contatto fra di loro, impararono a confrontarsi e si resero ben presto conto, di fare parte di una classe sociale che poteva diventare forte se animata dalla rabbia di secoli di prevaricazioni. Fu forse quello il momento in cui gli umili smisero di piangersi addosso e passarono all’azione. E forse ha ragione Malcom X, fu la rabbia, la passione che permise a quegli uomini di cambiare così radicalmente le cose. Gli operai erano ormai coscienti dell’importanza che aveva il loro ruolo all’interno delle fabbriche ed iniziarono a scioperare chiedendo condizioni migliori, nacquero i sindacati e poi i primi partiti socialisti, portabandiera di quella classe che ormai pretendeva un ruolo anche in politica. Ben presto i governi di destra, conservatori e tradizionalisti, persero ogni tipo di consenso da parte del popolo e si videro costretti ad accordare concessioni se non addirittura a cedere il potere alla nuova classe emergente. L’unica prospettiva per portare a compimento questo progetto era la rivoluzione, attraverso mezzi legali o violenta questo non aveva importanza, ma andava esercitata per portare a un deciso cambiamento.
IL POPOLO PER MANZONI
I temi che il 1800 ci propone sono gli stessi che animavano Manzoni, autore, come abbiamo anticipato, del famoso capolavoro“I promessi sposi” che ha come protagonisti gli umili del 1600. Per Manzoni gli oppressi della società dovevano avere fiducia nella Provvidenza e in Dio che sta sempre dalla parte dei giusti. Per questo motivo l’unica cosa che essi potevano fare era seguire una vita retta, lontana dai guai e dagli intrighi delegando il potere ad un’autorità ed investendo la chiesa del ruolo di mediatrice. Questo concetto viene ripetuto più volte all’interno del romanzo, soprattutto dal personaggio di Agnese, “saggia” popolana, secondo la quale solo la provvidenza può aiutare i deboli e viene ribadito alla fine del romanzo, nel “sugo della storia”, quando Manzoni ci dice che nonostante tutti gli sforzi le cose non possono cambiare, gli umili possono stare solo con gli umili, al di sotto dei potenti ed eternamente ultimi. Egli dunque non crede che si possa operare un cambiamento ma soprattutto non ha fiducia nelle rivoluzioni poiché teme la folla che per lui rappresenta la follia, la perdita di controllo totale, la “bestia” indomabile che porta alla distruzione.
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