Albero o presepe?

Tema di italiano sulla scelta tra albero di natale o presepe (2 pagine formato doc)

Appunto di fpelucchi
Roma, 30 novembre 2006 – A quanto pare ai responsabili di Ikea non piace il presepe.
E infatti non lo vendono, sostenendo di non voler "marcare" con simboli religiosi i loro negozi. Questa precisa scelta aziendale ha dato il via ad un caso che in questi giorni si è gonfiato, è il caso di dirlo, come un panettone in lievitazione. Ha mosso politici e religiosi dal più piccolo parroco di campagna, fino ai vertici del Parlamento. Secondo Luca Volonte', capogruppo Udc alla Camera: "L'esclusione della vendita del presepe in Italia di queste multinazionali, e' il risultato di una vergognosa colonizzazione messa in atto per sradicare l'identita' cristiana e per togliere a un Paese cattolico come il nostro un simbolo secolare che rappresenta il Natale". Invita quindi i cattolici a non fare più acquisti nei punti vendita della catena svedese e di chiunque altro (Rinascente, Standa, Oviesse e altri) si macchi di omessa vendita di presepe.
L' amministratore delegato di Ikea Italia, Roberto Monti, ha però replicato che ''Ikea e' una azienda di arredamento che non ha mai venduto presepi nei suoi negozi, ne' ora ne' in passato, ne' in Italia ne' all'estero, e questo non per motivi religiosi, ma per ragioni unicamente collegate alle tradizioni nordiche. Il presepio non fa parte delle tradizioni scandinave da cui Ikea proviene e di cui Ikea si fa portatrice nei mercati in cui e' presente, al fine di rafforzare la propria identita' e riconoscibilita' “. La discussione si è accesa poco prima dell’inizio del lungo periodo di feste che porterà gli italiani a destreggiarsi tra vacanze esotiche, momenti di reale fervore religioso e cenoni infiniti. Eppure nonostante molti abbiano voluto dire la propria opinione, i contorni della vicenda non sono chiari. Alla polemica nata dalla mancanza dei presepi in un centro commerciale si è passati al giudicare chiunque non si dichiari cattolico praticante di essere uno strenuo sostenitore dell’estremismo islamico. Le accuse hanno toccato non solo negozi o uffici pubblici, ma ha interessato la scuola di base. Si sono susseguiti articoli in cui si dice che le maestre italiane censurino i canti natalizi negli spettacoli di fine anno e mettano al bando i presepi di classe, così come è apparso sull’Avvenire del 15 Dicembre scorso. Immediata è stata la risposta dei cattolici convinti, che ha dato vita ad una serie di provvedimenti a favore o contro i simboli del Natale. Questa moderna caccia alle streghe non si è limitata ai confini italiani, luogo di nascita per eccellenza del presepe e regno indiscusso dei più grandi maestri costruttori. Ha attraversato l’Oceano per giungere fino in Venezuela dove il presidente Chavez ha dichiarato guerra a Babbo Natale, giudicato un prodotto della "mercificazione imperialista" ed ha chiesto che per lo stesso motivo si eviti di esporre alberi di Natale nei luoghi pubblici, approvando di conseguenza la tradizione del presepe, alquanto viva nei paesi del centro e sud America. La febbrile caccia